Due sono i temi che i liberisti ticinesi desiderano approfondire nel tempo che ci separa dalle elezioni cantonali e federali: il sistema di rappresentanza politica, chiamato democrazia, e il sistema monetario e bancario, fondato su monete fiduciarie a corso forzoso e sulla riserva frazionaria delle banche commerciali.
L’uno e l’altro tema sono di fondamentale importanza per capire le vere cause della crisi in corso e cercare di porvi, per quanto possibile, rimedio.
Mi occuperò dapprima della democrazia, rimandando ad un altro scritto l’analisi del secondo tema.
Un brillante libro di due autori olandesi, Frank Karsten e Karel Beckman, titolato appunto Oltre la democrazia, fa una disamina impietosa del sistema democratico nel tentativo di rispondere alla domanda sul perché la democrazia non conduca alla solidarietà, alla prosperità e alla libertà, ma sia invece causa di conflitti sociali, debiti insostenibili e governi autoritari.
E lo fa demolendo tredici miti, sui quali, secondo gli autori, si regge la democrazia.
Ne cito, a titolo di esempio, solo quattro:
1. in democrazia governa il popolo,
2. la maggioranza ha sempre ragione,
3. democrazia significa libertà e tolleranza,
4. non vi è alcuna alternativa migliore.
Dal loro esame gli autori giungono alla conclusione che le democrazie occidentali hanno seguito le orme dei paesi socialisti e sono diventate stagnanti, corrotte, oppressive e burocratizzate.
Ciò è accaduto non perché l’ideale democratico sia stato tradito, ma per ragioni opposte, ovvero per la sua intrinseca natura collettivista.
Governo democratico significa oggi, di fatto, essere governati dallo Stato e come risultato i cittadini non smetteranno mai di avanzare sempre nuove richieste, diventando nel tempo totalmente dipendenti dal governo sia nel risolvere i propri problemi che nel gestire le proprie vite.
Anche se poi i politici si limiteranno a fare le sole tre cose di cui sono capaci, sempre e comunque frugando nelle tasche dei propri concittadini o indebitandoli:
1. sprecare soldi nel tentativo di risolvere i problemi,
2. aumentare il numero delle leggi e regolamenti,
3. istituire nuove commissioni di burocrati che controllino il rispetto delle nuove normative.
Come politici non c’è veramente molto altro che essi possano fare. Quel che è peggio è che non pagheranno in prima persona il conto per i danni causati dalla loro attività.
Le conseguenze sono ogni giorno più evidenti intorno a noi. Si chiamano: burocrazia, parassitismo, megalomania, dipendenza dallo Stato sociale, criminalità e comportamenti antisociali, mediocrità, cultura del malcontento, miopia politica.
A questo stato di cose occorre dare una risposta e indicare un’alternativa: si chiama «democrazia pura».
È un sistema che ha già avuto importanti precedenti storici e che, opportunamente rivisitato, potrebbe essere un compromesso accettabile nel passaggio dall’attuale forma di democrazia partitocratica ad una dove la libertà e la responsabilità individuali possano definitivamente affermarsi, ovviamente nel rispetto della libertà altrui, che è poi il rispetto della proprietà privata di ciascuno.
Esso prevede una rinnovata centralità istituzionale dei Comuni a scapito delle istituzioni di livello superiore (Cantoni e Confederazione) e l’elezione a sorte e a rotazione degli amministratori, quali semplici coordinatori delle istanze provenienti dagli abitanti del Comune, esattamente come si usa fare in un condominio.
È dunque un tipo di democrazia fondato sulla partecipazione di tutti anziché sulla delega a pochi, sull’interazione tra liberi Comuni anziché sulla loro sottomissione ad istituzioni burocratiche superiori, alle quali sarebbe demandata la sola difesa dai delinquenti comuni, quella dai nemici esterni e l’amministrazione della giustizia.
La questione dovrà essere posta dapprima come revisione della Costituzione del Canton Ticino, e in seguito come revisione di quella federale.
Le elezioni cantonali e federali del 2015 ci diranno quanti ticinesi sono d’accordo nell’abbracciare questa nuova prospettiva di convivenza civile sostenendo elettoralmente i liberisti.
Davanti a noi più di due anni per dibattere e approfondire la questione. Nessuno, tra gli scontenti dell’attuale, ingombrante presenza dello Stato in ogni ambito della società civile, si dovrà turare il naso: l’alternativa per cambiare sarà visibilissima e affatto maleodorante.
Rivo Cortonesi
segretario dei Liberisti ticinesi