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La moralità e l’evasione fiscale – di Alessandro von Wyttenbach

(dal portale dell’UDC Ticino)

Al ministro francese Cahuzac è bastato un conto in nero a Ginevra e una, tutto sommato, modesta evasione delle imposte, non solo per costringerlo alle dimissioni, ma per demolirlo moralmente come essere umano. Il presidente Hollande ha subito imposto a tutti i suoi ministri di rendere pubblica su internet la loro situazione patrimoniale privata. Un vero attentato alla loro sfera privata, che mina la loro autorevolezza e dignità umana. Per tappare i buchi nelle finanze dello Stato, la caccia agli evasori è diventata un fondamentalismo politico ideologico che, come tutte le ideologie, viene ammantato con giustificazioni etiche ed ideali, quali la giustizia – senza che il concetto possa essere definito concretamente – e per conseguire lo scopo non esita a servirsi di mezzi illegali, come l’acquisto di dati bancari rubati.

Un’ideologia che criminalizza l’evasione, criminalizzazione buona per nascondere l’immoralità di una classe politica, che per decenni, senza scrupoli nei riguardi dei cittadini contribuenti, ha continuamente gonfiato irresponsabilmente la spesa pubblica, col solo scopo di accedere e mantenere l proprio potere facendo promesse demagogiche agli elettori. La richiesta di «trasparenza» sui conti privati con la trasmissione automatica delle operazioni bancarie dei cittadini alle autorità fiscali, ha due conseguenze perniciose ignorate, una morale e una pratica. Da un punto di vista morale, questa «trasparenza» rappresenta un’inaccettabile intrusione dello Stato nella sfera privata dei cittadini come se, per analogia, un qualsiasi funzionario, senza un mandato giudiziario, potesse violare il domicilio dei liberi cittadini per frugare nei cassetti alla ricerca di indizi per possibili infrazioni alle leggi. Funzionari di uno Stato, che si erge a istanza morale al di sopra del cittadino. Un vero oltraggio alla sua libertà e dignità.

Da un punto di vista tecnico, con la moderna tecnologia informatica, la trasmissione dei dati alle autorità fiscali è fattibile. Sapendo però, che, quanto più numerose sono le informazioni, tanto più difficile è riconoscere quelle importanti, con un minimo senso critico ci si deve porre la domanda come sia praticamente possibile un serio controllo da parte delle autorità fiscali, dei milioni di dati disponibili (con un nuovo mostro burocratico?). Si rischia, che la selezione degli indiziati da controllare diventi arbitraria. Ma vi è di più. Poiché anche fra i funzionari vi sono gli onesti, ma anche i meno onesti, vi è il pericolo di abusi e ricatti da parte delle autorità per danneggiare cittadini invisi del mondo della politica o dell’economia (Wikileaks insegna). La sola misura valida per prevenire l’evasione è quella di una fiscalità contenuta. Ricerche hanno infatti dimostrato, che con imposte fino a circa un terzo dei guadagni l’evasione rimane un fatto del tutto marginale, quando però si superi un certo livello il contribuente, confrontato con spese inutili e lo sperpero di denaro pubblico da parte dei politici, si sente spennato.

Esemplare è il caso dello sperpero di vari miliardi di Euro (sic!) nella costruzione dell’aeroporto di Berlino, i cui costi, a causa dell’incompetenza di politici irresponsabili, sono più che raddoppiati – senza contare i costi miliardari a carico di investitori privati per almeno tre anni di ritardo dell’entrata in funzione – sperpero probabilmente superiore a quanto recuperabile dagli evasori fiscali. E questo senza che i responsabili siano oggetto di sanzioni né tantomeno di criminalizzazione. Anzi, occupano tuttora ambite poltrone politiche, un’immorale asimmetria tra cittadini e Stato. A questo punto i grossi contribuenti tedeschi possono avere plausibili motivazioni per cercare di pagare il meno tasse possibile. E’ un dato di fatto, che in tutte le democrazie occidentali, nell’imposizione si sia ampiamente superato il limite di tolleranza. Ipocriti appelli morali e anche le leggi più rigorose – fatta la legge, trovato l’inganno – nel lungo periodo non riusciranno mai a eliminare il fenomeno dell’evasione.

Si è tentati di affermare, che l’imposizione fiscale nel nostro Paese sia moderata, un’affermazione azzardata. All’imposizione diretta sui redditi effettivamente moderata, si devono infatti aggiungere numerose imposizioni più o meno occulte: i premi dell’assicurazione malattia obbligatoria, le tasse sui rifiuti, la tassa di fognatura, la tassa sulla circolazione con la vignetta autostradale, tanto per fare alcuni esempi. Poi vi sono le tasse per il parcheggio delle auto (in alcuni centri veramente proibitive), le centinaia di milioni incassati dallo Stato per contravvenzioni alle leggi della circolazione, l’imposta sui carburanti e sull’olio da riscaldamento, le tasse pagate per ogni atto pubblico, per ogni licenza di costruzione e per le transazioni immobiliari e chi più ne ha più ne metta. Facendo le somme, anche nel nostro Paese, quanto i cittadini pagano senza che lo Stato sia in grado di far quadrare i conti, ha ormai superato il livello di guardia. Per il benessere dei cittadini, invece di investire somme sempre più ingenti nella burocrazia per combattere l’evasione fiscale, sarebbe forse molto più efficiente contenere finalmente il fabbisogno pubblico.

Alessandro von Wyttenbach,  presidente onorario UDC Ticino


Relatore

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  • A quello lo conosco da quasi dieci anni: Quando scriveva sul CDT, (guardacaso)
    Tutti i mali della Sanità, stanno nel trattamento da cinque stelle che abbiamo.
    Ma a me non hanno permesso d'invitarlo: ad uscire un attimo, dal 5 stelle e fare
    un salto, nelle nostre, modeste pensioni, con cameree comuni, ma digntosissime.
    E che le camere private servono, alle cliniche e ai medici, he possono, applczre la
    tariffa, secondo le condizioni economiche, ma come al solito: i ricchi, pagano come i poveri che pagano per loro. Mi picerebbe sentire il parere xi qualcuno, del suo partito, o dei media, a spiegarmi dove sbaglio......

  • C'è un sacco di dolore economico là fuori. Comincerei con questa affermazione inoppugnabile. Un fatto. Tutto ebbe inizio con la crisi attivata dai disastri finanziari privati americani, quindi lo scivolamento a domino sui debiti degli Stati più o meno probi, che hanno comunque contribuito a saldare i debiti monetari. Oggi la violenta delegittimazione delle Istituzioni che hanno dischiuso il portafoglio. Un quadro desolante. Inoltre lo spostamento della ricchezza dal basso verso l'alto: 1% dei più ricchi ha accumulato nell'ultimo decennio il 250% di ricchezza in più. Il 90% della ricchezza prodotta è in mano al 1% di popolazione. Questo in un periodo di crisi. Un altro fatto. Le grandi industrie delocalizzano in Paesi con manodopera quasi gratuita, le migrazioni economiche da sud a nord spiazzano i lavoratori locali. Il lavoro nero e la corruzione alimentano un mercato parallelo. In questo scenario apocalittico eccoti la "perdonanza" dell'evasione fiscale. Te pareva! Ingiustificabile ma giustificata (wow!) a causa dello Stato spendaccione. Intenzionalmente trascurando che, volendo affrontare una lettura dello Stato perfino con occhiali marxiani, risulta evidente che lo statodissipatore affonda le sue radici addirittura nel capitalismo: funzionale al mercato perché si occupa tra le altre faccende (difesa {molto cara}, ordine pubblico, giustizia) e anche degli esclusi. Occupazione, quest'ultima, che oggi non si vuole più finanziare. E da qui l’applauso all'evasione (wow! 2.0) Pure omettendo di evidenziare che chi deve (salariati) pagare, ha pagato e paga i tributi s’impoverisce anche e soprattutto a causa di quelli che evadono. Per quanto attiene ai premi della casse malati PRIVATE, sarebbe stato più elegante soprassedere. Il pagamento del parcheggio in città come pure il gravame sulle transazioni fondiarie danno fastidio perché (forse) sono più difficili da evadere. Per finire, caro Dottore: le contravvenzioni vanno pagate: dissuasive antidelinquenza stradale... Ma non siete mica voi, benpensanti punitivi, a richiedere sempre pene esemplari?

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