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Barack Obama preoccupato per l’islamofobia in Birmania

La storica visita del presidente birmano Thein Sein, negli Stati Uniti da lunedì 20 maggio, illustra il riavvicinamento fra i due paesi, anche se Barack Obama ha chiesto la fine delle violenze contro i musulmani, che in diversi mesi hanno fatto decine e decine di morti.

Da un anno la Birmania cerca di consolidarsi sulla via democratica, malgrado che nel paese i problemi e gli ostacoli siano tanti. Il presidente americano Barack Obama si è congratulato con il suo omologo Thein Sein per le riforme politiche ed economiche intraprese ma al contempo ha chiesto l’intervento del governo per mettere fine alle violenze contro la popolazione musulmana della Birmania.
Then Sein ha ammesso che il suo paese si trova di fronte a molte difficoltà e in un discorso in un’università di Washington ha detto di sperare che le violenze fra gruppi etnici e religiosi finiscano e lascino il posto a una coesione nazionale più larga.

Nessun dirigente birmano aveva ricevuto gli onori della Casa Bianca dalla visita del generale Ne Win nel 1966, sotto la presidenza di Lyndon Johnson, quattro anni dopo il colpo di Stato militare che aveva fatto piombare la Birmania in decenni di isolamento.
La visita del presidente Sein fa seguito all’alleggerimento delle sanzioni americane contro il governo birmano, anche se non sono mancate le critiche contro un invito giudicato prematuro e che rischia di allentare la pressione sul regime, allorchè il bilancio della Birmania in materia di diritti dell’uomo è ben lontano dall’essere soddisfacente e le forze dell’ordine sono state accusate di aver permesso le violenze contro la minoranza musulmana.

“Il presidente Obama manda il messaggio che la sua amministrazione intende ignorare i crimini contro l’umanità commessi dalle forze birmane contro le minoranze etniche e religiose – ha denunciato Jennifer Quigley, direttrice di US Campaign for Burma.

Redazione

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