Lo svizzero Stephan Schmidheiny, manager di Eternit, il colosso dell’amianto, è stato condannato a 18 anni di carcere per disastro doloso permanente e omissione dolosa di cautele anti-infortunistiche.
Oltre ad essere stato riconosciuto colpevole delle morti e dei disastri provocati dagli stabilimenti Eternit di Cavagnolo e Casale Monferrato, Schmidheiny deve rispondere anche per quelli causati dall’azienda di Bagnoli.
La sua pena è superiore a quella inflitta in primo grado, benché il periodo delle contestazioni a suo carico sia stato ridotto ai fatti successivi al 1977, in parte per prescrizione dei reati commessi in parte per assoluzione. Dovrà risarcire i danni riconosciuti dalla corte d’appello.
Ammonta inoltre a 30,9 milioni di euro la somma che la Corte d’Appello di Torino ha accordato al Comune di Casale Monferrato con la sentenza del processo Eternit.
Nella città, la multinazionale dell’amianto aveva il suo stabilimento italiano più importante e il numero delle vittime è più elevato che altrove.
Alla Regione Piemonte, costituitasi parte civile, i giudici hanno invece riconosciuto un risarcimento di 20 milioni di euro.
“E’ una condanna che sta a dimostrare che questo disastro non doveva succedere – ha commentato Bruno Pesce, presidente dell’Associazione dei familiari vittime dell’amianto – Questa condanna deve far riflettere sulla qualità dello sviluppo industriale in Italia e nel mondo. Bisogna smettere di fare profitti sulla pelle dei cittadini.”
(Fonte : La Stampa.it)
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