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Facebook fa sua WhatsApp. Ecco perché ed ecco cosa ci attende – di Giuditta Mosca

In termini economici, quella messa a segno da Facebook, è l’acquisizione più esuberante di sempre nel mercato delle applicazioni mobili, tanto da fare impallidire il miliardo di dollari sborsato da Zuckerberg per acquistare Instagram, l’applicazione per la condivisione di foto.

Sono infatti, tra denaro sonante e titoli, ben 19 i miliardi di dollari (16,9 miliardi di franchi svizzeri) che Facebook ha messo sul piatto per acquisire WhatsApp, applicazione mobile di messaggistica istantanea utilizzata da 450 milioni di persone nel mondo. Il calcolo del prezzo non ha senso, se affidato alla pura aritmetica che restituirebbe, a fronte del calcolo “denaro fratto utenti”, la somma di 42 dollari ciascuno. L’esorbitante cifra ha ben altre ragioni, che non sono direttamente legate agli utenti che usano WhatsApp perché, ancora prima di leggere i dati ufficiali, gran parte di questi sono anche utenti Facebook.

Il traffico generato, quello, è tutt’altra cosa: su Whatsapp transitano 500 milioni di immagini al giorno, alle quali vanno aggiunte le 350 milioni immagini scambiate tramite Facebook oltre ai 55 milioni di foto che corrono sui circuiti Instagram. Se Evan Spiegel non avesse rifiutato la faraonica offerta di 3 miliardi di dollari presentata da Zuckerberg, nel calcolo avremmo dovuto aggiungere un’altra cinquantina di milioni di immagini, quelle gestite quotidianamente da Snapchat.

Tutto ciò va accostato ad un’altra considerazione: oggi Facebook è a tutti gli effetti una “mobile company”, il 53% dei proventi pubblicitari sono infatti realizzati dal comparto mobile. WhatsApp è molto utilitzzato nelle economie emergenti, laddove la connessione alla Rete non è né veloce né scontata, come ad esempio l’America meridionale.

Il quadro comincia ad essere completo e trova la sua interezza nella frase che Zuckerberg ha pronunciato a corredo dell’operazione WhatsApp: “puntiamo al miliardo di utenti mobili”. Una vetrina da tasca che un miliardo di persone portano ovunque e sempre. Inimmaginabile l’impatto che potrà avere su inserzionisti e fornitori di servizi. Prenotare cinema, ristoranti, viaggi, fare acquisti, chiamare un taxi, vedere un film o ascoltare musica in streaming saranno quindi operazioni facili e accessibili per tutti. Usufruibili a pagamento oppure inondate di inserzioni pubblicitarie che sponsorizzano altri servizi, a loro volta o a pagamento o inondati di inserzioni pubblicitarie che, a loro volta…

Giuditta Mosca

Relatore

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