“Un esercito altamente sovradimensionato”
“Partner dell’esercito sionista di Israele”
“I nostri servizi segreti hanno scopi di schedatura politica”
L’importantissima votazione sull’obbligo di servire è ormai alle porte (22 settembre). Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato sul tema un articolo del dr. Pio Eugenio Fontana. Oggi vogliamo dare spazio alla Sinistra abolizionista, riproducendo in parte un’interessante intervista rilasciata dal leader comunista Massimiliano Ay alla rivista “Strategos” di Andrea Fais. Avvertenza. L’intervista ha quasi tre anni (e tuttavia non li dimostra, conservando una notevole attualità).
Andrea Fais Benvenuto Massimiliano… si parla sempre molto poco della Svizzera in sede di politica internazionale, e la possibilità di saperne di più su questa realtà europea economicamente molto importante, mette sempre curiosità. E’ nota più o meno a tutti la tradizione politica collegiale e neutrale, notoriamente pacifica del tuo Paese. Molto meno nota ne è la collocazione geopolitica. Non molti anni fa, infatti, proprio attraverso il cosiddetto Partenariato per la Pace, sposato dal Ministero degli Esteri, la Svizzera è entrata a far parte di una sorta di struttura internazionale che raccoglie quei Paesi neutrali dell’area euro-atlantica e quei Paesi medio-orientali e mediterranei che intendono collaborare con la Nato. Qual è attualmente la collocazione geopolitica della Svizzera?
MASSIMILIANO AY Anzitutto vorrei fare alcune premesse circa la tua domanda. La tradizione collegiale svizzera, di cui parli, va secondo me vista, in realtà, come funzionale a un progetto consociativo che regge il sistema politico elvetico e che impedisce una reale alternanza democratica, in quanto esiste un perenne stato di “unità nazionale” fra tutti i maggiori partiti dalla socialdemocrazia all’estrema destra che permette di “spartire” la torta senza temere opposizioni e in pieno stile corporativo. Non condivido del tutto poi una visione della storia svizzera come una realtà notoriamente pacifica: basti pensare che il nostro esercito è altamente sovradimensionato, disponendo esso di un numero di soldati attivi di poco inferiore a quello dell’esercito tedesco.
L’esercito svizzero, al di là della retorica, più che una milizia di popolo è un esercito borghese di leva (con ampi spazi di professionismo), funzionale al controllo sociale dei giovani e al progetto consociativo che vede nell’interclassismo uno dei suoi pilastri. Esso non è più neutrale, se non nella forma, infatti non solo è partner dell’esercito sionista di Israele, ma partecipa ad esercitazioni congiunte con le forze della NATO, invia i propri alti ufficiali negli USA per formarsi e di tanto in tanto esponenti dell’esercito statunitense sono di passaggio presso la caserma di Isone (Ticino), dove vengono addestrate le truppe dei cosiddetti “granatieri” (commandos di “milizia”, indottrinati secondo il motto fascista “semper fidelis” e con compiti di reprimere eventuali elementi dissidenti del proprio stesso esercito).
Se poi pensiamo ai due servizi segreti di cui disponiamo con scopi di schedatura politica, l’immagine della Svizzera appare molto diversa rispetto al bucolico e illibato paesaggio alpino, immagine peraltro già compromessa dalle ricerche storiche degli ultimi anni, che hanno messo in evidenza come durante il secondo conflitto mondiale il nostro Paese non è stato realmente neutrale, ma ha lasciato transitare carichi di armi e di internati verso la Germania nazista. Il Partito Comunista per questo si pone come obiettivo strategico fin dal 1991 l’abolizione dell’esercito imperialista svizzero, mentre come obiettivo tattico e come “linea di massa” fra i giovani sta promuovendo una iniziativa di referendum popolare per abolire l’obbligo di leva, che avrebbe come esito che il principio della milizia (ancorato alla Costituzione come garanzia per evitare un esercito di mercenari) venga mantenuto ma reso volontario.
La collocazione geopolitica della Svizzera è sempre stata molto chiara: dall’Ottocento la Confederazione è diventata la banca delle grandi nazioni colonialiste e poi imperialiste per diventare nel secondo dopoguerra la nazione che conservava i risparmi e i furti di tutti i presidenti/dittatori schierati con l’Occidente. La sua collaborazione geopolitica è quindi con l’Occidente imperialista e nel cuore d’Europa. La Svizzera è oggi il solo paese all’interno di una comunità di oltre 300 milioni di abitanti a non aderire all’Unione Europea (UE)… ufficialmente! In realtà il nostro Paese (e in buona parte senza alcuna dignità e sovranità) recepisce passivamente praticamente tutta la legislazione europea attraverso gli accordi bilaterali che obbligano i legislatori di Berna ad applicare le normative comunitarie.
E proprio perché i forzieri elvetici conservano parte dei risparmi degli Stati e dei dirigenti politici europei, probabilmente non vi è la necessità di aderire all’Euro, ma si continuerà a salvaguardare il valore di una moneta forte, esterna ma parallela all’area euro, ovvero il franco svizzero. In merito all’integrazione europea della Svizzera i comunisti ne sono stati partigiani fino allo scorso anno, da allora è iniziato un processo di discussione che rende evidente un’evoluzione seriamente euro-scettica dei militanti. Molto più chiara la posizione del nostro movimento giovanile, la Gioventù Comunista che ha approvato una approfondita risoluzione in cui rifiuta l’adesione della Svizzera all’Unione Europea imperialista, liberista, anti-democratica e fondamentale irriformabile.