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Medici complici di torture nelle carceri militari della CIA

Un rapporto indipendente pubblicato lunedì 4 novembre negli Stati Uniti denuncia la complicità di medici americani negli abusi commessi nelle prigioni del Pentagono e della CIA.

Lo studio – condotto da esperti giuridici, medici e militari – è stato realizzato durante due anni e chiede l’avvio di un’indagine da parte della commissione del Senato.
“Il Ministero della Difesa e la CIA hanno preteso in maniera abusiva la collaborazione di professionisti della sanità in operazioni di estorsione d’informazioni e di sicurezza, in modo tale che sofferenza fisica è stata inflitta ai prigionieri – sottolinea il rapporto.

Fra queste pratiche lo studio rileva la “concezione, partecipazione e applicazione di torture e trattamenti crudeli, disumani e degradanti” su prigionieri nelle carceri americane in Afghanistan, a Guantanamo o in altri luoghi di detenzione della CIA.
“In nome della sicurezza nazionale, i militari hanno scavalcato il giuramento di Ippocrate e i medici sono stati trasformati in agenti speciali – ha sottolineato Gerald Thomson, professore di medicina all’università della Columbia.

Un altro co-autore dello studio, Leonard Rubenstein, professore di diritto, ha citato l’alimentazione forzata di detenuti in sciopero della fame a Guantanamo, gli interrogatori condotti con la forza e la tortura dell’acqua, il waterboarding, nelle prigioni della CIA.
“Medici e infermieri legittimano queste pratiche con la loro presenza e dicendo che da un punto di vista medico sono accettabili – ha dichiarato.

La CIA ritiene che il rapporto contenga inesattezze gravi e conclusioni sbagliate.
“E’ importante sottolineare che la CIA non ha più prigionieri in detenzione e che il presidente Obama ha messo fine al programma di detenzione e d’interrogatorio con un decreto del 2009 – ha dichiarato il direttore della comunicazione dell’agenzia, Dean Boyd.

Stessa reazione al Pentagono, dove il portavoce Todd Breasseale ha precisato che nessun detrattore ha di fatto avuto accesso ai detenuti, ai loro rapporti medici o alle procedure nella prigione di Guantanamo.
Ha lodato il lavoro professionale dei medici che vi lavorano in condizioni di stress estremo e portando le cure migliori ai detenuti.

Redazione

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