Un mese dopo l’inizio di un vasto movimento di protesta a Bangkok, lunedì 9 dicembre la premier thailandese Yingluck ha deciso di dissolvere il Parlamento e di annunciare nuove elezioni per tentare di far uscire il paese da una profonda crisi politica, senza però riuscire a calmare i manifestanti determinati a far cadere il suo governo. Lunedì circa 100 000 persone partecipavano ancora alle manifestazioni.
Il leader dei movimenti d’opposizione, il politico Suthep Thaugsuban, ha chiesto alla popolazione di proseguire la lotta malgrado gli annunci del governo : “Il nostro scopo è far cadere il regime Thaksin – ha dichiarato, riferendosi al fratello della premier, Thaksin Shinawatra, ex primo ministro destituito nel 2006, che l’opposizione accusa di essere ancora alla guida del paese malgrado il suo esilio.
Fermo nella sua volontà di sostituire il governo con un “consiglio del popolo” non eletto, Suthep Thaugsuban ha partecipato lunedì ai diversi cortei che convergevano verso la sede del governo.
Domenica, gli oltre 150 deputati dell’opposizione avevano annunciato le dimissioni, gettando un’ombra sulla legittimità di un Parlamento che conta oltre 500 deputati.
La crisi è dunque ripresa di piena forza dopo una tregua di qualche giorno per l’86. anniversario del re Bhumibol, che molti thailandesi considerano una vera divinità.
E’ durante un discorso trasmesso in diretta televisiva che la premier Yingluck ha proposto la dissoluzione del Parlamento “sulla base di consultazioni con diversi partiti, per lasciar decidere al popolo.”
Yingluck ha anche chiesto elezioni legislative al più presto.
Il partito al potere resta comunque favorito, mentre il Partito democratico, sin qui incapace di allargare la sua base elettorale, limitata a Bangkok e nel sud del paese, in 20 anni non ha vinto una sola elezione nazionale.
Il movimento di protesta si è allargato dalla fine di novembre con l’occupazione di diversi ministeri e amministrazioni. Una settimana fa ha cercato di occupare la sede del governo, mossa che ha causato scontri fra manifestanti e polizia.
La collera dei manifestanti è stata causata da un progetto di legge d’amnistia che, secondo i suoi detrattori, avrebbe permesso il ritorno di Thaksin Shinawatra, in esilio a seguito di malversazioni finanziarie. Malgrado il Senato abbia respinto il progetto, le manifestazioni non si sono fermate.
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