Il Gran Consiglio ticinese intende arginare la desolante realtà della violenza fra i giovani e martedì ha approvato un piano che di fatto evade una mozione presentata cinque anni fa dal socialista Manuele Bertoli e ripresa dalla sua collega di partito Pelin Kandemir Bortoli.

La violenza giovanile chiama in causa le istituzioni, la scuola, gli operato­ri sociali, le famiglie e tutta la società, scrive oggi il Corriere del Ticino : “Per far fronte al fenome­no della violenza giovanile bisogna lavo­rare su più ambiti: educazione, sensibi­lizzazione, prevenzione, misure di soste­gno (…) La mozione … chiedeva al Governo un piano di azione cantonale con un monitoraggio del fenomeno, interventi in tempi brevi sui gruppi a rischio, contenimento dei casi problematici conosciuti e pene e misure educative.
Il Governo aveva allo­ra creato un gruppo operativo di coordi­namento che aveva individuato 34 misure per prevenire e contenere il fenomeno. Gran parte di esse, negli ultimi cinque anni, sono già state messe in atto e realizzate dal Cantone, altre sono attualmente in fase di valutazione.

Tra queste c’è il centro educativo di pron­ta accoglienza e osservazione per giovani tra i 12 e i 18 anni.
… Una misura ritenuta da più parti urgente visto che in Ticino ancora manca una struttura del genere. “Se esiste la violenza giovanile è per­ché esiste una violenza all’interno della nostra società – ha messo in evidenza Fa­bio Bacchetta Cattori (PPD).
Non basta sviluppare azioni repressi­ve per arginare il fenomeno, sono necessarie misure di prevenzione e di educazione: un approccio globale con una visione di continuità e di co­stante miglioramento.”