La peste è la grande malattia dei libri di Storia e per questo motivo viene considerata una malattia del passato. A torto, perchè la peste uccide ancora.
Certamente non vi sono più le ondate di epidemie mortali come la peste “di Giustiniano” nel VI. secolo, la celebre peste nera del XIV. secolo che colpì l’Europa intera facendo milioni di morti o la grande epidemia conosciuta con il nome di “peste della Cina” che fra il 1894 e il 1920 colpì essenzialmente l’Asia.
I progressi nell’igiene, gli antibiotici, i vaccini e le campagne di sensibilizzazione hanno ridotto di molto la trasmissione, ma la peste è ben lontana dall’essere sradicata.
In uno studio pubblicato recentemente dal The American Journal of Tropical Medicine and Hygiene, lo scienziato americano Thomas Butler analizza i dati raccolti a livello mondiale fra il 2000 e il 2009.
Al primo posto dei paesi più colpiti c’è il Congo, seguito dal Madagascar e dallo Zambia. In totale, nel periodo considerato sono stati registrati 21’725 casi di peste, di cui 1’612 mortali.
I paesi africani rappresentano il 97% dei paesi colpiti. Al 7. posto della lista c’è la Cina e all’11. gli Stati Uniti.
L’articolo di Thomas Butler mostra le molteplici vie attraverso cui la peste si manifesta. Dal 2000 al 2009 vi sono gli esempi classici di contaminazione, come era accaduto nel 2005 e nel 2006 nelle miniere di oro e diamanti in Congo, con un centinaio di morti, o come accade ogni anno nel Madagascar (le peste viene trasportata dai ratti e trasmessa all’uomo dalle pulci che li infestano).
Vi sono però esempi insoliti, come la contaminazione alimentare in Afghanistan nel 2007 : 83 persone si erano ammalate dopo aver mangiato carne di cammello infetta e 17 erano morte.
Vi sono anche aneddoti ancor più sorprendenti, come quello di un biologo che nel 2007 lavorava nel parco nazionale del Grand Canyon in Arizona. Dopo aver trovato il cadavere di un puma aveva deciso di praticare l’autopsia per determinare le cause della morte. Non aveva però preso la precauzione di mettere dei guanti e una mascherina. Era morto dopo una settimana di febbre alta.
Non va dimenticato che l’uomo può anche servirsi della peste, Non molto tempo fa Stati Uniti e Unione sovietica immaginavano il batterio come un’arma biologica e probabilmente non erano gli unici.
Uno studio del 2006 sul bioterrorismo ricorda che, secondo uno scenario immaginato dall’OMS, se sopra una città di 5 milioni di abitanti si vaporizzano 50 chili di bacilli preparati sotto forma di aerosol, si potrebbero contaminare fino a 150’000 persone e almeno 36’000 morirebbero.
Senza dimenticare che sotto l’effetto del panico molte persone potrebbero fuggire dalla città, rischiando di trasformarsi in un vettore della malattia.
(Le Monde.fr)
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