[fdm] Riguardo al contenuto di questo interessante articolo mi permetto unicamente di far notare che il periodo evidenziato in grassetto coincide – parola per parola – con l’opinione di un molto considerato maître à penser, che porta il nome di un imperatore romano.
La ministra delle finanze sperava ed era convinta di spuntarla con il suo progetto di legge ad hoc contando sul suo partitucolo e sugli interessi dei partiti borghesi che l’avevano eletta in complicità con il PS a scapito del candidato uscente, Christoph Blocher, del maggior partito svizzero, l’UDC-SVP, nel 2007. In particolare il PPD-CVP, diretto da quella volpe furbissima («sicut vulpis callidissima» dicevano i romani) di nome Christophe Darbellay, un vallesano di capacità e furberie tattiche incredibili che mai indovina una strategia, si sarebbe e si è schierato con lei. Nel Consiglio degli Stati, dove il PPD-CVP è chiaramente sovrarappresentato, per motivi che non possiamo addurre nello spazio di un articolo, il partito di Darbellay ha condizionato il sì alla ministra.
Anche nel Consiglio nazionale le ha accordato sostegno indefettibile, con due sole eccezioni, L. Barthassat (Ginevra) e J. Neirynk (Vaud). Come mai? Semplicemente perché la ministra vuole farsi rieleggere per la terza volta nel 2015, ma sarebbe disposta alle dimissioni nel 2017, dando così la possibilità al partito presieduto dal vallesano furbo di riconquistare il secondo seggio a scapito del PLR-FDP (dando per scontata la scomparsa del partitucolo ad personam della ministra, che si prevede – o si spera, come Darbellay – possa venir riassorbito in toto dai social-cristiani). Un esempio demoralizzante di prevalenza di interessi partitici sul chiaro (così chiaro da potersi dire luminoso) interesse nazionale di salvaguardia della propria dignità.
E i parlamentari ticinesi a Berna come hanno votato? No alla lex USA Abate, Carobbio, Cassis, Rusconi, Pantani e Quadri, assente Pelli, Lombardi presidente non vota. E Regazzi e Romano? Un sì per disciplina di partito, in ossequio al piano tattico furbesco (ma controproducente) del loro presidente? O forse, come vorrei sperare, un’astensione? La speranza e più ancora la pretesa di ricuperare, mediante tatticismi e furberie, il secondo seggio nel Governo quando non si dispone del necessario consenso popolare, sono indice di una preoccupante carenza di sensibilità democratica. Sul piano nazionale, credo, la discesa sotto il 10% non sia lontana. Un tempestivo cambiamento del presidente nazionale PPD-CVP si impone.
Gianfranco Soldati, presidente onorario dell’UDC Ticino
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