Se conoscete (e amate) la Civica… probabilmente andrete a votare – Intervista a Sergio Morisoli

Tempo di elezioni, febbre da elezioni. Se non altro a Lugano, Mendrisio e nelle Terre di Pedemonte. Sono in lizza vari e numerosi partiti; alcuni vecchi e ben conosciuti, altri nuovi, intenti a cercarsi la difficile via al consenso dell’elettore. Ai blocchi di partenza troviamo anche una presenza oscura, ingombrante e (giustamente) disamata: il “partito” del non-voto. Non è piccolo, questo partito, e si compone di quei cittadini che rinunciano spontaneamente a un loro diritto: quello di partecipare, ciascuno per una frazione, all’ordinamento della società. Li avrete già sentiti i loro argomenti (io mille volte): “Tanto (i capi, i potenti, i mena-torrone) fanno sempre quello che vogliono”. Siamo tentati di dar loro, in fondo, (qualche) ragione; però in sostanza hanno torto.

La Civica, questa dottrina del convivere democratico, dev’essere appresa ed amata sin dalla gioventù, dagli anni della scuola. E noi pensiamo che nella nostra piccola Repubblica (il cantone Ticino) l’insegnamento della Civica possa e debba essere migliorato. Intervistiamo oggi su questo tema il presidente di AreaLiberale Sergio Morisoli, fondatore di un partito che ha un solo anno di vita e tenta sulle rive del Ceresio la sua prima e difficile avventura elettorale. Un’intervista di Francesco De Maria.

Un discorso sulla Civica… Da dove incominciamo, dai 3 poteri?  … Al quale ormai, quasi automaticamente, viene aggiunto il quarto! Dalle grandi e fondamentali dichiarazioni storiche? Oppure dalle piccole contingenze del nostro vivere quotidiano in comunità?

Sergio Morisoli  Guardando oltre confine mi verrebbe da dire che occorre moltissima vigilanza per mantenere intatta la separazione dei poteri; è il fulcro del nostro benessere ancora prima delle misure economiche o di quelle sanitarie! Non dimentichiamo però che oggi c’è il quinto potere fortissimo. Il pericolo maggiore e gli attentati al nostro sistema provengono dalle pressioni fatte da organizzazioni con un potere coercitivo enorme anche se non elette democraticamente: ONU, Consiglio UE, Banche centrali, finanza mondiale, G8, G20 ecc..

Molto si parla dell’assenteismo del cittadino elettore, che in genere suscita disapprovazione e sconforto (ma poche idee sui possibili rimedi!). Una delle cause di questo disinteresse non può risiedere nell’ignoranza della Civica?

SM  Paradossalmente il cittadino non si interessa più di queste cose perché le dà per acquisite, erroneamente, per sempre. Un errore colossale, perché se i cittadini non si occupano di politica sarà la politica ad occuparsi di loro e non sempre in modo positivo.

Chi potrebbe  sfruttare (o chi ha già sfruttato) il vasto “partito” del non-voto?

SM  I grossi partiti sotto sotto sono felici che il “non voto” aumenta perché permette loro di governare con numeri minimi; quindi con poco sforzo e poca resistenza. Del resto meno del 10% della popolazione americana elegge il politico più potente del mondo.

Lei è in possesso di elementi sicuri per valutare l’attuale collocazione della Civica nelle nostre scuole, nelle medie e nei licei? Si ha l’impressione che lo status attuale si affidi un po’ troppo speranzosamente… alla buona volontà e allo zelo del docente.

SM  Mi pare che la civica sia vista come un compito in più che carica l’orario, e da farci entrare da qualche parte anziché una materia che dovrebbe fare da sfondo naturale costante all’educazione.

Ricordo di avere letto un testo dell’on. Franco Celio, un deputato e docente cui la Civica sta molto a cuore, nel quale si afferma in sostanza che i risultati attuali sono, sperimentabilmente, assai magri. Qualcosa dunque nel sistema sembra non funzionare…

SM  Ha ragione Celio, io però aggiungo che tutto deriva dal fatto che culturalmente siamo diventati troppo timidi e non abbastanza orgogliosi nel manifestare l’eccezionalità del modello svizzero e nell’insegnarlo a scuola.

Lei saprebbe abbozzare – a grandi linee, ovviamente – un programma per l’insegnamento della Civica sull’arco di un curricolo di studi scuola media/liceo?

SM  No, ma inizierei con spiegare dall’asilo alla maturità la straordinaria storia svizzera, dalla quale poi discende la nostra educazione civica e non il contrario.

La Civica, presa in senso filosofico, certamente non ha confini; riguarda la società umana e non un singolo paese. Tuttavia si può anche pensare a una “Civica svizzera”, che non solo studia e descrive le nostre istituzioni politiche ma affonda le sue radici nella nostra storia di sette secoli. Dico bene?

SM  Certo, prima viene l’uomo poi il diritto, quindi è il cittadino che si dà le regole in funzione delle circostanze e non viceversa.

Abbiamo trovato, esplorando il web, il sito www.scuoladecs.ti.ch/civica/ Lo conosce? Potrebbe costituire un valido strumento per avvicinare i giovani alla Civica?

SM  No, non è un bel modo. I giovani vogliono la presenza fisica, il contatto il dibattimento non la consultazione elettronica su questi temi vitali.

Se un allievo (nell’ora di “Civica”) le ponesse la domanda: “Che cosa significa liberale?”, che risposta darebbe il presidente di AreaLiberale (trasformato per l’occasione da direttore di banca in professore)?

SM  Fossi solo “liberale” direi “non fare all’altro ciò che non vorresti fosse fatto a te” e basterebbero i 10 comandamenti; se “liberale e democratico” invece devo ammettere che devo anche sottostare alle decisioni della maggioranza che non necessariamente fa leggi buone e giuste.

Se un gruppo di cittadini si organizzasse per ancorare a uno specifico articolo di legge l’insegnamento della Civica nelle nostre scuole – rafforzandolo dunque, e potenziandolo – AreaLiberale sarebbe disposta a sostenerne l’azione?

SM  Dovrà decidere il Comitato del partito ma penso di si.

Relatore

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  • Vorrei commentare la penultima risposta di SM. Se democrazia significa dover soggiacere a decisioni della maggioranza che ledono i 10 comandamenti io reclamo il mio diritto naturale a ribellarmi, prendere LA CIVICA e buttarla nel cestino.

    Quindi, prima di studiare LA CIVICA, bisognerebbe fare chiarezza su questo problema. Un accordo preventivo tra i cittadini che metta dei paletti alla democrazia per fissarne i limiti entro i quali le decisioni prese a maggioranza possono essere accettate da tutti sarebbe auspicabile.

    Diversamente l'involuzione della democrazia, che é già sotto gli occhi di tutti, sarà inarrestabile, Civica o non Civica.

    MXM
    Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

  • Mettere dei paletti alla democrazia.
    Arrischia di assumere il significato di una contraddizione in termini.
    Banalizzo.
    Non desidero pagare i Gripen. Ma li pagherò.
    Disapprovo il dover pagare i debiti privati bancari. Li sto pagando.
    Non possiedo auto. Devo, tuttavia, contribuire finanziariamente ad incrementare le vie di transito automobilistico.
    Desidererei regolamenti che controllino le estreme differenze di remunerazione salariale. Ma la maggioranza tituba.

    Si potrebbe continuare.

    Per dire: ritengo "illecite" tutte quelle decisioni democratiche lontane dalla mia condizione sociale, ideologica, religiosa, ecc. In altre parole: a dipendenza di ogni singola condizione esistenziale, è sottintesa una prospettiva di lettura di "soggettive iniquità democratiche".
    A questo punto (quasi) tutto potrebbe diventare "illecito".

    In realtà già Marx sul sofisma dello "stato politico" si lamentava dell'illusione democratica. Perché a suo parere il cittadino si sente padrone del proprio destino solo il giorno delle elezioni ("indossa, per una volta, la pelle del leone", disse). Gli si lascia credere di essere (realmente:-) sovrano, per poi accorgersi, poco più tardi, delle preordinate differenze di potere, delle ineguali possibilità di influenzare, di indirizzare, di essere ascoltato. In altre parole, finito il “giorno da leone” ritorni suddito del "crony capitalism". Considerato poi che i famosi dieci precetti, non sono particolarmente rispettati, per una buona educazione civica bisognerà cercare altrove.

    • Hai proprio ragione: poiché chiunque può ritenere illecite decisioni democratiche, lontane, come tu dici, dalla propria condizione sociale, ideologica, religiosa ecc., l'unico modo perché nessuno si senta discriminato o vittima delle decisioni di una maggioranza di tiranni, è impedire che la democrazia possa violare la sua proprietà privata, definita come il diritto all'uso esclusivo del proprio corpo, della propria mente e dei frutti del proprio lavoro. Ciò significa: una riduzione preventiva massiccia e "concordata" dei campi di competenza della democrazia (o se vuoi della cosiddetta "politica") in modo che vengano ridotte le occasioni per tutto quanto potrebbe apparire, per qualcuno, "illecito" (questo intendo dire per "mettere dei paletti alla democrazia"). In questo i liberisti hanno le idee molto chiare e non passano certo per la santificazione della CIVICA, che fotografa una situazione istituzionale che dovrebbe essere piuttosto superata che insegnata.

      MXM
      Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

      • Caro Dicolamia converrai con me che la democrazia resta, come è già stata definita, "l'imprescindibile" e cioé che l'intera popolazione adulta di una determinata comunità ha facoltà in totale libertà di eleggere un governo rappresentativo con voti espressi nel segreto dell'urna a intervalli regolamentati. Per quanto mi riguarda sono assolutamente d'accordo. Il problema sta nell'ambiguità del suo significato attuale e nella pochezza politica che spesso l'accompagna. E qui ci tocca fare una precisazione. Politica e democrazia non sono necessariamente sinonimi. Appunto perché si può fare politica "democraticamente" per abbattere la democrazia. La storia ha dimostrato in modo chiaro e atroce che questo accade abbastanza facilmente. La seconda osservazione che mi sento di fare e che il "mercato" politico è attualmente sorretto, plasmato, governato dalla grande ricchezza. Già Tocqueville ci ammoniva: "È facile scorgere nei facoltosi (chi ha di più) un certo disgusto per le istituzioni democratiche". La terza osservazione infine, è che tutti (quasi tutti) tendono ad autodefinirsi "democratici". Dai dittatori di variegate repubbliche popolari sparse ad est, a sud e ad ovest del pianeta, dal teocrate integralista su/giù fino al populista armato di risentimento verso la con-divisione di uno stato sociale. In questo bailamme di malintenzionati il tuo discorso potrebbe diventare seducente ma azzardato. Ecco che la necessità di un’educazione civica politica e perché no, anche nelle scuole, non può fare astrazione dal chiarire i pericoli che il cittadino incontra sull’itinerario democratico.

        • La democrazia, da te definita come "l'imprescindibile", è quello che insegna la Civica. Purtroppo nella Civica non si insegna se essa sia "imprescindibile" a prescindere da qualunque cosa essa sia chiamata a deliberare.
          Per questo a me non non interessa studiare la Civica, ma discutere su ciò che la democrazia può o non può decidere.
          Se si risponde: su tutto, io non ci sto.
          Mi proclamo ANTIDEMOCRATICO!
          Quindi il problema si pone.
          Anche perché, se oggi ciò che insegna la Civica è in crisi in tutti i paesi occidentali , è perché il campo di competenza della democrazia, attraverso l'impianto istituzionale (insegnato dalla Civica) si è sempre più allargato fino a sancire il fallimento della democrazia stessa e produrre guasti inenarrabili alla società civile.

          Consiglio, a tal proposito, il libro "Oltre la democrazia" scaricabile da http://www.liberisti.org

          MXM
          Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

          • Anche se il botta e risposta tra gli utenti e la ripetizione dello stesso concetto in altri blog cantonali restano tassativamente off-limits, qui in ticinolive, ci permettono (almeno) di poter replicare. Uella Dicolamia! È di pochi giorni la fulminea esternazione relativa al tuo rivelato "integralismo" e ti cito: "...il fatto che io sia un fondamentalista (sarà la terza volta che me lo dici e che ti do ragione)..." in risposta a un altro blogger che t'infastidiva, e oggi ti dichiari pure antidemocratico. In fondo essere un fondamentalista antidemocratico utilizzando (lecitamente, che diamine!) strumenti che la società democratica ti concede suona un po' (tanto) contraddittorio. Si potrebbe coniare un audace ossìmoro-integralista: democraticamente antidemocratico!

          • Sono certo che hai capito benissimo i termini della questione.
            Buon studio della Civica :-))

  • Leggendovi mi sono ricordato di una lettera al CdSera, anzi di una risposta di S.Romano a una lettera che gli chiedeva che cosa insegnare nelle scuole sotto il capello di educazione civica. La sua risposta, grosso modo diceva che la formazione civica dovrebbe passare prima di tutto attraverso l'acquisizione di semplici regole di comportamento. E citava esempi quali il sapersi comportare in pubblico, in un ristorante, in treno, allo stadio, guidando un'automobile, come aspettare il proprio turno ad uno sportello, come interloquire in una discussione. Chiudeva dicendo che alla base di ogni democrazia vi devono essere regole che sappiano organizzare il suo percorso. Perfettamente d'accordo; ad una condizione. Che si ammetta (finalmente) che la perdita di queste "regole" non è casuale. Discende dal grado di rispetto "politico" relativo alla con/divisione democratica. Se si allena il "pupo" alla cieca competizione, ai comportamenti "macho", al poco riflettere, al poco discutere, al poco ascoltare, al poco concedere, ma invitarlo (sempre e comunque) a passare all'azione/reazione "immediata" per paura di essere superato "dall'altro", bisognerà poi ri/costruire nelle Scuole ciò che la siffattasocietà altrimenti impone. Il risultato non può essere che un'amara e democratica sconfitta.

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