Sette domande al ribelle (che ribelle non è) – Intervista lampo di Francesco De Maria


Francesco De Maria   Onorevole Celio, la sua presa di posizione sul GdP ha destato scalpore. Lei si è “ribellato” al partito?

Franco Celio   Non credo che il termine “ribellato” sia corretto. Ho semplicemente scritto quello che penso, e che del resto avevo detto al Presidente poco tempo fa. Presumo comunque che così la pensino anche parecchi altri. Il PLR è pur sempre un partito democratico, nel quale nessuno viene processato per essersi espresso, una volta o l’altra, in modo “non allineato”!

Quali riscontri “interni” ha avuto?

FC   Ho avuto solo due riscontri: la richiesta, da parte di Opinione Liberale, di ricevere il testo dell’articoletto – quasi uguale a quello del GdP – che avevo pubblicato un paio di giorni prima sul “Corriere del Ticino” (immagino sia per riprenderlo nella “Rassegna stampa”, com’è già capitato in altri casi), e il messaggio di un collega di Gran Consiglio che si complimentava per l’opinione espressa. Tutto lì!

Il Comitato cantonale di Rivera si è espresso a maggioranza “bulgara”. Se si fosse votato a scrutinio segreto, il risultato sarebbe stato lo stesso? Se risponde SÌ, allora la domanda è: Lei si sente “fuori” dalla linea del partito? Lontano dal pensiero della grande maggioranza dei suoi colleghi?

FC   Le votazioni per alzata di mano, in qualunque gremio, danno spesso un risultato diverso di quelle a scrutinio segreto. Il fatto è che, prima di alzare la mano, molti si guardano in giro, per cui…

Sotto quali aspetti la politica del Consiglio federale (e del PLR!) sul problema dell’immigrazione di massa è, ai suoi occhi, criticabile?

FC   Secondo me si tratta di una politica che si accoda troppo acriticamente ai desiderata degli ambienti economici. Quello che i socialisti fanno nei confronti dei sindacati, i liberali (e il Consiglio federale) lo fanno – un po’ troppo spesso, per i miei gusti – nei confronti di Economiesuisse. Lo ritengo un atteggiamento criticabile poiché non considera il “rovescio della medaglia” che l’aumento della popolazione comporta (edificazione sfrenata, traffico in costante aumento ecc.)

Il Ticino si appresta a votare SÌ e il pubblico dibattito sta assumendo toni da psicodramma. Se l’indicazione del PLR dev’essere per il NO (dato e non concesso) allora è giusto che sia così; ma quanto potrà costare?

FC   La Sua “profezia” è da verificare, comunque non sarebbe la prima volta che il dibattito “pubblico” prende una certa piega e dalle urneesce un risultato diverso. Che ciò possa “costare” ai partiti che ora raccomandano il “no” è possibile ma non è detto. I risultati elettorali derivano sempre da una molteplicità di fattori.

Pensiero galeotto: il partito non può dar ragione, neppure parzialmente, ai suoi irriducibili (e fortunati) avversari? È per così dire obbligato?

FC   Non credo che la Sua interpretazione sia corretta. Penso piuttosto che l’opposizione all’iniziativa contro l’immigrazione di massa derivi da qual riflesso condizionato che dicevo a proposito del Plr nazionale, di non volersi mai discostare dalle “parole d’ordine” degli ambienti economici.

Dato e non concesso (benché di previsione comune): nel Ticino passa il SÌ ma sul piano nazionale l’iniziativa fallisce. Quanto peserà quel voto tra Chiasso ed Airolo? Quali mutamenti cantonali potrà causare?

FC   Non essendo indovino, non me la sento di fare previsioni. Evidentemente, nel caso avvenisse quello che Lei ipotizza, l’Udc e la Lega cercherebbero di sfruttare il risultato a loro vantaggio. Che vi riescano o meno dipenderà però anche da altri fattori. Non da ultimo, dai risultati concreti che l’attuale governo (a maggioranza leghista, ottenuta anche grazie all’Udc) saprà conseguire o meno sul piano prettamente cantonale.

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