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“Il fascismo ha fatto anche del bene…” – La bufera si abbatte su Silvio

Queste parole hanno scatenato un autentico putiferio, che tentiamo vanamente di rappresentare in tutta la sua tsunamica intensità raccogliendo alcune dichiarazioni.

Renzo Gattegna (Unione delle comunità ebraiche italiane)   Le dichiarazioni rilasciate da Silvio Berlusconi appaiono non solo superficiali e inopportune (…) ma anche destituite di senso morale e di fondamento storico.

Nichi Vendola   Berlusconi ha sporcato questa giornata con parole luride, fingendo di dimenticare un ventennio parlando di fascismo buono e nazismo cattivo.

Rosy Bindi   Un insulto alla coscienza democratica dell’Italia. Solo il cinismo politico di Berlusconi unito al peggior revisionismo storico può separare la vergogna delle leggi razziali dalla dittatura fascista.

Pier Ferdinando Casini   Le dichiarazioni di Berlusconi sono una sciocchezza immane. Le leggi  razziali sono state un’ulteriore aberrazione del regime. Bastava vedere  l’omicidio Matteotti…

Antonio di Pietro   Berlusconi non conosce  vergogna. Affermare, proprio nel  Giorno della Memoria, che Mussolini ‘per tanti versi aveva fatto bene’ e che le leggi razziali sono state la sua colpa peggiore costituisce un  insulto alla memoria e alle vittime dell’Olocausto.

Antonio Ingroia    Le parole di Berlusconi sul fascismo sono una vergogna per l’Italia in tutto il mondo.

Angelo Bonelli  (presidente dei Verdi)  Berlusconi si rivela un antidemocratico animato da pulsioni fasciste.

(fonte: laRepubblica)

 

(commento)

1) Un concetto come quello espresso dal Cavaliere non potrà mai essere accettato, poiché il Male assoluto non può generare alcun bene.

2) Detto questo, bisogna anche aggiungere che Berlusconi, al fine di provocare, lo fa apposta.


Relatore

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  • Credo che Berlusconi sia convinto di poter fare grandi cose per l'Italia (e sicuramente anche per sé), se potesse avere un potere assoluto (o quasi) come quello di cui poté godere il Duce per un ventennio.
    Questo approccio alla politica è più comune di quanto si pensi.
    L'idea che essa sia cosa da leaders e non da popolo è dura a morire. La maggior parte delle persone giudica infatti necessari i "principi illuminati" e li seleziona per i programmi che promettono di realizzare, se messi in condizione di governare.
    Così ad ogni tornata elettorale la fantasia progettuale dei politici si scatena per soddisfare la domanda di "progettualità" invocata dagli elettori.
    È un approccio nel quale non mi riconosco, miserevole sia per il politico che per l'elettore.
    L'alternativa è privilegiare la "partecipazione popolare diretta" invece che la delega ai "costruttivisti di ogni partito".
    Oggi , volendo, anche i mezzi tecnologici per effettuare questo cambio di sistema ci sono.
    Non ho dubbi che il tempo dei principi illuminati sia giunto al capolinea, purché il popolo riesca a mostrasi unito sui principi fondamentali che devono regolare i rapporti tra individui di una società, che possa a ragione definirsi "civile".
    Dopo ci potremmo occupare, ogni cittadino potrebbe e dovrebbe occuparsene, di ciò che serve per migliorare le condizioni di vita della propria comunità, concretamente e depurato da ogni inutile (ormai) condizionamento ideologico.

    MXM
    Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

  • "L'ho fatto dopo avere visto l'implacabile documentario Dittatura (ritrasmesso da RaiTre) che del fascismo racconta soprattutto, documenti alla mano, la politica di invasione e sterminio in Etiopia, Slovenia, Grecia. Mi è tornata in mente la sua lettera: specialmente laddove paragona il suicidio e la resurrezione della Germania alla nostra incapacità «di morire e dunque di vivere». Che è speculare alla nostra capacità di rimuovere, glissare, evitare di fare i conti. Troppo paraculi per la tragedia, anche quando la tragedia ebbe il volto turpe della dittatura, delle leggi razziali, dell'imperialismo straccione e razzista del Duce. Cinquantamila italiani ebrei consegnati a Hitler. Centinaia di migliaia di soldati italiani mandati a crepare per i campi d'Europa. Decine di migliaia di sloveni, etiopi, greci ammazzati in casa loro perché lo squilibrato di Predappio voleva far rinascere Roma imperiale. Oppositori in galera, oppure braccati e uccisi. Una spia dell'Ovra quasi in ogni caseggiato. Una putrida, ridicola retorica di regime, voci maschie e stentoree per magnificare un Impero di cartapesta. E ogni luogo comune sugli «italiani brava gente» impronunciabile da allora, eppure pronunciato continuamente, come se nulla fosse accaduto. (È questa, checché ne dica il revisionismo da hitparade, il rimosso sul quale poggia il nostro presente: il fascismo). Da ragazzo non avevo dubbi: quello era il passato, il conto era chiuso, l'Italia cambiata. Oggi non ho più questa convinzione. Oggi le suonerie di molti telefonini intonano allegramente Faccetta nera l'ultima l'ho sentita l'altro giorno: era di un allegro idraulico. I conti con il fascismo ci siamo illusi di averli fatti nel' 43, passando disinvoltamente dalla parte delle democrazie vincitrici. La ventata civile della Resistenza, della Costituzione, del patto antifascista, è durata poco."
    Michele Serra su Venerdì di Repubblica del mese di marzo 2010 a un lettore che si lamentava di un tragico ritorno al nostalgico passato.

    Chiarito il contesto storico e sociale, se permettete un’annotazione personale. Per prima cosa, pur non condividendo molte delle posizioni dicolamiane, devo ammetter che il suo commento al tema si presenta in una prospettiva interessante. Cioè il fascino esercitato dalle figure carismatiche sul popolo. O meglio ancora, il popolo all'eterna ricerca di figure carismatiche. Ovverosia il cittadino “gregario” che delega al “leader carismatico” le responsabilità decisionali che dovrebbero essere (invece) sue. Tonnellate di pubblicazioni ci vengono in soccorso: saggi, tomi, ricerche, studi e congressi. Non ci sarebbe che l'imbarazzo della scelta, se tutto questo non fosse, tuttavia, patrimonio di una cultura elitaria. Eh sì, qui sta il punto dolente. Ora, se si sapesse che la fenomenologia delle cosiddette “figure carismatiche” è stata analizzata e studiata da più fonti, da più ambiti, da più secoli, da più autori (quindi è cosa nota) ogni persona “informata” sarebbe probabilmente “immunizzata”. Se non immunizzata almeno protetta. Ma sappiamo, pure, che non è così. Infatti e taglio corto, il successo dei leader carismatici si basa essenzialmente sull’ignoranza storica (vedi Serra) e su un caratteristico approccio politico: linguaggio e contenuti facili ma provocatori, destabilizzanti, nessun ragionamento critico, ma emozioni primarie. Un approccio che affascina quella parte di umanità che si nutre di intolleranza e d’integralismo ideologico. Non solo a sud di Chiasso.

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