Il Partito Comunista considera la posizione dell’Unione Svizzera Arti e Mestieri, contraria alla vendita diretta di prodotti nelle aziende agricole, inopportuna e nociva per la popolazione. Le aziende agricole svizzere e ticinesi sono sempre più in balia di grosse catena di distribuzione e grossisti (Migros, Coop, Aldi, Emmi, ecc.) che giocano – sistematicamente e non senza trucchi – al ribasso sui prezzi d’acquisto.
Gli agricoltori hanno dunque non solo il diritto ma anzi il dovere di proporre al popolo svizzero e ticinese generi alimentari a prezzi accessibili, reperibili localmente e di qualità certa. Chi si oppone alla vendita diretta si oppone di fatto alla libertà di commercio, a dimostrazione che questa presunta libertà in Svizzera viene praticata a geometria variabile e, come classico nei sistemi non socialisti, a solo a vantaggio del grande capitale e non di tutta la cittadinanza.
In questo ambito andrebbe inoltre rivista in Ticino la paradossale regolamentazione che obbliga le aziende agricole che vogliono ospitare dei turisti in fattoria a seguire gli stessi corsi che permettono di gestire un ristorante a 3 stelle, un’assurdità tutta ticinese voluta dalla lobby dei ristoratori cantonali con il compiacente supporto del governo ticinese. Eppure l’idea dell’agriturismo potrebbe essere (ed è) un valore aggiunto per l’industria turistica cantonale, mandata in crisi proprio da questi stessi personaggi.
Partito Comunista
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