Tre donne sono state uccise venerdì scorso a Mansoura, nel delta del Nilo, durante scontri tra fazioni rivali, numerosi i feriti. In tutto l’Egitto decine di migliaia di sostenitori del presidente destituito Mohamed Morsi continuano a radunarsi per chiedere il suo ritorno.
Al Cairo i Fratelli musulmani, la confraternita alla quale appartiene Morsi, occupano da settimane la moschea Rabaa al-Adawiya e la zona attorno all’università. Insieme a Piazza Tahrir, in questi due luoghi si concentra il grosso delle manifestazioni nella capitale.
Manifestazioni islamiste a carattere violento hanno avuto luogo anche a al-Arich (nord del Sinaï), Marsa Matrouh (nord ovest), Beni Sueif e Minya (Egitto centrale) e ad Alessandria (al nord).
Raduni pacifici hanno invece contraddistinto gli oppositori di Morsi, che si sono trovati a migliaia in Piazza Tahrir.
Molti manifestanti scandivano slogan a favore dell’esercito, mentre tutt’intorno venivano sparati fuochi d’artificio.
Vicino al palazzo della presidenza gruppi di persone sventolavano bandiere egiziane cantando canzoni patriottiche per celebrare la caduta di Morsi, che viene accusato di aver governato per il profitto di pochi eletti e di aver lasciato sprofondare il paese nella miseria.
Morsi è sempre prigioniero dell’esercito e centinaia di arresti sono stati eseguiti tra le fila dei Fratelli musulmani.
La confraternita prosegue però nel rifiuto di qualsiasi negoziato con il governo a interim e assicura che continuerà i suoi atti di forza sino a quando Morsi verrà rimesso alla presidenza.
Il governo è confrontato a un grave deterioramento della sicurezza nelle penisola del Sinai, dove sono presenti gruppi di islamisti radicali. Dall’inizio di luglio, gli attacchi contro la polizia e l’esercito, così come contro i civili, si sono moltiplicati.
Nelle ultime 48 ore sono stati uccisi quattro poliziotti e una decina di combattenti islamici.