La terza economia della Zona euro, l’Italia, è al limite dell’asfissia. Due settimane dopo le elezioni legislative, che hanno fatto piombare il paese nell’incertezza, l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti e il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, hanno chiesto un intervento urgente per evitare la minaccia del credit crunch.
Credit crunch è il termine che indica il peggioramento o il calo dell’offerta del credito, ad esempio con le banche che alzano i tassi di interesse, chiudendo così l’accesso al credito per una larga fascia di persone.
Presentando un rapporto di Confindustria che sottolinea la situazione critica di almeno un terzo delle imprese italiane colpite da liquidità insufficiente, Conti e Bernabè chiedono misure rapide per sbloccare la situazione.
“La mancanza di liquidità soffoca l’economia italiana. Il paese deve intervenire rapidamente per iniettare finanziamenti nel settore economico – ha dichiarato Bernabè in un’intervista su SkyTG24.
L’azienda che presiede, Telecom Italia, ha annunciato per il 2012 una perdita netta di 1.6 miliardi di euro. Franco Bernabè ritiene che oltre agli strumenti a disposizione della Banca centrale europea, la Banca d’Italia potrebbe “fare più di quel che ha fatto sinora, in quanto senza liquidità le aziende muoiono.”
L’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, che è anche vice presidente di Confindustria, ha lanciato l’allarme in un’intervista sul quotidiano economico Il Sole 24 Ore, chiedendo il pagamento immediato dei 48 miliardi di euro di arretrati di debiti commerciali che l’amministrazione pubblica ha verso il settore privato.
A suo dire, questo rimborso non intaccherebbe la credibilità degli impegni europei dell’Italia in materia di gestione dei conti pubblici, in quanto i mercati hanno già anticipato questa manovra contabile.
Italia a rischio paralisi
Confindustria ha pubblicato di recente uno studio che attesta un netto deterioramento in Italia della situazione del credito. L’Italia si trova confrontata al rischio di una terza ondata di credit crunch, dopo quelle del 2007-2009 e 2011-2012, con circa un terzo delle aziende che hanno liquidità insufficiente rispetto alle esigenze operative. Le banche diventano sempre più selettive e alzano all’inverosimile i tassi di interesse (4.4% per i crediti alle piccole imprese).
All’indomani della decisione dell’agenzia di rating Fitch Ratings di declassare la nota dell’Italia da A- (qualità media) a BBB+ (qualità medio bassa) e con prospettiva negativa, gli interventi di Conti e Bernabè traducono bene il nervosismo crescente degli ambienti industriali di fronte ai rischi di paralisi e di blocco istituzionale.
Anche se sin qui il downgrade di Fitch Ratings ha avuto un impatto relativamente limitato, la situazione potrebbe cambiare se anche l’agenzia di rating Moody’s decidesse di declassare l’Italia entro la fine di aprile.
(Fonte : Les Echos.fr)
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