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ORO SVIZZERO: raccogliamo firme per salvarlo – di Gianfranco Soldati

Il dolce clima delle Canarie sembra propiziare l’attività pubblicistica dell’amico dottor Gianfranco Soldati, che ci manda in continuazione interessanti articoli. Oggi è di scena… il metallo giallo. Che cosa non si farebbe per possederlo? “Auri sacra fames”, ah la saggezza latina!


Ai tempi della mia infanzia circolava la voce che l’oro della Banca nazionale svizzera (BNS), indispensabile riserva a garanzia del valore e della solidità della moneta cartacea era al sicuro in un forte militare (Forte Knox, se ben ricordo, da qualche parte in Arizona o in Colorado, nel deserto dove gli USA hanno poi condotto i loro esperimenti nucleari). Fosse mito o realtà, tutti erano contenti e tranquilli: quale maggior sicurezza di un deposito più o meno segreto presso i nostri amici, salvatori e protettori dalle grinfie naziste. Finita la guerra, l’Europa, sconfitta malgrado la vittoria parziale, finì divisa in due, Est e Ovest. La guerra fredda scoppiata tra USA e il compagno Baffone, padre e salvatore dei popoli, ci obbligò a pensare che il nostro oro stava bene dove si trovava, visto che con Baffone non c’era di che scherzare.

Adesso la situazione geostrategica mondiale è cambiata. Gli USA non sono più i nostri amici e men che meno protettori. La potenza ancora egemone lotta disperatamente per conservare il suo potere e per farlo ringhia e tira fuori le unghie. Noi svizzeri lo abbiamo dovuto constatare con gli attacchi alla nostra piazza finanziaria, altri stati hanno pagato e pagano subendo guerre di aggressione, rivolte pseudopopolari e sanzioni economiche con effetti catastrofici: morti innocenti a centinaia di migliaia, distruzioni e disastri economici indescrivibili. Tra le potenze emergenti e concorrenti, al momento solo la Cina sembra avere la massa d’urto (popolazione) occorrente, India  e Russia potrebbero avanzar pretese in un prossimo futuro.

La conoscenza, pienamente confermata dalla storia delle civiltà, della genetica e generica mansuetudine della razza umana, ci induce a pensare che in futuro potranno mancare i mezzi finanziari, venir meno l’acqua, evaporare il petrolio e svanire il benessere ma non mancheranno certo le aggressioni e gli olocausti, di questo o quel colore. In simili prevedibili frangenti la sopravvivenza degli altri stati sarà appesa a fili sottilissimi. Per gli stati piccoli come la Svizzera, gli unici che permettono realmente una conduzione democratica, il pericolo sarà doppio, perché un’altra delle caratteristiche degli organismi statali retti da uomini è quella di essere forti con i deboli e deboli con i forti (vedi recenti atteggiamenti aggressivi nei confronti della Svizzera di illustri uomini politici di paesi confinanti: non tutti sono dei Nicolas Sarkozy o dei Peer Steinbrück, ma molti lo sono almeno in pectore).

Come barcamenarsi in simili acque procellose? Una politica di opposizione o scontro aperto sarebbe insensata oltre che suicida. Concessioni anche farisaiche saranno inevitabili. Trovare la giusta misura tra fermezza, cautela e disponibilità sarà indispensabile. Ma le prime misure da mettere in atto, anche a titolo preventivo, saranno quelle di mantenimento della coesione e della saldezza economica della nazione, oltre, beninteso, ai possibili e certo modesti provvedimenti di natura militare.

Tra le misure di difesa della coesione e della sicurezza economica primeggiano, dopo la volontà di difendersi, quelle di difesa della struttura monetaria. La FED (USA) e la BCE (UE) stanno inondando il mondo di carta stampata (la moneta in realtà è solo una promessa di pagamento, resa credibile da adeguate garanzie) le cui garanzie altro non sono che parole (al vento?). La Svizzera, non potendo far altro, per il momento ha legato il suo franco alla sorte incerta quant’altre mai dell’euro. Nel 2000 il paese era sotto pressione per l’affare degli averi ebrei dimenticati nei forzieri delle nostre banche. Il nostro consigliere federale Koller, uomo tanto mite quanto fatto così, aveva proposto una fondazione di solidarietà di 7 miliardi di franchi, da finanziarsi con la vendita dell’oro nazionale, fondazione poi affondata a larga maggioranza dal popolo. Subito il CF fece sapere al colto e all’inclita che avrebbe venduto dosi massicce di oro della BNS.

Il 20.5.1999 Alan Greenspan, presidente FED, in una conferenza a banchieri statunitensi commentò sarcastico: “E`chiaro a tutti che le banche centrali sanno che se si preannunciano grosse vendite di oro il prezzo scende e con il prezzo dell’oro scendono i ricavi della vendita. Nessun venditore con il minimo di rispetto di sé stesso commetterebbe una simile scempiaggine”. Nel maggio 2000 la prevista e incauta (stupida: per capirlo non avevamo bisogno di Greenspan, bastava il buon senso) vendita di 1’300 tonnellate dell’oro presente nel paese fu messa in atto, seguita poco dopo dalla vendita di altre 250 t.. Fino al 2000 il nostro paese aveva 2’590 t. di oro, l’8% degli averi aurei statali del mondo. Per dare un’idea: CH 7 mio abitanti, 2’590 t. oro. Germania: 90 mio abitanti, 3’000 t. oro, USA 270 mio abitanti, 8’000 t. oro. Veramente, un piccolo paese d’oro il nostro, oro risparmiato con sangue e sudore di nostri antenati fatti di un’altra pasta. 2 anni dopo quella vendita l’oro valeva il doppio. Lo avessimo ancora oggi, saremmo proprietari di 70 miliardi di franchi in più.

Persone che hanno a cuore la salvezza della nostra moneta, sotto la guida del consigliere nazionale  Ulrich Schlüer, hanno lanciato un’iniziativa di modifica costituzionale per la tutela del patrimonio aureo del paese e quindi della sua moneta.

  1. si proibiscono ulteriori vendite dell’oro nazionale,
  2. il nostro oro  deve essere depositato in Svizzera,
  3. la BNS deve tenere almeno il 20% delle sue riserve in oro.

Le camere hanno respinto tutti i tentativi parlamentari in questa direzione. Come già nel caso dell’adesione allo spazio economico europeo, deve quindi essere il POPOLO ad indicare la via da seguire.

La raccolta delle firme è purtroppo faticosa, cosa ben spiegabile con il fatto che troppo sovente ci si vede obbligati a ricorrere ad iniziative e referendum per correggere la mira difettosa di Berna. Ai cittadini ed alle cittadine che hanno a cuore l’avvenire del paese domandiamo un ulteriore sforzo.

Firmate i formulari per l’iniziativa popolare.

Gianfranco Soldati

(Da un articolo di Luzi Stamm su Zeit-Fragen 14.1.2013)

Relatore

View Comments

  • Io la mia firma la metto, anche se ho qualche perplessità che riusciremo a tirarlo a casa o che non l'abbiamo già impegnato nel 2008 a fronte dell'immane casino che è successo. comunque sarebbe la volta buona per capire se quell'oro c'è ancora o no. Quindi TUTTI A FIRMARE!

    Quanto alla vendita delle 1300 + 250 tonnellate d'oro, avvenuta a suo tempo, qualcuno disse allora che era in "oro in eccedenza".

    Ho fatto questa domanda a un sacco di gente: "In eccedenza rispetto a che cosa?"

    Nessuno mi ha mai risposto in modo esaustivo

    Quello che è certo è che, senza quell'oro, il Ticino avrebbe oggi un buco di 500 milioni in più nei conti pubblici, anche se dubito che non tutti siano stati impiegati allo scopo: sicuramente, con leggine ad hoc, i più vicini al banco ci misero sicuramente le mani sopra.

    MXM

    Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

  • Ho una proposta alternativa: stampiamo franchi e compriamo oro (ma anche altre materie prime cumulabili). Avrebbe inoltre l'utile effetto collaterale di dimostrare agli altri stati che abbiamo mangiato la foglia e capito il giochetto.

    • Sembra facile! Trascuri il fatto che "cane non morde cane". Tutte le banche centrali potrebbero stampare le rispettive valute e comprare oro. Ma , se così facessero, le loro valute si liquefarebbero ancor prima di quanto accadrà comunque. Tra le banche centrali c'è dunque un accordo: vendono tutte insieme e comprano tute insieme. Iniziative singole non sono permesse. Di solito quando l'oro sale troppo ne vendono ciascuna un po' e quando scende se lo ricomprano. Ma se la sfiducia della gente nelle monete fuffe si invola temo che il giochino rischi di non funzionare più.

      MXM
      Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

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