La vita di Edward Snowden ha preso una svolta irrimediabile. L’ex agente della CIA e della NSA si è rifugiato a Hong Kong e ha rivelato pubblicamente di aver svelato ai giornali Guardian e Washington Post i documenti confidenziali sulla sorveglianza telefonica su larga scala ordinata da Barack Obama.
Tutto era iniziato il 6 giugno con un articolo esplosivo del quotidiano The Guardian, firmato dal blogger americano Glenn Greenwald, specialista in questioni di sicurezza e libertà.
Greenwald aveva rivelato che l’operatore telefonico Verizon, il più importante negli Stati Uniti, comunica informazioni sui suoi abbonati alla NSA, l’agenzia della sicurezza americana.
Non è certo la prima volta che il governo americano spia i suoi concittadini, ma la natura illimitata delle registrazioni consegnate alla NSA è estremamente inusuale, fa notare Greenwald.
Il Guardian e il Washington Post si sono anche procurati un documento top secret che rivela l’accesso della NSA, attraverso un programma battezzato Prism, ai server di Google, Yahoo!, Microsoft, Apple e Facebook.
Edward Snowden ha rivelato al Guardian di non avere la minima idea di quel che sarà il suo futuro.
Spera che Hong Kong non lo estraderà verso gli Stati Uniti e sta pensando di fare domanda d’asilo in Islanda, paese reputato di sostenere coloro che difendono la libertà su Internet.
Il sito del magazine Forbes scrive che la deputata islandese Birgitta Jonsdottir e il direttore dell’International Modern Media Institute cercheranno di aiutarlo a esiliarsi nel loro paese nel più breve tempo possibile. Per il giovane potrebbe essere l’unica soluzione di sfuggire alla giustizia statunitense.

L’amministrazione Obama è molto severa nel trattare la fuga di informazioni riservate. Lo si è visto nel caso del soldato Bradley Manning, attualmente a processo di fronte a una Corte marziale per aver consegnato a WikiLeaks decine di migliaia di informazioni riservate dell’esercito americano.
Prima di giungere al processo, Manning era stato confinato in isolamento durante nove mesi nella prigione militare di Quantico, in condizioni che il relatore delle Nazioni Unite sulla tortura aveva qualificato come “crudeli, disumane e degradanti”.
Edward Snowden rischia la stessa sorte, se gli Stati Uniti riusciranno a farlo estradare da Hong Kong prima che l’Islanda gli dia asilo politico.
La volontà della Cina (a cui appartiene Hong Kong) di avere relazioni pacifiche con il governo di Washington potrebbe pesare sulla decisione. Se Snowden non sarà già partito, l’estradizione potrebbe intervenire in tempi rapidi. Va anche detto che Hong Kong ha sempre collaborato strettamente con gli Stati Uniti sulla condivisione di informazioni criminali.