Le proteste contro il telefilm “Innocence of Muslims” – che martedì notte ha dato avvio all’attacco contro l’ambasciata statunitense di Bengasi, in Libia, dove sono stati uccisi l’ambasciatore Christopher Stevens e altri tre funzionari – si estendono velocemente in Marocco, Tunisia e Sudan.
Dalle prime ore di giovedì, centinaia di manifestanti inferociti scandiscono slogan di morte contro gli Stati Uniti e Israele, di fronte alle sedi diplomatiche di Casablanca, Tunisi e Khartum.
Una manifestazione con diverse centinaia di persone è attualmente in corso di fronte all’ambasciata svizzera a Teheran (la Svizzera rappresenta gli interessi americani in Iran).
Scontri tra manifestanti e forze dell’ordine si sono prodotti nella capitale dello Yemen, Sanaa e in Egitto, al Cairo. A essere prese di mira sono anche qui le sedi diplomatiche statunitensi.
Realizzato dal regista israelo-americano Sam Bacile – uno pseudonimo – Innocence of Muslims è un breve telefilm che descrive l’Islam come “un cancro” e mostra il profeta Maometto come un uomo crudele e sanguinario.
Nella pellicola sono pure evocati i temi dell’omosessualità e della pedofilia.
Bacile ha fatto sapere di essere “traumatizzato” dagli effetti causati dal suo film, in particolare dalla morte dell’ambasciatore americano in Libia, e da martedì si nasconde in un luogo segreto, per il timore di essere ucciso.
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