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Forte aumento degli indipendenti italiani nei cantieri in Ticino : + 65 per cento

L’aumento degli indipendenti italiani che lavorano nel settore edile in Ticino preoccupa e il Consigliere di Stato Michele Barra annuncia provvedimenti.

Per quest’anno gli imprenditori ticinesi prevedono un aumento delle notifiche del 65%, scrive il portale d’informazione Infoinsubria.com : “La denuncia è partita dalla Società impresari costruttori ticinesi Ssic. Secondo il direttore Vittorino Anastasia, sulla base delle proiezioni di fine anno basate sui dati di aprile si può ipotizzare per la fine dell’anno 25’956 lavoratori distaccati e 12’165 indipendenti. Si arriverebbe così a 38’000 lavoratori distaccati e padroncini entro la fine del 2013. L’aumento nei confronti dell’anno precedente sarebbe del 65%.

Calcoli alla mano, gli imprenditori ticinesi ritengono che i concorrenti italiani possono guadagnare lavorando sui cantieri ticinesi solo se non rispettano i salari minimi o se non versano i contributi dovuti al fisco e alla previdenza sociale in Italia.

L’invito degli impresari a prendere contromisure è stato accolto dal neo consigliere di Stato della Lega dei ticinesi Michele Barra, imprenditore edile lui stesso, che ha preannunciato, nel corso della trasmissione La piazza del Corriere, provvedimenti per contrastare il fenomeno dei padroncini. Il collega di partito Lorenzo Quadri, consigliere nazionale e municipale a Lugano, ha dal canto suo già pubblicato un elenco di proposte.

Quadri chiede innanzitutto l’abolizione delle notifiche online, che rendono molto facile agli indipendenti italiani il disbrigo delle procedure burocratiche. Quadri auspica la creazione di ostacoli burocratici che rendano più difficile l’ottenimento delle autorizzazione. Chiede inoltre la pubblicazione dei nominativi delle ditte ticinesi che fanno capo a padroncini o distaccati.
La proposta più originale è però quella di notificare all’Agenzia delle entrate italiana l’avvenuto ottenimento di un permesso.
Il consigliere nazionale della Lega dei ticinesi sospetta infatti che i padroncini italiani, per essere più concorrenziali in Svizzera, non dichiarino correttamente al fisco del proprio paese le entrate realizzate in Svizzera.”

Redazione

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