Ho sempre tenuto sott’occhio la questione del ritorno dell’orso nelle nostre contrade per un semplicissimo principio di precauzione. Mi piace girare nelle nostre montagne a raccogliere funghi, castagne o bacche o anche solo per fare una passeggiata nella natura.
Constatando distrattamente che i beni delle mie mire sono anche nelle mire (favorite) di un plantigrado, ed io stesso potrei finire all’occasione nella sua dieta, ho subito cercato di informarmi sul comportamento da tenere in sua presenza.
Informazione, a mio modo di vedere, tutt’altro che trascurabile.
Sebbene ritenga che i plantigradi siano degli animali maestosi e splendidi e mi piacerebbe vederli nella (nostra) natura (a distanza di sicurezza), ho nutrito qualche dubbio fin dall’inizio del progetto di reintroduzione.
Dubbi di ordine pratico, e perdonatemi la franchezza, soprattutto sui promotori dell’iniziativa: l’Italia e gli italiani.
Facili alla grande emozione pubblica, plateale sull’onda della quale si lanciano in immediate struggenti iniziative, subito dimenticate e trascurate poi. Come in tutta questa faccenda. Ho lasciato un po’ chetare le acque per affrontare con un minimo di distacco la questione.
Dal 1999 al 2002 sono stati reintrodotti in Trentino una decina di esemplari di orso bruno provenienti dalla Slovenia.
La popolazione da allora prospera e se ne dipartono sempre più di frequente i giovani maschi (meno stanziali che le femmine) che raggiungono Svizzera, Austria ed anche Germania.
Ovviamente questo fatto ha messo sul chi vive le autorità dei paesi limitrofi che, insieme all’Italia, hanno concordato un programma comune.
Da qui la famosa Strategia Orso Svizzera di cui si è molto parlato (e molto superficialmente) nei giorni scorsi.
Le autorità competenti, in primis l’Ufficio Federale dell’Ambiente dal cui sito traggo informazioni, non ci hanno messo molto per porre l’accento sul nocciolo della questione: la convivenza con l’uomo.
Mica per nulla estinguemmo l’orso all’inizio del secolo scorso; era un concorrente oltre che un predatore (ed una preda) di grossa taglia.
Il problema nasce quando orso ed uomo concorrono per lo stesso territorio. La convivenza è impossibile visto che l’orso in libertà rappresenta sempre una potenziale minaccia poco prevedibile.
L’orso deve, per la sua stessa incolumità futura, tenersi discosto ed interferire al minimo con le attività umane. Qualche pecora o arnia assolata in tempi grami (ma anche non) la possiamo anche risarcire, ma non possiamo tollerare una spada di Damocle sulla nostra testa.
Diventa quindi rilevante il suo comportamento, che le autorità (anche quelle italiane) classificano come:
• discreto: si comporta in modo non appariscente, vive ritirato ed evita le zone abitate;
• problematico: provoca danni, non è molto schivo nei confronti dell’uomo. Nel limite del possibile, è pertanto munito di un radiocollare e dissuaso in modo mirato;
• pericoloso: gli orsi pericolosi non hanno nessuna paura delle zone abitate e dell’uomo, malgrado molteplici azioni di dissuasione, oppure aggrediscono direttamente l’uomo. Sono pertanto abbattuti oppure narcotizzati e addormentati per motivi di sicurezza.
Dei primi non abbiamo notizie o molto poche vista la loro stessa natura e se dovessero attaccare direttamente l’uomo sarebbe probabilmente perché quest’ultimo se l’è proprio andata a cercare disturbandoli nel loro territorio o in un contesto topico.
Quelli problematici non aggrediscono (ancora) l’uomo, ma sono portati a non averne un sacro timore come noi vorremmo.
Sono impavidi, spavaldi, abituati ad averci a che fare. La dissuasione mirata citata sopra sono fior di botti e pallettoni di gomma.
Infine quelli pericolosi sono quelli che resistono imperterriti alla pioggia di pallettoni, ripetendo continuamente l’approccio, o che sussidiariamente nelle loro scorribande aggrediscono fisicamente qualcuno.
Se dovesse effettivamente accadere un’aggressione e ci scappasse il ferito o il morto, sarebbero pochi quelli che non attaccherebbero le autorità per la loro inerzia nel toglierlo di mezzo.
Colpisce l’ultima frase, quella delle contromisure.
Cosa significa “narcotizzati ed addormentati”? Per noi significa un sonno eterno, per gli italiani il risveglio in un recinto ed una detenzione a vita.
M13 era già stato classificato come problematico in Italia, la sua seconda possibilità l’ha avuta qui da noi. Quando ha scalato le classifiche ed è diventato pericoloso perché non più dissuadibile è stato abbattuto.
Se non sbaglio… e due. Dalla reintroduzione nel Trentino dell’orso bruno varie volte degli esemplari sono giunti fino da noi.
M13 non è il primo orso arrivato qui nel suo girovagare, e non è nemmeno il primo che qui ci ha lasciato la pelle.
Chi si ricorda di JJ3? Abbattuto sempre in Grigioni il 14 aprile 2008. O il fratello JJ2 “Lumpaz”? Steso in Baviera il 26 giugno 2006. O del primogenito di Jurka e Jelo, JJ1 “Bruno”, scomparso e presumibilmente disperso? O della loro madre Jurka, dapprima catturata e detenuta in Italia, poi spostata in un parco alternativo in Germania (comunque uno zoo)?
Ed anche in questi parchi la vita è tutt’altro che rose e fiori.
Lo stesso giorno della morte di M13 un orso di 4 anni in uno di questi parchi svizzeri ha dovuto essere soppresso perché troppo pericoloso per i suoi due fratellini appena nati.
Emblematico il fatto che tutti i figli di Jurka abbiano, presumibilmente, fatto una brutta fine. Già la madre era un orso problematico perché molto impavido e questa caratteristica l’ha evidentemente passata a tutta la prole.
Per il resto gli orsi citati non sono gli unici ad aver calpestato il patrio suolo negli ultimi anni, sono solo quelli che hanno causato problemi. Gli altri, quelli discreti, hanno fatto poco parlare di loro, com’è giusto che sia.
Ma ben difficilmente questi possono essere “mediatizzati” ed accattivare gran parte della popolazione. Situazione da Far West… gli unici ad avere ritratti e ad essere pubblicizzati erano i ricercati.
È perché gli orsi (discreti) non siano malaccetti in futuro che dobbiamo occuparci tempestivamente ed inflessibilmente di quelli problematici o pericolosi.
Potremmo fare come gli italiani e farlo imprigionare da qualcuno, prima pontificando poi lavandosene le mani; oppure, a malincuore, prendere le decisioni che s’impongono ed avere il coraggio e la determinazione di portarle avanti fino all’estremo. Questo le nostre autorità lo hanno capito. Altro che spendersi in lamenti come prefiche.
Le reazioni all’abbattimento non potevano mancare. La rete è un posto formidabile, peccato che nella comodità delle nostre connessioni dimentichiamo troppo facilmente cosa significhi convivere con un predatore di grossa taglia come l’orso.
Comodo spendersi di solidarietà dietro una scrivania. Meno facile per chi gira nelle contrade frequentate dall’orso, magari la notte ed a piedi.
Non è un tenero peluche, ma un plantigrado in carne ed ossa ed artigli. L’orso è bello da ammirare, ma chiunque, confrontato con un predatore così possente, si piglia un colpo, figuratevi poi quando ad essere minacciato è uno dei nostri congiunti. La solita risposta NIMBY della società.
Il peggio è che M13 anche da morto è sfruttato dal populismo di alcune persone e mi disgusta che l’orso si sia fatto più amici da morto che da vivo.
Non da ultima l’uscita prettamente preelettorale e populistica dell’ex ministro per gli esteri Frattini.
A proposito dell’Italia.
M13 è giunto in casa nostra non solo attratto dal panorama e dal vasto territorio, ma anche perché avendo già dimostrato il suo comportamento spavaldo era stato abbondantemente irrorato di pallettoni di gomma dissuasivi dai forestali italiani.
Non a caso l’Italia non lo rivoleva. Loro avrebbero potuto solo rinchiuderlo, non avendo il pragmatismo per abbatterlo. Che ce lo abbiano sospinto qua a forza di pallettoni nel sedere fino a quando non ha varcato il confine? Non lo sapremo mai.
Infine nessuno riflette sul fatto che eliminare un essere vivente può essere un atto necessario, dovuto per quanto doloroso e triste, ma imprigionarlo a vita senza alcun’altra prospettiva futura è un’offesa alla sua dignità e di riflesso anche alla nostra, ridotti a biechi carcerieri.
Ma bisogna avere le palle per fuggire situazioni di comodo!
malatempora
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scusate...
test
orse é meglio che ti documenti bene prima di sparare sciocchezze a vanvera
Gentile malatempora,
le falsità da lei elencate in questo sproloquio sono innumerevoli.
Gliene faccio notare solo alcune:
1- Prima dell'abbattimento di M13 "Orso pericoloso" era soltanto quello che aveva comportamenti aggressivi verso l'uomo, l'orso che si avvicinava senza timore e ripetutamente ai centri abitati era semplicemente "problematico" e non soggetto, neanche per la legge svizzera, all'abbattimento.
2- L'Italia non è mai stata interpellata per riprendersi M13 e non ha dunque mai rifiutato di riprenderselo.
3- Se gli svizzeri, buoni e bravi e tanto ben intenzionati, hanno effettuato un'adeguata strategia di dissuasione, alla quale il problematico M13 non ha risposto, come mai è emigrato in Valposchiavo, fuggendo "a forza di apllettoni nel sedere". Forse voi eravate troppo buoni e glieli sparavate troppo piano?
4- Come mai se gli italiani sono solo facili agli entusiasmi e in realtà, una volta messi a contatto con l'orso, l'hanno subito sbolognato agli svizzeri, hanno una florida popolazione di orsi (oltre che in Trentino) in Abruzzo, dove la popolazione convive con gioia e senza problemi con i plantigradi, accumulando addirittura mele e patate per accogliere gli orsi dopo il letargo invernale?
Per cortesia, desidererei una risposta.
Grazie
Raffaello
A cortesia, con cortesia rispondo.
1. L'orso M13 non era più problematico. È stato classifcato come pericoloso da una decisione della commissione congiunta federale e cantonale. E questo ne ha decretato l'abbattimento, come da strategia.
2. Vige un tacito accordo tra i forestali delle nazioni coinvolte: "Non si sbolognano gli orsi problematici". Per la ragione che è appunto il comportamento a renderli tali, comportamento che non perderanno certamente se deportati, ma ripeteranno come appreso spostando unicamente il problema.
3. Ipotesi la mia (che ce lo abbiano spedito). Ammetto provocatoria.
4. Ammetto che non sapevo li foraggiassero pure, in palese spregio delle raccomandazioni degli stati limitrofi. Paradossi. Anche pericolosi (per gli orsi) visto che la vicenda Jurka docet.
La reintroduzione dell'orso nelle alpi centro-orientali è navigazione a vista, si apprende in corso d'opera, ed alcune lezioni sono amare e dure anche per il corpo forestale che le trae (abbattimento). Si chiede consiglio agli sloveni, che con l'orso ci convivono da sempre, per accorgersi che le soluzioni da loro attuate (possono permetterselo viste le dimensioni della popolazione di plantigradi) con un orso troppo problematico sono molto spicce. Praticamente inattuabili per chi mira ad un incremento di una popolazione di per sé molto ridotta.
Cercare di aiutarli nel momento del bisogno (all'uscita del letargo) può sembrare un'azione sensata ma purtroppo favorisce il comportamento più pericoloso per l'orso stesso: la fiducia negli umani.
Peggio ancora: le femmine sono abbastanza stanziali ed i vecchi maschi pure. Che migrano sono i giovani orsi maschi alla ricerca di un proprio territorio. L'esperienza con Jurka ha appunto insegnato che le femmine, in quanto prime insegnanti della prole, necessitano di una dissuasione ancora più inflessibile. Se non lo fai subito, lo paghi amaramente dopo.
Mi sembra che l'accusa implicita nei commenti sia che difetto di cuore, morale ed etica. L'analisi spassionata della questione non dice ancora nulla sulla mia etica, di cui ritengo di essere abbondantemente provvisto.
A me l'orso piace, come la maggior parte degli organismi del regno animale e vegetale, ma non mi aspetto che sia provvisto di etica (lui). L'orso fa semplicemente l'orso. Siamo noi che non dobbiamo indurre in tentazione ed ogni abbattimento (o reclusione) afferma a lettere di fuoco la nostra sconfitta, la nostra inadeguatezza. Non affermerò comunque mai che la vita di un orso ha la precedenza sull'incolumità e sulla vita di un qualsiasi essere umano per il semplice fatto che appartengo a quest'ultima specie e l'etica che posseggo si applica in priorità ai suoi esponenti.
In tutta questa vicenda quello che ha tutta la mia solidarietà è il forestale che l'ha abbattuto. Ha avuto un ordine e l'ha eseguito a malincuore. Avrebbe preferito seguirlo a tempo indeterminato e sicuramente ora si rimprovera di non averlo dissuaso di più o meglio.
Vogliamo l'orso? Bene, plaudo, ma allora prepariamoci non solo fisicamente ma anche psicologicamente. È una nostra scelta ed una nostra responsabilità.
Ma finiamola di pensare che le autorità che osservano la faccenda siano composte da barbari sanguinari dal grilletto facile.
(Nel noi ci sono anch'io e non come plurale majestatis)
Per l'alimentazione di origine antropica:
"E’ importante ricordare che è assolutamente negativo e pericoloso sia per l’uomo che per l’orso cercare di attirare quest’ultimo con esche alimentari allo scopo di osservarlo, fotografarlo o filmarlo. Questa pratica è vietata dalla legge e come tale sanzionabile. Con questa pratica il plantigrado perde il timore nei confronti dell’uomo, associando anzi la presenza umana alla possibilità di reperire cibo in modo facile. In rari casi succede anche che questi comportamenti siano effettuati in buona fede, nella convinzione di “aiutare” gli orsi. Deve essere chiaro invece che alla lunga questi atteggiamenti finiranno col nuocere gravemente sia al singolo animale sia alla popolazione intera. Un orso che perda il timore verso l’uomo, che si avvicini a fonte di cibo di origine antropica mostrando una sorta di dipendenza, alla lunga verrà catturato e rinchiuso in cattività, nella migliore delle ipotesi, o addirittura abbattuto."
Per la documentazione:
L'orso in Trentino
Ufficio federale dell'ambiente
Il passaggio sopra è tratto dal primo sito, mica dal secondo...
Gentile malatempora, devo dire che la sua risposta mi è piaciuta. Si è espresso più chiaramente (o forse sono io che ho capito meglio!) ed ho compreso che lei ha una buona conoscenza di quello di cui sta parlando e che non ha un'avversione aprioristica contro l'orso. Inoltre ho apprezzato che mi abbia risposto con precisione e cortesia. Non abbiamo lo stesso punto di vista, perchè io rimango convinto che M13 non fosse da abbattere, ciononostante la rispetto come avversario di valore. Infine condivido le sue conclusioni: "Vogliamo l'orso? Bene, plaudo, ma allora prepariamoci non solo fisicamente ma anche psicologicamente. È una nostra scelta ed una nostra responsabilità.". Su questo sono profondamente d'accordo. Soprattutto andrebbe promossa un'educazione della popolazione, che non conosce gli orsi e li teme anche a sproposito, senza sapere come comportarsi. Mi rimane il dubbio, ne confronti delle autorità che hanno deciso per l'abbattimento di JJ3, di M13, del lupo in Val Bregaglia qualche anno fa: non c'entrerà forse che è meno costoso abbattere un animale che promuovere una politica di educazione delle popolazioni conivolte, di risarcimento dei danni causati dagli animali, di messa in sicurezza di zone a rischio, di costante e attento montoraggio?
La ringrazio. E' stato un confronto interessante.
Buona sera!
Una piccola riflessione che esce un pò dagli schemi, visto che spesso un difetto comune a chi commenta una notizia o riflette su un problema è quello di non aprire gli occhi su una realtà più ampia.
1. È interessante pensare che un plantigrado che per ora (visto l'elenco che ho letto in questo articolo) non ha ancora ucciso nessuno passeggiando per i boschi sia pericoloso o perlomeno più pericoloso di un cacciatore che, con tutti i diritti, va a caccia nei boschi e che però qualche morto, tra esseri umani, l'ha già fatto. La domanda che sorge è: In questo caso, con quale criterio l'orso è da considerarsi più pericoloso di un uomo armato?
http://www.tio.ch/News/420376/Cacciatore-uccide-cercatore-di-funghi-/
http://www.tio.ch/News/414903/Italia-cacciatore-spara-e-per-errore-uccide-compagno/
2. Cito dall'articolo: "Se dovesse effettivamente accadere un’aggressione e ci scappasse il ferito o il morto, sarebbero pochi quelli che non attaccherebbero le autorità per la loro inerzia nel toglierlo di mezzo. Colpisce l’ultima frase, quella delle contromisure.
Cosa significa “narcotizzati ed addormentati”? Per noi significa un sonno eterno, per gli italiani il risveglio in un recinto ed una detenzione a vita."
Si solleva un'altra questione che l'uomo (in Svizzera ma non in altri paesi del mondo) ha già affrontato e concluso: la pena di morte. È corretto applicarla anche per un orso (che ricordiamolo non ha né ferito né ucciso né commesso altri crimini gravi) ? Oppure bisognerebbe discuterne? Meglio la prigione o la morte? Purtroppo in questa questione l'orso, protagonista e vittima, non ha voce in capitolo. Senza colpa non ha potere né diritto di esprimersi e perciò si ritrova in balia della decisione dell'uomo, che in questo caso si pone al primo posto della gerarchia dei predatori e impone le sue decisioni.
È giusto considerare l'orso al pari dell'uomo perché entrambi sono esseri viventi (che tra l'altro hanno molto in comune biologicamente parlando) oppure uno dei due "conta" di più?
Io non ho risposte definitive, perché questo è un dibattito molto generale che forse non verrà mai concluso. Ma sono domande che bisogna porsi perché altrimenti, anche leggendo un articolo ben scritto come questo, si rischia, ad esempio, di dare per scontata la morte di un orso "pericoloso".
3. E da ultimo cito ancora dall'articolo: "Infine nessuno riflette sul fatto che eliminare un essere vivente può essere un atto necessario, dovuto per quanto doloroso e triste, ma imprigionarlo a vita senza alcun’altra prospettiva futura è un’offesa alla sua dignità e di riflesso anche alla nostra, ridotti a biechi carcerieri.
Ma bisogna avere le palle per fuggire situazioni di comodo! ".
Molti riflettono su cosa significa eliminare un essere vivente, ma forse non abbastanza riflettono sul fatto che siamo entrambi, orsi e uomini, esseri viventi. E allora leggendo quest'ultima frase direi che c'è da rabbrividire, se poniamo l'uomo come essere vivente in questione. Perché in Svizzera non uccidiamo chi uccide o chi ferisce altri? Perché in Svizzera non chiudiamo in prigione a vita chi possiede armi e le usa contro i suoi simili ferendoli o uccidendoli? Domande provocatorie, che però mostrano una certa esagerazione in quest'ultima frase dell'articolo, visto che è bene ricordarlo, in Svizzera l'uomo ha ucciso e continua a uccidere i suoi simili, lo fanno uomini considerati pericolosi e lo fanno uomini considerati normali.
Inizialmente l'ultima frase può sembrare una bella frase, quasi come "meglio morire in piedi che vivere in ginocchio". Ma la realtà è che l'orso, a differenza di noi uomini che ci siamo creati una società dove esiste la prigione e dove esiste la pena di morte, nasce e vive libero. E non c'è nessuno, nemmeno l'uomo, che ha il diritto di dire che la morte è migliore alla prigione per esso, dimenticando cos'è la libertà e dando per scontato che ormai l'orso non l'abbia più per definizione. Ecco un'offesa alla sua dignità.
Siamo tutti d'accordo nel considerare l'orso come un predatore e quindi un potenziale concorrente e un potenziale pericolo. Ma passare a dare per scontate altre misure e considerazioni più filosofiche su quanti diritti abbia come essere vivente, non è affatto il modo giusto per discutere di una convivenza delle due specie. La questione rimane aperta, nella speranza che presto giungeremo a una soluzione più "umana" rispetto all'abbattimento.
"È giusto considerare l'orso al pari dell'uomo perché entrambi sono esseri viventi (che tra l'altro hanno molto in comune biologicamente parlando) oppure uno dei due "conta" di più?"
Volevo rispondere punto per punto ma poi hoi trovato questa frase che riassume il tutto. Emblematica per il termine iniziale. Posso solo rispondere con una citazione che ricordo per quanto non ne ricordi la fonte: La giustizia è umana, tutta umana, nient'altro che umana; è farle torto volerla ricondurre a qualcosa di precedente o superiore all'umanità.
Perchè la nostra etica diventa legge o addirittura fatti? Ovviamente perché siamo i predatori predominanti, su questo non ci piove.
Perché non trattiamo gli orsi come gli umani? Perché non lo sono.
L'abbattimento dell'orso non è una punizione. Non ha lo scopo di vendicare né di redimere. È una misura di cautela.
La pericolosità dell'orso non deriva, come quella dell'uomo, dalla volontà di nuocere ad altri. È perfettamente ingenuo. La pericolosità dell'orso deriva dal suo naturalissimo opportunismo, dal fatto che sia portato a cogliere l'occasione che si presenta.
Siamo noi che gli lasciamo l'occasione, che induciamo in tentazione? Certamente, ma non possiamo evitarle tutte.
Come risposta devo ammettere che è molto, forse troppo, antropocentrica. Posso consigliarti di leggere alcuni libri che trattano di giustizia animale. Quel tipo di giustizia, tra l'altro seppur non così articolata, anche presente in maniera molto simili tra esseri di altre specie.
Non ho né lo spazio né il tempo per trattarlo in dettaglio qui, ma ti consiglio due libri interessanti (scritti da biologi e scienziati, ricchi di citazioni scientifiche e esperienze verificate):
Giustizia selvaggia, la vita morale degli animali; di Marc Bekoff e Jessica Pierce
Second Nature: The inner lives of animals; di Jonathan Balcombe
Quindi, ripeto, la giustizia non è solo umana. Anzi, non siamo nemmeno stati i primi probabilmente che su questo pianeta ne abbiamo fatto uso. E non parlo di enti superiori o dei, ma di esseri viventi, animali perlopiù.
Ma allora, provocatoriamente ti chiedo, è giusto che la nostra etica diventi legge solo perché siamo predatori dominanti? Calcolando che essere definiti come tali potrebbe ricondursi solo al fatto che sappiamo uccidere meglio le altre specie, non che siamo dotati di intelligenza o senso della giustizia, perciò il nesso tra le due cose non sta molto in piedi.
Nessuno ha detto di trattare gli orsi come umani, ho dovuto ricorrere a dei paragoni per mostrare quello che abbiamo in comune: siamo entrambi esseri viventi. L'orso non è uomo e l'uomo non è orso, ma entrambi siamo esseri viventi. Quindi la questione non è perché non trattiamo l'orso come noi. Ma bensì come dovremmo trattare gli altri esseri viventi? C'è una gerarchia con dei gradini migliori nella classificazione delle specie?
Considerarsi una razza superiore solo perché siamo capaci di sterminare le altre specie (cosa peraltro non vera) non è un grande segno di intelligenza.
E sulle ultime frasi devo ammettere che si solleva una questione che credo vada al di là delle conoscenze di entrambi, forse nemmeno uno studioso del campo saprebbe rispondere. Però di alcune cose sono sicuro. E no, mi dispiace, la pericolosità dell'uomo non deriva dalla volontà di nuocere ad altri, non sempre, anzi, forse raramente. L'uomo è pericoloso perché egoista, menefreghista e ignorante per natura. L'uomo distrugge il suo pianeta a causa di scelte compiute da persone che non vogliono uccidere gli altri per volontà, non vogliono far morire di fame intere popolazioni. Ma vogliono dei vantaggi per loro stessi, sono quindi egoisti. E lo stesso esempio può esser fatto per le guerre, quasi tutte compiute e architettate da un piccolo gruppo di uomini che non ha la volontà di uccidere, ma vuole solo un profitto. Il fatto che poi uccide per esso è una conseguenza, ma non è ciò che lo spinge a farlo. Ecco perché le leggi e la giustizia, e lo dico con tristezza, non possono quasi nulla contro questi criminali. Non mi piace dirlo, ci sono uomini che sparano ad altri uomini, ma ci sono uomini che con un ordine a voce sterminano centinaia di migliaia di uomini. I primi hanno una pistola in mano e quasi sempre sono coscienti di quello che fanno e vogliono farlo, i secondi no, forse è già qualcosa se sanno delle conseguenze delle loro azioni, ma per il resto rimangono egoisti e insensibili.
L'uomo è molto particolare. È forse unico nel suo genere. Tanto capace di bontà infinita, quanto di infinita cattiveria.
No il punto 1. necessita ancora dei chiarimenti.
Da ciò che mi ricordo, l'ultimo incidente del genere in Svizzera è accaduto una decina di anni fa (in cui c'è scappato il morto). Gli articoli si riferiscono ad un fatto avvenuto oltreconfine, ed ammetto di non conoscere la legislazione in vigore. In CH per cacciare ci vuole una patente ed oso sperare che se stendi per sbaglio qualcuno (umano) in un bosco avrai qualche difficoltà a conservarla.
Comunque il paragone tra la pericolosità dei due non regge, per una questione di volontà. Oltretutto un omicidio, anche se colposo, viene punito (perché può esserlo) dalla nostra società.
1. Inizialmente lo avevo scritto ma poi mi son detto "vedrai che non andrà così, le persone che ti risponderanno considereranno gli uomini come tali e non come individui diversi perché appartenenti a nazioni diverse". Mi ero sbagliato. Sinceramente la mia riflessione va oltre i confini e i passaporti. Mi dispiace ma non posso prendere seriamente questa "critica".
Se stendi per sbaglio qualcuno ti tolgono la patente, ma il danno è fatto no? L'orso ha steso qualcuno? No, però ha pagato come se lo avesse fatto.
L'omicidio viene punito dalla nostra società, non l'ho messo in dubbio. Anche l'orso avrebbe pagato se avesse ucciso un essere umano. La mia domanda era un altra: perché l'orso, malgrado innocente viene addirittura eliminato, quando il cacciatore, altrettanto pericoloso (Seppur per natura diversa) non lo è (e intendo eliminato nel senso che non è piu presente, non che viene eliminato fisicamente)?
E se posso aggiungere altro, ti garantisco che l'uomo ha fatto molti più morti, volontariamente, tra i suoi simili e tra altri animali di qualunque altro animale sul pianeta. Abbiamo leggi, abbiamo società, abbiamo civiltà, ma non hanno ancora "guarito" la nostra natura, da sempre carica di odio e violenza e non credo lo faranno mai.