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Premi LAMal pagati in eccesso: nuova violenza contro il Ticino? – di Lorenzo Quadri

Risarcire tutto!

Pubblichiamo con piacere questo articolo dell’amico Lorenzo Quadri, non senza permetterci (visto che siamo in casa nostra) di sollevare un interrogativo. Visto che i pagamenti in eccesso sono incominciati nel 1996, come mai ci sono voluti 17 anni per accorgersi dell’increscioso fatto?


La questione del rimborso dei premi di cassa malati pagati in esubero da alcuni Cantoni, tra cui il Ticino, tornerà presto (il due maggio) sui banchi della Commissione della Sicurezza sociale e della Sanità del Consiglio degli Stati. Ovvero, la stessa Commissione che aveva in precedenza rifiutato di entrare in materia per poi vedersi costretta a ritornare sui propri passi a seguito di una sollevazione massiccia dei Cantoni che hanno pagato troppo.

Per gli assicurati di questi Cantoni, al danno si aggiunge la beffa. Infatti, oltre ad aver pagato premi gonfiati, sono stati tacciati di essere degli spreconi. Invece, con i loro soldi, compensavano chi pagava troppo poco, e passava pure per virtuoso.

La questione è molto semplice: chi ha pagato troppo deve venire risarcito. Non parzialmente, ma per intero. Negare, a suon di votazioni a maggioranza (perché sono più i Cantoni che “hanno avuto” rispetto a quelli che “hanno dato”) il giusto rimborso significa voler mettere a dura prova il federalismo. Una strada che può rivelarsi pericolosa. Soprattutto quando tra chi deve venire risarcito c’è chi già subisce, e con durezza, le conseguenze di scelte imposte da altri. Ad esempio, tanto per restare in tema, la libera circolazione delle persone dei cui disastri tanto si è sentito parlare prima del 14 aprile: vedremo quanti continueranno ad occuparsi del tema anche dopo. Oppure il progressivo smantellamento della piazza finanziaria, svenduta senza nemmeno opporre resistenza alle pretese di paesi stranieri ostili o di organizzazioni sovranazionali non elette da nessuno. Sono, queste, solo alcune delle situazioni imposte al nostro Cantone, contro la sua volontà, che contribuiscono ad impoverire il cittadino ticinese e che non possono essere dimenticate quando si parla di temi federali.

Dal 1996 al 2012, i Ticinesi hanno pagato 400 milioni di Fr di premi di cassa malati di troppo. La cifra, già stellare, è ulteriormente cresciuta anche dopo tale data. Ci sono, per questo, dei precisi responsabili: casse malati, Ufficio federale che anno dopo anno ha sempre approvato i premi, Parlamento che non è intervenuto sulle basi legali deficitarie. Perché, in fondo, alla maggioranza stava bene che una minoranza pagasse più del dovuto.

Sulle modalità di restituzione del maltolto si può disquisire. La migliore è quella proposta dall’ex capo dell’Ufficio assicurazione malattia Bruno Cereghetti: premi di cassa malati bloccati per i Cantoni da risarcire fino ad esaurimento del credito.

Al cittadino in arretrato col pagamento di una tassa o di una bolletta, non si fa pagare un settimo del debito  – e il resto in dimenticatoio. Anzi, si pretendono anche gli interessi di mora. A meno che il debitore sia in bancarotta, ciò che non è il caso né delle casse malati, né dei Cantoni che hanno ricevuto.

Quindi, non è possibile che il Ticino si dichiari soddisfatto di un rimborso di 60 milioni quando all’appello ne mancano oltre 400.

Se al Ticino (come pure agli altri Cantoni che hanno pagato troppo) verrà imposto, ancora una volta a suon di maggioranze, di accettare il “contentino”, si tratterà – bisogna dirlo forte e  chiaro – non già di un gesto di giustizia, ché questa presuppone una restituzione integrale, bensì dell’ennesima violenza ai nostri danni.

Questa poco edificante vicenda evidenzia costituisce una macchia aggiuntiva sulla “fedina” della LAMal:  evidenzia quindi ulteriormente la necessità di passare ad una cassa malati unica e pubblica.


Lorenzo Quadri, consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi

Relatore

View Comments

  • Tutto perfetto, e secondo me anche la questione posta del Prof è vagliata implicitamente.
    "Perché, in fondo, alla maggioranza stava bene che una minoranza pagasse più del dovuto."

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