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Siria – La commedia tragica continua ancora – di Gianfranco Soldati

Il dottor Soldati ci propone oggi questo articolo assai critico (non è certo il primo) verso la politica degli USA, alla vigilia di un probabile attacco alla Siria di Assad. Chi ha vissuto per decenni in un mondo diviso in due dalla “cortina di ferro” si sente disorientato e fatica a ritrovarsi nel nuovo mondo, dove un’unica superpotenza (quella che da lontano proteggeva l’Europa libera) ha assunto un atteggiamento iperaggressivo e si arroga il diritto di intervenire militarmente in ogni angolo del pianeta. Avendo alla sua testa un premio Nobel per la Pace; ma probabilmente i non-premi Nobel Bush padre e figlio sarebbero stati all’incirca equivalenti. [fdm]


31 agosto 2013: informazioni da varie fonti, stampate e elettroniche, tutte più o meno concordanti, come vuole il padrone dell’ascolto e della disinformazione mondiale, sapientemente edulcorate da qualche ammissione dubitativa per dar credibilità alle notizie false e fuorvianti. I miei personali e sicuramente disinteressati commenti li metto tra parentesi.

Un dato di fatto: i commissari ONU hanno finito la loro inchiesta e sono rientrati a casa. I risultati dei loro lavori si potranno conoscere solo tra settimane, nessuno sa quante, hanno fatto anche dei prelievi sulle vittime del presunto, ma tanto presunto (o preteso?) da essere pratica certezza, uso delle armi chimiche, gas nervino o Sarin che sia, da parte del feroce dittatore di Damasco. (E`evidente, patente e manifesto che nessun galantuomo degno di rispetto possa restare inattivo ad aspettare i risultati dell’inchiesta ONU lasciando le povere vittime, di preferenza donne e bambini, alle aggressioni  chimiche del tiranno. Sottinteso: anche un cieco vede che un intervento si impone).

Conseguenza logica, la Casa Bianca (Nera per me) fornisce un documento di 4 pagine in cui afferma che il Governo degli Stati Uniti “considera con fiducia” (astruso italiano del Teletext) che il Governo siriano ha attaccato con armi chimiche alla periferia di Damasco lo scorso 21 agosto. A parlare alla conferenza stampa convocata è il segretario di Stato in persona, John Kerry (incurante del fatto che dicendo le fesserie che ha detto fa la figura del povero Colin Powell quando fu costretto dal suo presidente a dimostrare al mondo che Saddam Hussein correva qua e là nel deserto mesopotamico a cercare di nascondere le sue armi di distruzione di massa per giustificare quell’intervento in Irak che rimarrà per sempre un atto criminale, ma ancor più stupido che criminale, superato nella sua efferatezza e nelle sue conseguenze disastrose solo da Attila in Europa e Hitler in Polonia e poi Russia).

L’amministrazione della Casa Bianca precisa però (dando prova di cristallina onestà intellettuale, detto con ironia) che la sua fiducia sul fatto dell’uso di armi chimiche da parte di Assad non rappresenta “una certezza totale” (certo, la sola certezza totale concessa all’uomo è quella dell’ineluttabile arrivo, prima o poi, di Atropo, la terza delle tre Parche). Comunque sia, Assad ha eliminato 1’429 persone (e chi ha contato con tanta esattezza le vittime? Non erano magari solo 1’428 e mezzo?) con un solo raid con il “napalm” (e cosa hanno da reclamare gli USA che, è noto a tutti, in passato hanno “defogliato” l’intero Siam con migliaia di tonnellate di diserbante e sommerso la Serbia con bombe all’uranio impoverito. E poi cosa c’entra il napalm con le armi  chimiche?)

Obama, in una riunione con i presidenti dei paesi baltici (perché non quelli del Liechtenstein o la nostra ineffabile EWS?), ci ha tranquillizzati: se intervento ci sarà (e ci sarà, ripeto io), sarà di breve durata e senza invio di truppe di terra (breve durata: giusto il tempo per indebolire abbastanza Assad, in modo da permettere la vittoria dei ribelli che lo stesso Obama ha inviato in Siria, tramite suoi alleati e vassalli, nel quadro della nuova strategia del “leading from behind”).

Nel frattempo, Hollande, che non trova soluzioni ai suoi problemi interni, anche perché sono problemi praticamente insolubili, ed è in caduta libera quanto a popolarità, picchia i pugni sul tavolo e reclama l’intervento militare, per distrarre i francesi dalle proprie magagne.

Cameron, alleato e vassallo USA esattamente come Arabia Saudita e Qatar, avrebbe voluto anche lui dar prova della sua indefettibile fedeltà alla potenza egemone, ma la Camera dei Comuni gli ha giocato un brutto scherzo. John Kerry, segretario di Stato USA, si è profuso in lodi sdolcinate e invereconde alla Francia, da lui definita “il nostro più vecchio alleato”. Ignoranti come sono purtroppo molti politici USA, non si ricorda nemmeno di De Gaulle, che era tutto salvo che amico degli Stati Uniti. Per non parlare delle guerre tra anglosassoni e francesi su territorio USA. Per il povero Cameron, quello sì alleato da sempre e adesso anche vassallo, nemmeno una parola.

Gianfranco Soldati

Relatore

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  • Dottor Soldati, io, invece, immagino un prossimo "regime change" negli USA.
    Il Congresso USA chiede conto al POTUS di che sta facendo in polica estera, come suo pieno diritto, ma con evidenti intenzioni ostili, che vanno ben al di là della politica estera. Anzi, il programma è utilizzare l'evidente inconcludenza della politica estera per metterlo in croce definitivamente.
    Il POTUS gli gira la frittata attribiendogli l'intera responsabilità della guerra. Se è no, lui, poveretto, l'avrebbe fatto, ma il Congresso glielo ha impedito; se si lui, andato a darle, finisse per prenderle la colpa sarebbe del Congresso che lo aveva obbligato.
    Il Congresso, tra chi è veramente preoccupato per la deriva in politica estera e chi vuole semplicemente far fuori Obama, gli nega l'autorizzazione.
    Lo smacco del POTUS crea un'atmosfera estremamente favorevole ad un'iniziativa che già da tempo si sta preparando : lo "impeachment" del. Ufficialmente abusi e malversazioni, tutti un po' più seri dei succhioni della Lewinsky, ma ugualmnte atti a nascondere motivi ben più sostanziali. Tre insostenibili "vulnus" alla società statunitense: uno è l'essere negro a l'aver voluto fare il Presidente, un'altro l'aver cereato un rudimento di stato sociale con il così detto "Obamare", terzo aver tramenato contro il diritto individuale di tenere e portare con sé armi da fuoco.
    Il 15 del prossimo ottobre il POTUS negro no tiene più dinero manco per pagare gli stipendi agli impoegati governativi se il Congresso non gli da l'autorizzazione di comprare a credito un'altra vagonata di cartine verdi dalla FED. Cosa che ad un POTUS già in stato di accusa, o prossimo ad essere sotto accusa, il Congresso, ragionavolmente, nega.
    A quel punto si rendono pensabili tutta una gamma di possibilità.
    Tra queste non sono da esclidere le dimissioni di Obama (a favore di Biden) e la richiesta di asilo politico a Putin per sfuggire all'imprigionamento.
    L'unico modo per sfuggire alla trappola tesagli sarebbe per il POTUS quella di abbandonare la strategia del "lead from behind" per convertirsi a quella del "fare il tonto per non pagar dazio".
    In pratica il POTUS dovrebbe fingere di accorgersi solo adesso di essere stato oggetto di un raggiro essendogli stato fatto credere che sia stato il Governo siriano ad usare agenti chimici per avvelenare in massa i civili, mentre invece gli autori del massacro sono stati i cannibali, infidi alleati e finti amici, per costringerlo ad intervenire militarmente a loro favore. Guadagnarebbe largo consenso ed in campo internazionale ed in patria, sufficiente a sventare le trame del "regime change".

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