Gabriele Alberto Quadri è nato a Vaglio nel 1950 e attualmente vive a Cagiallo. Dopo aver studiato alla Magistrale di Locarno consegue, nel 1975, il brevetto di «Fachlehrer» presso l’Università di Zurigo e in seguito perfeziona gli studi a Pavia. Dopo soggiorni di studio a Malaga e Siena insegna per trentasei anni in diversi ordini di scuola. È stato presidente del Teatro della Pieve. Opinionista per diversi quotidiani, tra cui il Giornale del popolo, collabora con riviste ticinesi e internazionali. Titolare della casa editrice del “Sette di Quadri” scrive poesie in dialetto e in lingua, testi in prosa, per il teatro e per produzioni radiofoniche. Le tematiche a lui care sono legate alla cultura e all’economia contadine. Ha ricevuto il Premio Schiller nel 1986.
Un’intervista di Francesco De Maria.
Lei è uomo di scuola e nella scuola ha operato per molti anni. Quali materie ha insegnato, e in quali istituti?
Gabriele Alberto Quadri Ho insegnato italiano e francese al Ginnasio di Savosa e di Canobbio e alla Scuola Media di Canobbio e di Pregassona.
Può stilare oggi un bilancio del suo impegno di docente?
GAQ Il bilancio è stato positivo. L’ambiente di lavoro però si è gradualmente degradato e culturalmente impoverito dopo il passaggio alla Scuola Media.
Come vive il suo attuale “status” di pensionato? Come organizza la sua giornata?
GAQ Posso finalmente dedicarmi interamente alla scrittura. Organizzo la mia giornata quasi come un benedettino.
Lei ha condiviso/condivide quel forte senso corporativo che è proprio (opinione mia!) della nostra classe insegnante?
GAQ Avrei potuto condividerlo ai bei tempi del Ginnasio. Non l’ho più condiviso alla Scuola Media.
Che che nel corso dei decenni parte ha avuto la poesia nel suo insegnamento? I suoi allievi erano sensibili alla poesia?
GAQ Quale insegnante ed educatore, la poesia ha sempre rivestito un ruolo importante. Molti allievi erano, infatti, sensibili alla poesia e taluni me lo ricordano.
Come fa un autore, nel Ticino, a pubblicare un libro di poesia? Quali editori sono concretamente disponibili? Quale può essere una tiratura plausibile per un volume di liriche? Per “Rose di sera” ha incontrato difficoltà?
GAQ Ad eccezione della mia recente raccolta “Rose di sera” ho quasi sempre riscontrato difficoltà nella pubblicazione di un libro. Gli editori, oggi in modo particolare, non vogliono più rischiare nulla. La tiratura minima per un libro di liriche si aggira intorno alle cento copie!
Lei frequenta l’ “ambiente letterario” locale? Come lo giudica?
GAQ Sono membro attivo dell’ASSI. È un’associazione che nel corso dei decenni ha perso smalto e prestigio, ciò nonostante con Alda Bernasconi, l’attuale presidente, si assiste a una certa rinascita.
Almeno tre miei colleghi d’istituto, e per tanti anni – Giovanni Orelli, Fabio Pusterla e Gilberto Isella – sono poeti/narratori di notevole valore, ampiamente riconosciuto. Come li vede, questi professori-poeti?
GAQ Giovanni Orelli è sempre stato un uomo di grande cultura, impegnato e coerente. Fabio Pusterla è un bravissimo operatore culturale, mentre Gilberto Isella ha forse dato il meglio di sé dopo il meritato pensionamento.
Ho letto “Rose di sera” (“Abendrosen”), una raccolta di poesie d’amore. Ne trovo originale la formula: poesia + sua traduzione in tedesco. Perché la traduzione, perché il tedesco?
GAQ La traduzione è opera di una vecchia amica di studi. Assieme, purtroppo, abbiamo sofferto per essere stati figli di una minoranza linguistica. Il nostro impegno si può definire culturale e politico nello stesso tempo. Desideriamo, infatti, far conoscere ai nostri amici confederati la bellezza e il valore della tradizione lirica italiana.
Qual è il più grande poeta d’amore in tedesco?
GAQ Penso Rainer Maria Rilke.
Il nome del fiore par excellence ricorre quasi ossessivamente in queste sue composizioni. Non c’è spazio per altri fiori?
GAQ No! Tutto o quasi si gioca sull’allegoria della Rosa.
Lei, componendo le poesie d’amore, ha pensato alle “donne della sua vita”?
GAQ Sì, ho proprio pensato alle donne della mia vita e che ho tanto amato!
Un poeta vecchio (si fa per dire) sa cantare l’amore meglio di un poeta giovane?
GAQ Non saprei, anche perché l’amore è cieco e non ha età.
Lei ha scritto anche per il teatro e ha scritto opere in prosa. Vuole parlarcene?
GAQ Ho scritto parecchio per il teatro e mi piace ricordare “Il testamento della Signora Contessa” (tragedia capriaschese dell’XI secolo) che nel suo allestimento ha coinvolto un centinaio di persone. “Francesco Borromini” e “Domenico Trezzini e la Città ideale” sono drammi storici che esaltano la nostra tradizione architettonica e comacina. Per la prosa, ricordo con particolare affetto le due raccolte “Miti e leggende dell’antica pieve di Criviasca” e “Leggende del Cassarate” oppure la cronaca di un viaggio attraverso le nostre montagne “I misteri della montagna incantata”.
Si sente unicamente uno scrittore “locale” o pensa di meritare un più ampio spazio?
GAQ Sinceramente, dopo più di una trentina di pubblicazioni, penso di meritare un più ampio spazio. In effetti, non posso lamentarmi, ho ricevuto premi e riconoscimenti nella vicina Lombardia, oltre che entro i confini nazionali svizzeri. Vorrei qui ricordare un mio contributo a una miglior conoscenza della nostra tradizione letteraria: l’antologia “Poeti dialettali del Cantone Ticino e della Lombardia”.
Carmina non dant panem, immagino che questa l’abbia già sentita. Lei riesce a guadagnare con la sua attività letteraria?
GAQ A parte il premio Schiller, che mi è stato assegnato nel lontano 1986, non ho quasi mai guadagnato grandi cifre con i miei libri. Per la produzione teatrale, invece, ho beneficiato dei diritti d’autore.
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