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Datagate: tra mito e realtà nulla sarà più come prima – di Giuditta Mosca

“Il mondo non sarà più come prima”. Quante volte lo abbiamo sentito? Quante volte lo hanno sentito i nostri padri e i nostri nonni? Chissà quante volte è stato detto: durante e dopo la Grande Guerra, durante e dopo il secondo conflitto mondiale, l’avanzata comunista, la guerra fredda… e dopo l’11 settembre. L’unico evento che può giustificare la pericolosa affermazione del “nulla sarà come prima” è proprio l’attacco alle Twin Towers e ne vediamo gli effetti proprio oggi. I giornalisti lo hanno ribattezzato “Datagate” ma, forse, il nome più adatto – fosse solo per riconoscenza letteraria – sarebbe “ Eric Arthur Blair”, ovvero il nome al secolo di George Orwell.

Questo “Big Brother” ci pone tutti sotto controllo? No. Possiamo essere tutti sotto controllo? Potenzialmente sì.

La National Security Agency (NSA) – stando a quanto riferiscono alcuni giornali quali il The Guardian e il New York Times – riesce ad infiltrarsi praticamente ovunque: SMS, localizzazione, rubriche e email di tutti gli smartphone (sì, tutti… non solo questo o quel modello), cartelle mediche e conti bancari. Privacy zero, ma con discrezionalità.

Queste tecniche invasive verrebbero impiegate per intercettare e tenere sotto controllo solo alcuni individui e non tutti indiscriminatamente; non sono tuttavia noti i parametri necessari per essere annoverati nell’elenco dei cattivi.

Nel mondo della carta stampata e dei siti di informazione tengono banco gli articoli che Laura Poitras firma per DerSpiegel; tutti pieni di inquietanti rivelazioni ma completamente scevri di prove, fonti e riscontri. La Poitras, vicina a Snowden, è una regista e produttrice cinematografica e, insieme a Glenn Greenwald, giornalista e blogger, è la persona più informata sullo scandalo che sta tenendo l’amministrazione Obama sulla graticola.

Certo, lo scenario orwelliano pone più di un interrogativo: ci si può chiedere, ad esempio, se la sicurezza mondiale possa trarre giovamento da questi controlli quasi compulsivi o se l’11 settembre non abbia irrimediabilmente compromesso le capacità di giudizio dell’America e delle sue agenzie governative.

Quindi – sempre rimanendo agganciati a quanto dice DerSpiegel – la NSA  può fare (più o meno) ciò che vuole in barba alle più elementari norme a tutela della riservatezza. Giusto? Sbagliato? Prima di dare una risposta ad  un quesito che appare ontologicamente irrisolvibile, occorre comprendere che il concetto di privacy, così come lo conosciamo, va rivisto e corretto adeguandolo ai tempi moderni e che, per la prima volta davvero, nulla sarà più come prima.

Giuditta Mosca

Relatore

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