“Come Pietra paziente” – Syngué Sabour (2012)
Al Forum Bellinzona e Rialto Locarno in versione italiana
Al Lux Massagno in versione originale, sottotitoli in francese
A un certo punto del film mi è frullata in mente una canzone di Mina: “Amica mia, ti spiego gli uomini….son tanto fragili, fragili. Maneggiali con cura!”
Ma non pensate che si tratti di un film leggero. No, la canzone era un mio modo di sdrammatizzare il trauma della visione di una persona in coma, accudita dalla moglie. Ho perso mia madre 2 mesi fa e, anche lei, è rimasta in coma per 12 ore e l’ho accudita fino alla fine. L’inizio del film, quella stanza con l’uomo in coma e la moglie (bellissima) che lo rinfresca con uno straccio intriso di acqua, gli mette il collirio negli occhi, gli infila in bocca il tubo della flebo con l’alimento liquido (acqua, zucchero e sale) è una visione molto forte per chi ha appena vissuto un’esperienza analoga. E così il cervello va su una melodia, per distrarsi dal dolore. La protagonista a un certo punto dice: “Gli uomini che non sanno fare bene l’amore, sanno fare bene la guerra”
Siamo in Afganistan, in tempo di guerra. Ma il marito, eroe di guerra, è in coma per una banale discussione da bar, un colpo di pistola l’ha reso un vegetale. Tutto il film fa pensare ad un’autrice donna. Il discorso della protagonista descrive quella mentalità da “macho virile” che ci sembrerebbe “normale” nella nostra (vaga) percezione della realtà della cultura afgana, musulmana, araba dove l’uomo sembrerebbe guerriero e padrone, la donna sottomessa e remissiva.
L’autore è invece un uomo, in questo link avete notizie su di lui ed il suo libro, dal quale ha tratto il film. http://www.einaudi.it/speciali/Atiq-Rahimi-Pietra-di-pazienza La sua sensibilità nel comprendere il mondo con una visione femminile è poesia. E la realtà maschilista che ci piacerebbe confinare in Oriente diventa universale e capiamo come il femminicidio occidentale abbia radici ataviche che la nostra “civiltà” vorrebbe aver superato. Ma basta aprire il giornale…
La realtà dell’Afghanistan, raccontata dalla protagonista del film ci permette di comprendere come il rapporto uomo-donna sia fortemente radicato e codificato negli usi e costumi locali. Diventa così un movimento di massa nel quale è difficile avere una visione critica e costruttiva. La ricerca di una sessualità come vissuta in occidente, se per la protagonista è un cammino naturale provocato dalle sue esperienze di vita, per l’uomo, invece, non è argomento di ragionamento . “Spiega” i comportamenti estremi (dalle spose-bambine ai matrimoni combinati, dalla poligamia alla latente omosessualità) che fanno parte di quella cultura scritta da maschi.
Il film, nella prima metà, è sottolineato dall’atrocità della guerra, dal quotidiano insopportabile e terrorizzante di ciò che accade fuori dalla finestra. Poi, l’incontro con un soldato cambia completamente i contorni del film. L’esterno diventa tranquillo, l’intimo della casa diviene invece sempre più trasparente e bombardato dal discorso della moglie al marito. Sempre più esplicito anche grazie al concretizzarsi del suo pensiero sull’agire del soldato con lei o, meglio, dell’agire di lei con il soldato.
E la morale, il ruolo della donna, la sua esistenza quotidiana si svela con un percorso di vissuto intelligentemente critico all’interno di una realtà disciplinata e, apparentemente, gestita virilmente. Ne esce così una donna che sa ribellarsi alle convenzioni usando a suo vantaggio quei dogmi patriarcali che dovrebbero renderla succube di un destino deciso dai maschi. Lei sa percorrere la sua vita in apparenza convenzionale. Inventa e trova gli spazi necessari per non creare scandalo e ritorsioni : “se sei sterile verrai rifiutata da tuo marito e da tutti i parenti e ti troverai sola, in mezzo alla strada”. Lei ha un marito e due figlie, tutto normale.
Ma la confessione al marito in coma (lui è la sua pietra di pazienza) ci aprirà gli occhi su come sia necessario trasgredire quando le regole sono scritte a senso unico.
Desio Rivera
Leggere la trama: http://www.tio.ch/cinema/film/The-Patience-Stone