Pubblichiamo, con il consenso dell’Autore, questo notevole articolo – già apparso sul CdT – che prende le mosse dal titolo “grillino” di un libro scritto da un candidato “grillino”. Attenti, ammonisce Tettamanti, il paese dei balocchi non esiste, è un’illusione. Ma molti invece ci credono, poiché la nostra società è pericolosamente disseminata di funesti “venditori di illusioni”. Un libro la cui lettura rendere al più presto obbligatoria in tutte le scuole (fino all’università)? Pinocchio. (fdm)
È il titolo dell’ultimo libro di Stefano Rodotà, candidato dei «grillini» alla carica di presidente della Repubblica italiana, pubblicato alla fine dello scorso anno.
L’argomento non è nuovissimo, altri a, e la utori vi hanno già dedicato (specie in Francia) scritti e riflessioni. Il tema dei diritti è appassionante e accompagna anche l’evoluzione della nostra società. Indubbio il contributo rivoluzionario del cristianesimo che ha fissato il concetto della pari dignità per ogni essere umano. Un diritto sviluppatosi appieno e talvolta con fatica nel corso dei secoli anche, ad esempio, con l’abolizione della schiavitù.
Il 4 luglio 1776 è la data della Dichiarazione d’indipendenza che mise fine alla Rivoluzione americana. Ha sancito per i cittadini il diritto alla proprietà e alla libertà. Qualche anno dopo, nel 1789, l’art. 9 delle Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, figlia della Rivoluzione francese, stabiliva il diritto dei cittadini ad essere protetti dagli abusi dello Stato e delle autorità. Liberté, égalité, fraternité , dove l’eguaglianza era intesa come diritto da parte di ogni francese indipendentemente da censo o posizione a venir trattato in modo uguale dal potere, dai tribunali, dalle autorità. Il vero scopo era di proteggere autonomia e libertà di ogni cittadino nei confronti dello Stato con la gar ranzia di non dover subire gli abusi dei suoi rappresentanti.
Comprensibilmente l’evoluzione della società, specie della società industriale, ha portato a confrontarsi con fattispecie e realtà sociali che chiedevano nuove risposte e soluzioni. Già nel XIX secolo i primi movimenti operaistici (sindacali), organizzazioni cooperative e mutualistiche, partiti socialisti e movimenti cristianosociali (papa Leone XIII con la Rerum Novarum ) hanno reclamato ed ottenuto un ampliamento dei diritti a quelle che erano le nuove realtà ed esigenze. Dalla protezione contro gli abusi dello Stato si è passati alla richiesta di prestazioni e interventi nel campo del lavoro, della sanità, della sicurezza, dell’istruzione con la concomitante richiesta di atti legislativi.
Purtroppo, ciò ha portato successivamente all’enfatizzazione straripante del ruolo dello Stato e della sua amministrazione. Il diritto, inteso in partenza come protezione della nostra privacy e libertà di determinazione nei confronti dell’intrusione dell’autorità statale, si è sempre più evoluto in (e mortificato da) una serie di diritti reclamati dallo Stato con una sempre maggiore dipendenza da una diffusa e potente burocrazia. La nostra società, specie nel dopoguerra, ha perso l’occasione di costruirsi sulla base di un’ampia e profonda solidarietà nell’ambito della società civile. Si è delegata in modo miope e gretto la solidarietà al potere statale che l’ha trasformata in assistenzialismo. Ciò ha aperto le porte ad una visione degenerante dei diritti. Ha portato negli ultimi anni alle tesi estreme, non solo di Rodotà, ma anche di altri numerosi rappresentanti della sinistra.
Ormai, per il solo fatto di esistere, di far parte della società, ho il diritto di avere una serie di diritti (senza necessariamente contribuire). Non parliamo di doveri, parola ormai quasi scomparsa dal nostro vocabolario e usata solo ancora da qualche vecchio borghese come me. Su questa concezione si basa anche il diritto al salario di cittadinanza o reddito di base che dir si voglia. Un’iniziativa recentemente depositata alla Cancelleria federale chiede per tutti i residenti 2.500 franchi al mese. Ma chi provvede ai soldi da distribuire? Chi crea la ricchezza necessaria?
Quando i fessi che saranno ancora disposti a lavorare si stuferanno, si saranno confiscate e consumate le fortune di chiunque disponga di qualche ricchezza, allora cosa si farà? La risposta l’ho già data ironicamente parlando del tema su un giornale germanico ed è molto semplice. Si reintrodurranno i lavori forzati come ai tempi di Hitler e Stalin. La logica fine per chi si illude di poter avere diritti senza doveri.
Tito Tettamanti
Eugenio Capozzi a Lugano con un'introduzione di Carlo Lottieri: una riflessione sul costituzionalismo e la…
Vi raccontero' una storia di tradizione italiana, cuneese per l'esattezza, fatta di antichi valori legati…
Il 27 aprile Carlo Acutis sara' sara' santo. E' stata avviata la beatificazione di Carlo…
Alcuni astronomi che sono alla ricerca del misterioso Pianeta X, che si ritiene si nasconda…
Rudolf Steiner: L’Eterna Fiamma della Saggezza e della Libertà Nel crepuscolo dell’umanità contemporanea, dove il…
di Tito Tettamanti È il titolo, non molto felice secondo la critica, che la Presidente…
This website uses cookies.
View Comments
In fondo me l'aspettavo. Intendo dire la pubblicazione dell'articolo dell'avv. Tettamanti sui diritti rodotiani già apparso sul CdT. È vero, c'è effettivamente chi approfitta dello stato sociale. Ammettiamolo: viviamo in una società delle degenerazioni. L'essere umano è portato, per sua natura, all'opportunismo entropico. Ovvio come l'oliva nel martini, caro avvocato. Ma ci sarà pure chi approfitta delle libertà turbocapitaliste. Che diamine! Così come esistono gli squaletti (tonni?) del falso handicap, i finti invalidi del contrassegno taroccato per posteggi riservati, oppure quelli che fan finta di smarrire le valigie con dentro fantomatiche apparecchiature elettroniche costosissime, tanto liquidano le assicurazioni. Come dicevo, come ci sono i tonni, esistono pure gli squali (predatori) degli hedge funds, dei subprime e degli artifìci del libor. Allora buttiamo tutto il welfare, altrimenti definito “stato sociale”, perché ci sono quelli che approfittano delle casse malati o dell'assicurazione invalidità. Sarebbe come dire buttiamo tutto il capitalismo perché ci sono i delinquenti dei junk bond e dei subprime lending. Nel primo caso, (quello dei tonni) basterebbero i controlli, puntuali, precisi ed efficaci, e nel secondo caso... pure. Soltanto che, nel secondo caso (per i furbetti di wall street) le sorveglianze non si vogliono. Cioè, quasi nessuno le vuole. Anzi proprio quelli che vorrebbero abbattere il vero o presunto andazzo del welfare, per qell'altro andazzo, quello degli enormi, spietati, particolari giochi finanziari e quindi economici e politici, dei controlli non se ne vuole proprio sapere. E coloro che non vogliono i controlli riesce pure ad evitarli perché muniti di mezzi... convincenti. Anche lì, in fondo, trasformare i debiti privati delle grandi corporation in debiti pubblici è (stata) una forma subdola di assistenzialismo.
Due parole sul reddito di cittadinanza difeso sì dai grillini, ma non di loro invenzione come si vorrebbe insinuare demagogicamente nel tentativo di sminuirlo. Il suo aspetto “tecnico” di autofinanziamento va letto senza i ristretti occhiali ideologici. Basterebbe guardarsi il video you tube più volte già consigliato qui in ticinolive dal titolo (grundeinkommen/ein kulturimpuls/youtube/it). Non digito l’indirizzo web completo altrimenti il post andrebbe in coda d’attesa...
Grillino o no, poco importa. Sembra una invenzione di un'IDIOZIA bestiale! (Senz'altro buona per i "figli dei fiori", per comprarsi la dose giornaliera...)