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Israele, democrazia multipartitica – di Adrian Weiss

Il dr. Adrian Weiss, presidente dell’associazione Svizzera Israele Ticino, ci invia questo testo con preghiera di pubblicazione. Provvediamo volentieri, non senza sottolineare che il portale non prende posizione sui contenuti, che rispecchiano unicamente il pensiero dell’autore (Red, fdm)


Il consigliere comunale Edoardo Cappelletti, del Partito Comunista, in un’interpellanza ha criticato la partecipazione del sindaco di Lugano, Marco Borradori alla festa per il giorno dell’indipendenza di Israele. L’ha fatto in così estremi termini, parlando di «nazione teocratica», «regime guerrafondaio e razzista», «tradizione coloniale», «apartheid», da travalicare non solo il legittimo diritto di critica, ma anche quel minimo rapporto con la realtà che anche la polemica politica deve mantenere. Israele non è affatto una «nazione teocratica», è una democrazia multipartitica, il solo paese del Medio Oriente che rispetta interamente la libertà di opinione, di voto, di religione e  di associazione.

Al parlamento di Gerusalemme partecipano una decina di partiti, inclusi i comunisti arabi che godono probabilmente delle simpatie del signor Cappelletti.  Israele è inoltre l’unico paese in pace nell’arco di crisi che coinvolge Iraq, Siria, Egitto, Tunisia, Yemen; non è affatto guerrafondaio, per la pace ha ceduto spontaneamente territori importanti negli ultimi decenni a Egitto, Libano e all’Autorità Palestinese.

Israele non è razzista, anzi nella sua legislazione il razzismo è un reato. La minoranza araba può vantare deputati, giudici della corte suprema, ambasciatori, generali dell’esercito, professori universitari, sindaci e anche giocatori della nazionale di calcio e divi della canzone. L’ultima Miss Israele è di origini africane e nel linguaggio di molti paesi sarebbe definita «nera».

Israele non appartiene affatto alla «tradizione coloniale»: non sfrutta i lavoratori arabi che hanno esattamente gli stessi diritti dei loro colleghi ebrei, non distrugge le risorse naturali, anzi ha fatto fiorire straordinariamente il suo territorio nei 65 anni della sua esistenza, non vive esportando materie prime, ma prodotti della sua agricoltura e soprattutto della sua industria hitech.

In Israele non c’è nessun tipo di apartheid, nessuna discriminazione sulla base di religione, etnia, provenienza, che colore della pelle è consentita dalla legge. Di fatto i dati mostrano che i cittadini arabi israeliani vivono molto meglio dei loro cugini d’oltre frontiera e i sondaggi confermano il loro attaccamento alla cittadinanza israeliana.

Naturalmente Israele non è perfetto, come tutti gli altri stati al mondo. Se potesse concludere una pace coi propri vicini palestinesi ne sarebbe felice, ma finora la cosa non è stata possibile, soprattutto per l’indisponibilità e la divisione del campo palestinese. Vi sono a Tel Aviv come a Zurigo e a Lugano persone infelici, ingiustizie sociali, criminali da catturare, cose che non vanno. Vi è il terrorismo che rende ancora la vita difficile, anche se meno di dieci anni fa. Ma Israele risolve le dispute al suo interno con le elezioni e non con le armi, ha una stampa libera e una giustizia indipendente, coltiva relazioni positive con tutti i paesi del mondo fra cui la Svizzera.

Per gli ebrei di tutto il mondo Israele è un rifugio e una garanzia rispetto all’antisemitismo. Vi sono molte somiglianze fra la fiera vocazione all’indipendenza, l’intraprendenza, il senso del lavoro, l’industriosità, lo spirito sportivo degli israeliani e quella degli svizzeri. Non mancano rapporti commerciali, iniziative scientifiche comuni, progetti di collaborazione tra le due nazioni.

Il sindaco Borradori con la sua presenza alla festa di Israele non ha solo compiuto un atto di cortesia, ma ha anche incoraggiato un’amicizia fra i due paesi che è certamente fruttuosa da entrambe le parti. Lo ringraziamo per questo.

Adrian Weiss


Relatore

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