Le truppe sudcoreane e quelle statunitensi – per un totale di 13’500 soldati – hanno iniziato lunedì 11 marzo le manovre militari congiunte annuali, nonostante le minacce proferite nei giorni scorsi dal governo della Corea del Nord, che ha evocato il ricorso all’arma nucleare e la rottura dell’armistizio.

Le esercitazioni militari seguono di qualche giorno la decisione da parte delle Nazioni Unite di nuove sanzioni contro la Corea del Nord, dopo il test nucleare condotto a febbraio.
In risposta, la Corea del Nord ha tagliato la “linea rossa”, il collegamento telefonico d’emergenza che attraversa il villaggio di tregua di Panmunjom, istituita per affrontare sviluppi improvvisi lungo la zona demilitarizzata che separa le due Coree.
Inoltre, in risposta all’avvio delle manovre militari congiunte tra Washington e Seul il governo di Pyongyang ha decretato nullo da subito l’armistizio del 1953 con la Corea del Sud.

L’armistizio firmato nel luglio 1953 mise fine alla guerra fra le due Coree, iniziata nel 1950 e sino ad oggi era l’unico testo che sanciva la tregua militare tra i due paesi, in assenza di un trattato di pace.

Firmato dal generale nordcoreano Nam Il e dal generale statunitense William Harrison, l’armistizio prevedeva la sospensione di tutte le attività militari belliche; la creazione di un’area smilitarizzata di 4 km lungo il confine tra Nord e Sud all’altezza del 38esimo parallelo; un meccanismo per lo scambio e il trasferimento dei prigionieri di guerra; l’impegno di entrambe le parti a non porre in essere nessun tipo di azione ostile dall’interno o contro la zona smilitarizzata e l’impegno (mai concretizzato) a trasformare l’armistizio in un vero e proprio trattato di pace.