In una nota pubblicata oggi il SISA, Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti, si scaglia contro la decisione del Parlamento (49 sì, 22 no e 5 astensioni) di rendere lo studio del Salmo svizzero obbligatorio nelle scuole elementari e medie. Un testo abbastanza scriteriato, formulato in termini aggressivi di spiccato sapore sessantottardo, che fatalmente suscita il ricordo di quel “diritto all’illegalità” appartenente ai fasti antichi del PSA.
Poteva sembrare una semplice boutade, uno scherzo, ma ieri il Gran Consiglio ha davvero accolto l’obbligo dello studio dell’inno nazionale nelle scuole ticinesi. Il sapore è quello dei momenti più bui del secolo scorso, in cui era prassi comune dover fare leva su orpelli nazionalistici, mitologici, smaccatamente indottrinanti, allo scopo di mantenere il consenso interno delle nazioni. La Svizzera è un paese così debole e in difficoltà da dover saldare il consenso attorno all’ordine costituito, attraverso l’imposizione del Salmo Svizzero alle ragazze e ai ragazzi nella scuola pubblica? Proprio in quel fondamentale luogo in cui dovrebbe invece essere sviluppato il senso critico, anche nei confronti del proprio paese, e a beneficio dello stesso?
Questo è uno sberleffo alla scuola pubblica e nei confronti dei veri problemi dei cittadini. A una scuola pubblica, che attualmente soffre di forti carenze nell’ambito dell’edilizia scolastica, con edifici fatiscenti che ormai non si contano più; in cui il sostegno pedagogico e le lezioni di recupero diventano di anno in anno cosa più rara; in cui le grandi lobby private mettono sempre più il naso, orientando i programmi studiati dai giovani, facendone carne da macello a basso costo per il mercato del lavoro. Una scuola pubblica alla quale, come se non bastasse, vengono anche sottratte, ormai da 20 anni, le risorse finanziarie necessarie per poter progredire.
Ai cittadini, di oggi e del futuro, ai quali la maggioranza del Gran Consiglio ritiene di dover inculcare l’affetto per il proprio paese imponendo una litania clericale qual’è il Salmo di Zwyssig, in un’istituzione, la scuola, che da 200 anni vanta giustamente una connotazione laica. Come se i valori fondanti della società fossero questi: e il tutto mentre il paese reale chiede risposte a problematiche concrete, a partire dalle questioni del lavoro.
Il SISA di fronte alla natura fortemente ambigua e alla vuotezza di una simile imposizione – frutto di una discutibile operazione di basso marketing politico – invita caldamente i docenti a boicottare l’obbligo sancito dal Gran Consiglio, e a proseguire regolarmente con l’impartimento della didattica.
SISA
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