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I disordini continuano in diversi paesi islamici, dopo la diffusione su Internet di un telefilm americano contro l’Islam. Taluni analisti considerano insormontabile il divario tra l’Occidente e il mondo islamico, mentre altri commentatori vedono nell’ondata di proteste un’appendice delle rivolte della “primavera araba”.

I nemici cambiano, le proteste sono le stesse
La dinamica delle manifestazioni provocate dal film islamofobo Innocence of Muslims ricorda le rivolte della primavera araba, scrive il quotidiano austriaco Der Standard : “In effetti le manifestazioni di oggi, che non vanno sovradimensionate, non sono molto diverse dalle rivolte del 2011.
Uno slogan comune le unisce, ma dietro si scopre un contesto e motivi diversi. Questi svelano ben più del kitsch annunciato dai media al momento dell’esplosione della rivoluzione : non è più d’attualità gettare la responsabilità della situazione sui conflitti esterni. I problemi sono stati identificati, etichettati e amministrati come problemi interni.
Anche se durante la primavera araba non sono state bruciate bandiere americane, i vecchi regimi sono stati odiati e privati di ogni legittimità, perchè considerati i burattini della politica imperialista. I rancori non sono scomparsi, altri se ne sono aggiunti : quelli dei laici e dei liberali che oramai accusano gli Stati Uniti di stringere alleanze con gli islamisti.”

Un divario insormontabile, per il momento
Anche se nel vicino Oriente vanno calmandosi i movimenti di protesta, nuovi conflitti già covano sotto la cenere, scrive il quotidiano sloveno Dnevnik : “Il nuovo, violento conflitto nel vicino Oriente è condizionato dal fatto che tra gli Stati Uniti e i paesi arabi esiste una differenza fondamentale : negli Stati Uniti la libertà di opinione è stata messa su un piedestallo, mentre nel mondo arabo sul piedestallo ci sta il Corano.
Si tratta veramente della lotta tra due civiltà. La politica ambivalente degli Stati Uniti nel vicino Oriente e i processi di trasformazione nei paesi dove il popolo ha rovesciato regimi sostenuti per decenni da Washington non fanno che complicare ancora di più questa opposizione.”

Una difficile ricerca d’identità
Gli attacchi contro le ambasciate occidentali sono il segnale di un processo di ricerca dell’identità in atto in diversi paesi musulmani, non necessariamente opposti al modello di vita occidentale, analizza il qquotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung : “Gli yemeniti e gli egiziani che lanciano bombe molotov contro le ambasciate americane si tengono in contatto tramite i loro iPhone e per rinfrescarsi dopo gli scontri bevono Coca-Cola.
… Il mondo arabo si libera dell’alienazione che conosce dalla fine dell’Impero ottomano nel 1918. I dittatori caduti, Moubarak o Gheddafi, erano dittatori locali, ma erano anche gli zerbini dell’Occidente e di Mosca.
La ribellione porta avanti le rivoluzioni secolari e a nulla sono serviti i colpi di Stato militari degli anni 1950 : si tratta di autodeterminazione in quanto egiziani, tunisini o arabi.
… Nella regione, l’identità è indissociabilmente legata all’Islam. … E’ il motivo per cui le ideologie religiose giocano un ruolo in questa ricerca dell’identità – che sia in un Parlamento o tra la folla inferocita.”