L’ex presidente dell’Eurogruppo è stato costretto alle dimissioni a causa dello scandalo legato ai servizi segreti. Lui si dichiara estraneo alla vicenda.

Il primo ministro del Lussemburgo ed ex presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude è stato costretto ad annunciare le sue dimissioni per una vicenda legata ai servizi segreti, a intercettazioni illegali e a vecchie storie di terrorismo.

“Convoco per domani alle 10 una riunione del governo e dopo presenterò le dimissioni – ha detto martedì sera Juncker dopo sette ore di dibattito parlamentare e dopo che anche i suoi alleati socialisti avevano presentato una mozione per chiedere lo scioglimento della camera dei deputati e elezioni anticipate.

La resa dei conti è cominciata nell’aula del Parlamento, dove Juncker si è difeso per oltre due ore : “Se sudo, non è perché ho paura ma perché fa caldo – ha sferzato con la consueta ironia, respingendo ogni responsabilità e accusando la commissione parlamentare competente di non aver svolto adeguatamente il suo lavoro di monitoraggio dei servizi segreti del Lussemburgo.

Il rapporto parlamentare incolpa Juncker in quanto formalmente a capo di un’intelligence che non ha saputo controllare, dove emerge che quest’ultima avrebbe agito come una struttura di polizia segreta, compiendo migliaia di intercettazioni illegali, organizzando missioni fuori dal suo mandato e addirittura facendo affari rivendendo berline di grossa cilindrata.

Al corrente dei fatti, Juncker non avrebbe preso i provvedimenti giuridici necessari ed è stato accusato di avere “infiltrato” il suo ex autista dentro i servizi segreti.
Di mezzo anche accuse al Grand Duca Henri, che sarebbe stato in contatto con i servizi segreti britannici, e la costruzione di un falso dossier di pedofilia contro un procuratore generale che voleva indagare su attentati compiuti nel paese a metà anni 1980.

A questo si aggiunge il malessere politico-economico degli ultimi tre anni, covato all’ombra dell’assenza di Juncker, troppo occupato con l’Eurogruppo a gestire la crisi della Zona euro.

(La Stampa.it)