Continua implacabile – e si fa, se fosse possibile, ogni giorno più veemente – l’attacco del Mattino della Domenica contro il Dicastero Cultura, accusato di sperperare i soldi dei cittadini in iniziative fallimentari. Nell’edizione odierna l’aggressivo foglio leghista se la prende con la grande e ambiziosa mostra “Una finestra sul mondo” (a giudizio di chi scrive, che l’ha visitata più volte, molto bella). Ora, è chiaro che, se certe operazioni culturali vengono valutate secondo criteri puramente commerciali, i conti non torneranno MAI. Questo lo sa Bignasca e lo sa Quadri. Ma lo sanno anche De Maria, Campione e l’on. Masoni Brenni. Questo lo sanno, letteralmente, tutti. Sulla questione ci si accapiglierà ferocemente per altri tre mesi (campagna elettorale) senza che alcuna delle due parti si sposti di un millimetro.

Una domanda un po’ più pratica e costruttiva sarebbe la seguente (che nessuno fa). Gli ormai famosi ed assodati 17 milioni (fondi annualmente disposizione del Dicastero) resteranno tali, in questo frangente economico di vacche assai magre?

Considerata l’accesa attualità della materia avevo pensato, nel corso dell’autunno, di intervistare (dopo che già l’on. Giovanna Masoni Brenni si era espressa in una lunga e notevole intervista, pubblicata da Ticinolive in due parti) il prof. dr. Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture (Villa Heleneum), sulle attività del museo stesso e più in generale sulla politica culturale della Città.

La proposta di intervista era stata accettata, le mie domande inoltrate. Per un motivo che mi rimane oscuro quelle domande sono rimaste tutte senza risposta, nonostante i solleciti. Le pubblico qui di seguito, non senza interrogarmi sul perché io possa aver meritato un trattamento che giudico francamente sgarbato, al limite della villania.

Francesco De Maria



Intervista www.ticinolive

Prof. dr. Paolo Campione

Dunque, a quanto si sente e si legge in giro, al Museo delle Culture si lavora pochissimo…

Ci descriva la struttura e l’organizzazione del museo che dirige, da quale anno esattamente?

Come ha costituito gradualmente il suo staff e quali sono in esso le diverse funzioni rappresentate? Come è cresciuto il budget del Museo?

Come si è evoluto negli ultimi anni il numero dei visitatori?

Come risponde a coloro che obiettano: i costi sono troppo alti per una resa “materiale” che è troppo bassa?

Come valuta complessivamente le attività del Dicastero Cultura, diretto dall’on. Giovanna Masoni Brenni? Avrebbe qualche interessante iniziativa da proporre, qualche nuova idea?

Come si immagina il LAC, ormai in fase di esecuzione avanzata, nel giorno in cui sarà operativo? Che cosa darà alla nostra Città? Come cambierà la vita culturale a Lugano?

Talvolta ho sentito definire certe attività del Dicastero Cultura e, in particolare, del suo museo, come “elitarie”, e ciò – suppongo – voleva essere inteso come critica. Qual è la sua opinione in proposito?

Ci parli del contenuto d’arte e di umanità di questi variopinti oggetti che alcuni chiamano sprezzantemente (e quanto ingiustamente) “carabattole”.

Quali sono i pezzi più pregiati del Museo delle Culture?

Lei ha mai visitato i paesi – India, Indonesia, Oceania, ecc. – dai quali proviene, principalmente, il patrimonio di Villa Heleneum?

Il Museo delle Culture intrattiene certamente contatti e collegamenti internazionali. Quali sono i più importanti tra questi?

Lei ha operato in Italia e oggi opera in Svizzera. Metta a confronto le condizioni offerte a un operatore culturale nei due paesi.

L’Italia ha un patrimonio artistico immenso, e questo è un suo inconstestabile punto di forza. Ha anche dei punti deboli? Ha qualche colpa nei confronti dell’arte e dei musei?

Infine, come lei vede, globalmente, la Svizzera? Il suo presente, il suo futuro?