Prosegue a Sondrio il processo a Ezio Gatti e Ruslan Cojocaru, rispettivamente presunti mandante e esecutore materiale dell’omicidio dell’imprenditore poschiavino Gianpiero Ferrari e di sua moglie Gabriella, uccisi nella loro azienda di Brusio il 21 novembre 2010.
Chiamato a testimoniare, nell’aula del tribunale, il Maresciallo Marcello Armanini ha raccontato come avesse pedinato per mesi Gatti e Cojocaru, piazzando cimici nelle auto e in casa, intercettando migliaia di telefonate dal marzo 2011 – quando i magistrati italiani avevano puntato l’attenzione su Gatti – sino al settembre 2011, quando i due uomini erano stati arrestati.
Mentre proseguivano le indagini, gli inquirenti si convincevano sempre più che Gatti volesse sopprimere il moldavo, divenuto un testimone scomodo.
Secondo l’accusa, Ezio Gatti voleva sbarazzarsi di Cojocaru e per questo lo avrebbe invitato a fare un viaggio in Sardegna.
Cojocaru insisteva con le richieste di denaro e chiamava Gatti anche sui telefoni cellulari “puliti”, compromettendo la circospezione che aveva caratterizzato i loro contatti.
Il sospetto ai carabinieri era giunto quando intercettano Cojocaru che diceva al padre che si sarebbe allontanato qualche giorno, che presto avrebbe portato dei soldi.
“Se i due si fossero imbarcati per Olbia – ha riferito Armanini – avevamo l’ordine di catturarli, ma quel viaggio Cojocaru non lo fece e le manette sono scattate solo dopo alcune settimane.”
(Fonte : Il Giorno.it)
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