L’identità del docente liceale e i cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni del secolo scorso
C’era il pubblico delle grandi occasioni nell’aula magna del venerando Vecchio Liceo ieri sera (19.XI.12). Moltissimi professori (non mancavano i pensionati), ex alunni, intellettuali, curiosi.
Il libro presenta le testimonianze e le riflessioni di 17 docenti e copre essenzialmente gli ultimi tre decenni del secolo scorso (alcune fotografie, tuttavia, sono molto più antiche). Gli anni del declino dell’autorità sotto l’urto veemente del Sessantotto, la polizia che entra nell’istituto (maggio 1974), le dimissioni del rettore Regli, l’instaurarsi di una direzione “collegiale”, il cedimento opportunistico del DPE (allora il DECS si chiamava così)… La direzione collegiale durò 16 anni e terminò con la legge scolastica votata dal Gran Consiglio il 1° febbraio 1990. Sulla “collegialità” la legge restauratrice rimase infatti silente, tra le indignate proteste di molti. Le cose ovviamente non ritornarono “come prima”. Primo, perché questo non accade mai. Secondo, perché una scuola con 1100 alunni (con altri 3-4000 in istituti analoghi che un tempo neppure esistevano) potrà assomigliare molto poco a una con 200 studenti!
Ha presentato il volume, con molta diligenza e arguzia, il presidente dell’USI Piero Martinoli (un ex alunno, come d’obbligo). Hanno parlato anche il direttore Giampaolo Cereghetti, i curatori dell’opera Michela Maiocchi e Gianfranco Pescia e, in chiusura, il direttore del DECS Manuele Bertoli.
Al termine dell’interessante incontro, nella luce sempre un po’ smorta e triste dei vasti corridoi, la beatitudine dei vecchi professori, più o meno ben portanti, gentili, affettuosi, stupiti gli uni con gli altri. Sembravano dirsi: “Ma sei ancora vivo?”
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