Di recente ho potuto conoscere meglio – grazie ai racconti e alle fotografie di mio padre – i primi anni del Festival internazionale del film, quando ancora veniva organizzato nel parco del Grand Hotel di Muralto.
Ho scoperto immagini suggestive, che fanno parte di un’epoca – e anche di un festival – che abbiamo ormai consegnato alla memoria. Anche se i tempi cambiano, tuttavia, il passato resta importante per comprendere il ruolo che la rassegna cinematografica ha assunto, e oggi riveste, per la nostra regione, il Cantone e la Confederazione. Perché non dobbiamo mai dimenticare che il Festival veicola a livello planetario l’immagine non solo del Locarnese, ma del Ticino e di tutta la Svizzera.

Questa posizione di prestigio assoluto, va da sé, comporta privilegi ma anche sfide di particolare rilievo: se il passato è glorioso, il presente è ricco di insidie e il futuro deve essere affrontato con uno sguardo nuovo.
Di fronte alla concorrenza nazionale e internazionale, credere di potere difendere il Festival ragionando entro i confini del solo Locarnese sarebbe un grave errore.
Dobbiamo immaginare la rassegna come il motore di un’innovazione che non solo il Locarnese, ma tutto il Ticino deve intraprendere. Possiamo e dobbiamo.
Ma per farlo è necessario abbandonare il malsano antagonismo che prende corpo sul Monte Ceneri e da lì si diffonde a nord e a sud, condizionando il dialogo. È necessario che apriamo il nostro sguardo oltre i confini regionali, per coinvolgere nel Festival tutti gli attori pubblici e privati di quella che è ormai la «Città Ticino».

Questo stato di cose, in tempi recenti, è già stato compreso e fatto proprio dalla presidenza e dalla direzione del Festival: il messaggio, e la sfida, riguardano però ognuno di noi.
Dobbiamo fuggire quanto prima dal timore di perdere il Festival, quella strisciante inquietudine che sembra condizionare, di questi tempi, le discussioni sul progetto per il nuovo Palacinema.
Le grandi iniziative non le potremo né difendere né realizzare con le paure, tanto meno sarà possibile difendere con spirito negativo un evento di risonanza internazionale.

Il Palacinema è una struttura fondamentale per la rassegna cinematografica ma non consentirà, da solo, di assicurarle il degno e grande futuro che merita.
Ecco perché è bene iniziare subito le discussioni – con Cantone, Comuni e partner privati – per definire e decidere insieme i contenuti, i dettagli e gli elementi di contorno della nuova struttura, cercando – non da ultimo – di raccogliere anche i necessari finanziamenti. Nel contempo, sarà altrettanto importante raccogliere, con coraggio e convinzione, le sfide della concorrenza internazionale, dando vita a un tavolo interregionale di discussione e azione per la difesa del Festival.
Perché in fondo siamo tutti chiamati ad agire, con spirito positivo e un sano pragmatismo, per fare in modo che Locarno e il Ticino rimangano il cuore pulsante del cinema svizzero.

Giuseppe Cotti