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Il vergognoso disprezzo del governo di Rio per gli indiani del Brasile

Le autorità dello Stato di Rio de Janeiro intendono demolire l’ex Museo Indiano, situato presso il grande stadio del Maracanã. Attualmente la struttura è gestita dagli indiani del luogo, che lì attorno abitano, vendendo il loro artigianato nell’edificio e che sono ben decisi a non farsi mandare via.

Il governo dello Stato di Rio non cambierà però idea : gli indiani che dal 2006 hanno fatto delle sale dell’ex museo il punto di vendita del loro artigianato devono andarsene.
Un’ingiunzione che agli indiani non piace. L’edificio si trova vicino al prestigioso stadio del Maracanã, un luogo commerciale strategico. I turisti che si recano allo stadio passano generalmente dalla zona occupata dagli indiani e acquistano gli oggetti di artigianato.
“E’ il punto di vendita artigianale più importante per gli indiani del paese – commenta Arão Araújo Filho, presidente del Consiglio nazionale dei diritti degli indigeni.

Le autorità di Rio vogliono abbattere l’edificio per facilitare l’accesso allo stadio. Il governatore Sérgio Cabral considera l’atteggiamento degli indiani “un atto politico segnato dalla volontà di impedire qualcosa di cui beneficerebbero milioni di brasiliani”.
A detta di Cabral, dare a questo luogo il nome di Aldeia Indígena [“villaggio indiano”, appellativo rivendicato dagli indiani] è un’assurdità.
“I villaggi indiani risalgono a 300-400 anni fa – ha detto, ricordando che gli indiani occupano il vecchio museo solo dal 2006.

Daniel Macedo, avvocato difensore degli indiani, ha presentato alla giustizia federale un ricorso collettivo per impedire la demolizione dell’ex museo e dall’inizio della protesta a dare sostegno sono arrivati anche diversi studenti, che si sono accampati nell’edificio. I giovani dicono di appartenere a diversi “movimenti della sinistra” – senza precisare quali – e che sono lì per sostenere una giusta causa.

(Fonte : Folha de Sao Paulo)


Un gruppo di indiani assiste a una riunione con le autorità di Rio de Janeiro nell’ex Museo Indiano.

Redazione

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