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Ma dobbiamo fare un muro contro Milano? – di Sergio Roic

Il sindaco Pisapia sarà a Lugano oggi, mercoledì 20 marzo


La globalizzazione c’è. E crea disagio e paure. Negli scorsi anni, alcune importanti sicurezze dei ticinesi sono venute meno: la prosperità diffusa e un lavoro garantito e ben remunerato. Una parte politica, e poi un intero blocco sociale, hanno demonizzato l’Italia, la Lombardia, Milano sostenendo che venivamo attaccati e invasi dai frontalieri. La demonizzazione ha fatto in modo che in Ticino e a Lugano fosse edificato un muro simbolico –qualcuno voleva persino costruire un vero e proprio muro di mattoni, alto 4 metri –, un muro di incomprensione che porta solo svantaggi ai ticinesi.

Dimenticando che sono anzitutto taluni imprenditori ticinesi – non tutti, per fortuna – che assumono i frontalieri con salari più bassi per ridurre le paghe a tutti. Gli stessi imprenditori che non vogliono saperne di contratti collettivi e salari minimi che mirano invece a mitigare la lotta fra i “poveri” e ridare dignità a tutti.

La demonizzazione della controparte italiana- vero capro espiatorio di chi si illude di potersi salvare in una sorta di Isola Ticino – ci impedisce di capire che è con la collaborazione, oggi, che il Ticino e Lugano possono trovare veri vantaggi. Più avremo paura, meno collaboreremo sulla frontiera. E meno riusciremo a salvarci dagli effetti della globalizzazione e da chi vi lucra. La soluzione sta nella collaborazione, per affrontare e trovare soluzioni concrete sui temi dei frontalieri, ma anche per la piazza finanziaria, per i trasporti, per la salvaguardia dell’ambiente.

Mercoledì arriva a Lugano il sindaco di Milano, Pisapia. Parlerà di Expo 2015 e delle numerose opportunità che Lugano potrà ricavare da questo evento. Milano è il motore dello sviluppo a Sud delle Alpi e lo snodo principale di produttività e reti verso il bacino mediterraneo e oltre. Anche se oggi dobbiamo constatare l’enorme incertezza politica che vi regna, l’Italia è il secondo partner economico della Svizzera. Sottostimare o, addirittura, ignorare e combattere il principale partner economico del Ticino e di Lugano sarebbe suicida, visti anche i numerosi nuovi arrivi di aziende italiane in Ticino, che devono trovare le condizioni quadro adatte, nel rispetto delle condizioni dei lavoratori residenti.

Finora, si è preferito gridare al lupo, promuovendo il timore e la rassegnazione, rifuggendo le soluzioni concrete che non avrebbero più consentito di lucrare sui voti impauriti dei ticinesi e dei luganesi. La paura, e chi la fomenta, è sempre cattiva consigliera. Invece, l’unica soluzione per combattere gli effetti perversi della globalizzazione è di riprenderci in mano il nostro destino.

Sergio Roic, candidato del PS al Municipio di Lugano 

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Relatore

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  • Ho avuto modo di parlare personalmente con un dipendente di una ditta italiana che si é installata in Ticino! Risultato: mal pagato e trattato pure male!

  • Le uniche aziende che possono trasferirsi in Ticino sono quelle che non fanno affari nella penisola, altrimenti si trovano confrontati con un ostracismo burocratico che sarebbe capace di esasperare con vessazioni pure Gandhi.

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