Mercoledì 26 febbraio la Commissione europea ha deciso di sospendere la Svizzera dal programma Erasmus+, come conseguenza del voto svizzero a favore di uno stop all’immigrazione di massa nel paese.
Mentre a Bruxelles il Commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione Laszlo Andor faceva il punto sulla controversa questione dei rapporti tra la Svizzera e l’Unione europea a seguito del voto elvetico, l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio ha interrotto l’intervento di Andor sventolando una grande bandiera svizzera e gridando : “Basta con la dittatura europea sui popoli!” e “Svizzera libera!”.
Borghezio è stato espulso dall’aula.
(Fonte : Il Fatto Quotidiano.it)
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La paura per le elezioni europee di maggio, ha scatenato, scatena e scatenerà un contrattacco micidiale. Affossare il voto CH per intimare alle altre contrade EU (in odor di protesta) che non c'è alternativa al pensiero unico. È proprio vero come qualcuno diceva, che l'accettazione dell'iniziativa da parte dell’elettorato svizzero abbia innescato una serie di risposte tese, più che altro, ad addolcire la cruda verità implicita nella democrazia reale. Una democrazia reale misconosciuta all'estero. Soprattutto tecnicamente: cioè nelle fondamentali modalità democratiche di voto negate a diversi popoli europei. Il tentativo è duplice. Per prima cosa si tenta di associare il voto del 9 febbraio ai movimenti della destra europea allo scopo di inscrivere la decisione democratica, in un ambito che si ritiene nazionalistico e quindi pericoloso. In questo caso la mossa di Borghezio è penalizzante. Il secondo tentativo è quello di presentare il voto svizzero come un errore, un inciampo, un equivoco. Lo si fa ricordandoci speciosamente la nostra grandezza storica di nazione accogliente. Nei due casi pura demagogia. Ho votato "no" e rimango convinto della mia decisione. Così come può risultare assai strano osservare movimenti politici di destra prendere le difese di una "questione operaia" nel caso specifico quella indigena. Appare altrettanto bizzarro anche il fatto che movimenti che s'ispirano al liberismo economico possano condividere scelte di chiusura senza il minimo ripensamento. Pure anomalo leggere, in queste ultime ore, che i liberali nostrani si sentano insoddisfatti della decisione federale di non "intervenire" sugli accordi del '74 con l'Italia. Come se il liberalismo non avesse per anni accettato tranquillamente, e forse coerentemente con le aperture di mercato, la crescita smisurata del fenomeno. Sono pure persuaso che il dibattito sul tema "migrazioni" sia necessario. Si può essere contrari oppure favorevoli ai contingentamenti di varia natura ma credo sia giusto confrontarsi. Non c'è peggior politica di quella della stato quo subìto. Sono anche consapevole che la politica debba doverosamente riflettere se non sia il caso di abbandonare il classico percorso della finzione e della menzogna (finalizzate principalmente al successo elettorale, quindi al potere) per aprirsi finalmente alla ricerca di soluzioni veramente democratiche. L'unica cosa assente in questo contesto è l'informazione. Il mondo vive (sopravvive) grazie a processi evolutivi che andrebbero spiegati. Chi lo dovrebbe fare è colpevolmente latitante... ai cani da guardia han dato l'osso e quindi più non abbaiano. Si dimentica semplicemente di presentare i dati oggettivi che mostrano le difficoltà concrete d'integrazione alla luce di migrazioni continentali. Su questo tema, volendo, si possono tranquillamente trovare quintali di studi che descrivono pedissequamente esperienze concrete in contesti specifici. Documenti che evidenziano l’inaffidabilità delle scelte economiche e quindi sociali, così come l'incapacità degli Stati di saper gestire la profonda crisi di un capitalismo autoreferenziale che tende a ulteriormente creare e aggravare le disuguaglianze planetarie. Evidenti premesse di un possibile disastro sociale.