Martedì, alla vigilia dell’audit dei vertici del Credit Suisse a Washington, la commissione del Senato che indaga sull’evasione fiscale nelle banche svizzere da parte di cittadini americani ha presentato un rapporto sulle banche coinvolte.
Il rapporto del Senato americano è il risultato di due anni di indagini e chiede maggior fermezza nei confronti delle banche svizzere, deplorando la lentezza della giustizia statunitense.
In un documento di 175 pages la commissione d’inchiesta guidata dai senatori Carl Levin e John McCain se la prende soprattutto con il Credit Suisse.
Il rapporto indica che nel 2006 la banca aveva aperto conti in Svizzera per oltre 22’000 clienti americani. La maggior parte di questi conti, che in totale comprendevano circa 12 miliardi di franchi, non è stata dichiarata al fisco.
La commissione critica anche gli sforzi del governo svizzero per mantenere il segreto bancario e deplora la mancanza di determinazione del governo americano nel perseguire le banche svizzere.
Mercoledì quattro rappresentanti del Credit Suisse, fra cui il direttore Brady Dougan, e alcuni responsabili del Dipartimento americano della giustizia si spiegheranno davanti al Senato a Washington.
E’ la prima audizione di questa importanza da quella che nel 2009 aveva preso di mira UBS.
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Un compito veramente arduo, quello di Brady Dougan, che meriterebbe ampiamente di essere onorato separatamente dal misero stipendio di fine mese, stipendio mensile che non arriva neppure al milione. Non ho abbandonato la speranza di essere chiamato nel consiglio di amministrazione del CS e sono sempre disponibile anche per l'UBS. Ma se fossi, per delirio d'ipotesi, membro dell'insigne consesso di cui sopra, proporrei un onorario straordinario e una tantum di 4,73 mio di dollari (niente franchi, visto che il nostro Brady dovrà rispondere al senato USA proprio negli USA, padri, come si sa, del dollaro). Per la gentilezza, la discrezione e la mansuetudine che mi contraddistinguono eviterei, in quella ipotetica seduta del CdA del CS alla quale prendo parte, di domandare a Brady Dougan chi è stato ad accettare e amministrare i fondi di 22000 cittadini americani che adesso vengono contestati. Volesse, il signor Brady Dougan, ugualmente rispondere, gli accorderei un ulteriore bonus, del valore di 650'000 euro, ma questa volta in renmimbi, perché non si sa mai.