Immigrazione, islam radicale, Front National: temi brucianti – Intervista a Francesco Russo – (fine)

La Francia nel turbamento sociale di questo inizio di Terzo millennio. Il matematico prof. Russo non vive in una torre d’avorio ma cammina per i quartieri di una Parigi mutata e mutante, talvolta infida e pericolosa. Seconda e ultima parte.

Trasporto questa bella e significativa intervista in Passepartout, per conservarne la visibilità.


Francesco De Maria   Parliamo di immigrazione e di immigrazione selvaggia. Come reagisce la società francese a questo continuo flusso umano in entrata? Come e quanto rapidamente la società si trasforma?

FR   E’ uno dei settori ad alto rischio. Diciamo che il problema dell’immigrazione selvaggia è comune a tutti gli stati europei. In Francia, non si hanno dati precisi e credibili. La società indubbiamente si trasforma molto rapidamente. Un esempio di cambiamento di costume sono le feste religiose islamiche: quando arrivai a Parigi nel 1994, pochi avevano sentito parlare del Ramadan (la quaresima islamica) o della carne cosiddetta ”halal”; ora il Ramadan é un periodo dell’anno del quale tiene conto tutta la comunità nazionale,  basti pensare ai cartelloni pubblicitari, idem per i prodotti “halal”.  La trasformazione della società  spesso  é vissuta faticosamente da molti strati sociali, soprattutto i meno abbienti. La globalizzazione, che genera la trasformazione  pone molti problemi, ma é inevitabile, vista la facilità di comunicazione e spostamento nel mondo ipertecnologico attuale. Come detto,  il fenomeno non è di per se negativo, anzi la diversità culturale può essere bella e arricchente (soprattutto per le persone con una buona istruzione), ma difficile da realizzare e da digerire in tempi brevi per molti francesi.

Non so se  i futuri governi riusciranno a moderare il flusso migratorio per dare il tempo alla società ad abituarsi, però  dovranno fare il possibile. Inoltre i meccanismi  di integrazione, dovranno funzionare a pieno regime, con concretezza, evitando le scorciatoie buoniste.

Si sente molto parlare di certi quartieri e periferie assai degradate, pericolose e violente. Di giovani aggressivi e sbandati. Lei nel suo vivere quotidiano in Francia ha esperienza di tali fenomeni?

FR   Attualmente c’è indubbiamente una criminalità  che coinvolge in prima linea i figli degli immigrati che abitano certe periferie, ma sono spesso nati in Francia e di nazionalità francese.  La stampa e la televisione spesso  minimizza per calmare gli animi. Non so se sia una buona idea, perché questo atteggiamento rischia di incrementare l’intolleranza e anche un certo razzismo. Un episodio significativo, sul quale una buona parte della stampa francese ha preferito glissare,  riguarda  l’incidente ferroviario di Brétigny-sur-Orge del 12 luglio. Sembra che, subito dopo la sciagura, vi siano stati gravi episodi di sciacallaggio, addirittura furti di oggetti appartenenti a  cadaveri da parte di bande di cosiddetti “jeunes”. Il termine “jeune” è spesso usato in Francia   come sinonimo di “piccolo delinquente di periferia”. Questa criminalità cresce e diventa sempre più organizzata fino a costituire delle vere reti malavitose,  le cui dinamiche non sono molto diverse da quelle della camorra napoletana, per fare un esempio. L’immigrazione dei poveri é purtroppo un vettore di criminalità, non serve a nulla negarlo; semmai una volta preso atto del problema, una società deve poi trovare pacatamente delle soluzioni  nell’interesse di tutti i suoi cittadini (immigrati e non).

Ma Lei mi domanda anche se questi episodi toccano la mia quotidianità. Mi è capitato in qualche occasione. Una domenica, durante una corsetta mattutina, ho subito un’aggressione ricevendo una dose di “spray accecante”, un’altra volta nella metropolitana qualcuno mi ha sputato addosso perché era arrabbiato per i fatti suoi; mi ha preso di mira quale unico bianco del vagone.

Un brutto incontro ma per fortuna…

Ma ho vissuto anche qualche episodio che malgrado tutto mi ha fatto sorridere. Quando lavoravo all’Università di Paris 13, che é situata a Villateneuse, una cittadina “socialmente problematica”, mi capitava di andare al lavoro in bicicletta. Una sera, rientrando a casa, in una zona buia del percorso dove non sembrava esserci anima viva, ho vissuto una piccola disavventura. All’improvviso mi piomba addosso un gruppetto di quattro ragazzotti ( “jeunes”) che mi hanno bloccato e richiesto soldi e cellulare. La banda era formata da un “capo”, che dava gli ordini, e tre  “scagnozzi”; uno di questi mi ordina di dargli subito il dovuto se non volevo finire nel vicino canale; il “capo” gli suggerisce di  moderare i toni (agivano un po’ come il poliziotto buono e quello cattivo) e di darmi il tempo di eseguire. A quel punto, estraggo lentamente il mio cellulare dallo zaino, il quale era decisamente fuori moda. Alla vista della cosa, il “capo” mi guarda con aria quasi afflitta e mi dice “c’est bon”, puoi tenerlo, rinunciando pure a prelevarmi il portafoglio. Una mia amica per sdrammatizzare, mi avrebbe consigliato in seguito  di ripassare la sera successiva; con un po’ di fortuna mi avrebbero regalato un telefonino nuovo di zecca (appena “requisito”).

A parte questo episodio singolare, non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza delle persone di queste periferie disastrate, pur essendo  un serbatoio per la criminalità, si comportano in modo aggressivo perche’ si sentono disprezzate,  dimostrando in fondo una certa carenza “affettiva”. Il dipartimento di matematica dove lavoravo era pieno di  insegnanti e ricercatori, abitanti a Parigi (intra muros) e venivano al lavoro ignorando (e temendo)  le persone che abitavano nelle vicinanze. Io sentivo il bisogno di vivere quella realtà locale, andavo a correre sul mezzogiorno e incontravo tante carissime persone,  segregate dal mondo “che conta”, la cui vita offre poche prospettive. Erano le  prime a soffrire della criminalità “jeune”.

 L’islamismo “radicale” è diffuso nel paese? L’autorità lo sorveglia e lo combatte efficacemente?

FR   L’islamismo radicale è presente, ma al momento ci sembra ci sia una sincera volontà da parte delle autorità di combatterlo con energia. Lo stesso ministro degli interni socialista Manuel Valls, tra l’altro di padre catalano e di madre ticinese, sembra abbastanza motivato. Tra l’altro Valls é il più popolare (o il meno impopolare) ministro del governo. I servizi di “renseignements” sono molto attivi, controllano le moschee dove ci sono imam radicali.  Spero non essere smentito… da qualche tragedia nei prossimi mesi. L’islamismo radicale è un nemico di tutta la comunità nazionale, prima di tutto per  i musulmani.

“Bac” per tutti? Un obiettivo demagogico?

Qual è la sua opinione sul sistema scolastico francese di base? È nel complesso valido? È qualitativamente omogeneo?

FR   C’è stato indubbiamente uno scadimento negli ultimi decenni. La medaglia Fields (prestigioso premio internazionale di matematica)  2002 Laurent Lafforgue ha giustamente dichiarato (già una decina di anni fa) in alcune interviste  che, nella scuola, c’é una forma di analfabetismo; anche N. Sarkozy nella sua campagna elettorale 2007 ne ha fatto un cavallo di battaglia, ma i risultati non sono stati probanti. Onestamente mi sono capitati degli studenti di dottorato (di lingua madre francese) con gravi difficoltà di espressione scritta; facevano errori di grammatica e di ortografia, non utilizzavono nemmeno i correttori automatici.

Indubbiamente il sistema educativo non é omogeneo; un liceo delle periferie della capitale difficilmente  riesce a tenere il passo con i prestigiosi licei parigini, pubblici e privati.Non che gli insegnanti non siano validi, nell’insieme la loro  preparazione rimane molto buona; per accedere all’insegnamento nelle scuole medie e nei licei, il candidato insegnante deve  ottenere il cosiddetto  “CAPES” o l’ ”Agrégation”. La riuscita di tale diploma richiede il superamento di una prova scritta e una orale, entrambe piuttosto selettive.  Purtroppo però le condizioni generali, il degrado sociale delle periferie obbliga gli insegnanti a svolgere mansioni di mantenimento dell’ordine che rubano tempo alla trasmissione del sapere.

Alcuni anni or sono si diceva che la Francia puntasse a un bac (maturità) per tutti. Questo obiettivo è stato raggiunto? Si lavora intensamente per raggiungerlo? L’idea è stata abbandonata?

FR   Questa era la roboante dicharazione di Jean-Pierre Chevenement, ministro dell’Istruzione pubblica durante il primo settennato di Mitterand. Lanciò la sfida di raggiungere l’obiettivo di una proporzione di ottanta per cento di ragazzi con la maturità. Pensavo fosse pentito, ma l’ ex-ministro  ha riaffermato lo stesso  proposito recentemente in suo blog.  Non so a che livello si sia arrivati esattamente, ma la liceizzazione è sicuramente di massa.  Ora, il perfezionamento dell’istruzione di base dei francesi è senz’altro auspicabile, ma va fatto bene,  potenziando dapprima le formazioni professionali.

Gli “inaccettabili” sono sempre nell’angolo?

La destra francese ha un nuovo capo, che altri non è che la figlia del vecchio capo. Il Front National, in pratica escluso dal Parlamento, riesce ugualmente a ritagliarsi uno spazio d’azione politica? Con quali strumenti e modalità agisce?

FR   Decisamente sì, l’obiettivo di Marine Le Pen é quello di accreditare il “Front National” come una forza rispettabile, ci sono alcune vaghe similitudini con il Gianfranco Fini della prima metà degli anni novanta. Alcuni vagheggiano anche di cambiare il nome al partito. Pur essendo molto in gamba, non é ancora riuscita  nel suo intento; per molti aspetti il partito resta all’indice; il francese medio che vota le Pen, non se ne vanta. Per questa ragione i sondaggi spesso sottovalutano prima delle elezioni gli effettivi risultati del partito.

Comunque anche  se in modo un po’ sotterraneo, il partito avanza. Non mancano le operazioni di seduzione: una dei due deputati all’ “Assemblée nationale” é Marion Maréchal Le Pen, nipotina del vecchio capo, bellissima ragazza di ventitre anni, anche molto attenta alla comunicazione. Alle prossime elezioni europee, penso che il  Front National  farà un ottimo risultato. Una delle sue strategie consiste a convincere l’elettorato  di essere praticamente la sola forza di opposizione al cosiddetto sistema “UMPS” (contrazione di UMP, partito dell’ex-presidente Sarkozy e PS, partito socialista).

La caduta di Sarkozy offre una chance reale al Fronte, oppure si tratta di un rimbalzo “fisiologico” senza futuro? Il Fronte, secondo lei, comprende anche una parte di elettorato “borghese”?

FR   E’ molto difficile fare previsioni ora. Per il momento l’elettorato borghese ha un po’ di timore a buttarsi tra le braccia del Front National.  Però una fetta dell’elettorato popolare e di sinistra vi si sta avvicinando.  Alcuni prevedono come  scenario possibile  un’ implosione del partito UMP e una ricomposizione con l’estrema destra “moderata”. Ho molte difficolta’ a prevedere il futuro della destra,  vedremo più chiaro dopo le elezioni europee. Molto dipenderà anche dall’evoluzione della congiuntura economica.

Per concludere, quanto durerà questo potere socialista in Francia?

FR   È una domanda troppo impegnativa secondo me. Sarei tentato di “vaticinare” un rimescolamento tra centro destra e centro sinistra, ma se ne parlava anche negli anni ottanta e non é successo. La destra “repubblicana” dopo la sconfitta non sembra ancora matura per fare  proposte innovative. Che ruolo giocherà il “Front National” che é in crescita da quarant’anni, ma é pur sempre marginalizzato? Entrerà nelle stanze dei bottoni alle prossime elezioni amministrative? Questo peserà sicuramente sulle  elezioni presidenziali del 2017.

Esclusiva di Ticinolive. Riproduzione consentita citando la fonte.

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