Cosa aspetta il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy a chiedere formalmente un aiuto globale dell’Unione europea? Un atteggiamento, il suo, che preoccupa certi dirigenti europei e ne esaspera altri.
Chiedendo esplicitamente l’aiuto europeo – oltre ai 100 miliardi di euro già previsti per le banche spagnole – il governo di Madrid avrebbe molto da guadagnare.
Il suo gesto permetterebbe al fondo di soccorso europeo prima e al Meccanismo europeo di stabilità finanziaria poi di riacquistare il debito spagnolo sui mercati.
Di che ridurre il livello dei tassi di interesse, avviare il sostegno atteso dalla Banca centrale europea e sistemare i speculatori.
Appare dunque sorprendente il procrastinare della Spagna. Soprattutto perché la contropartita di questo aiuto sembra ragionevole : Madrid non dovrebbe inasprire le misure di austerità.
La Spagna ha infatti già condotto importanti riforme per quanto riguarda le pensioni e il mercato del lavoro e realizzato abbastanza sacrifici, con la riduzione delle spese per la sanità, l’aumento dell’Iva,… Ora dovrebbe ancora solo piegarsi a una maggiore sorveglianza da parte dell’Europa per verificare se la riduzione dei deficit è in corso.
Malgrado questo e anche se il Partito popolare di Mariano Rajoy è maggioritario in Parlamento, gli esperti della Deutsche Bank ritengono che il costo politico di una pressione esterna non sia nullo. Anzi, si tratterebbe di un vero e proprio attacco alla sovranità del paese.
Il governo centrale intende anche mettere a profitto il tempo che rimane per far capire alle regioni del paese che dispongono di una relativa autonomia di bilancio. Mantenendo la loro indipendenza possono assumere la loro parte del fardello.
Va anche detto che l’agenzia di rating Moody’s ha fatto capire che la Spagna deve considerare che un aiuto dall’Europa potrebbe tradursi in un downgrade della sua nota nella categoria “speculativa” o addirittura “spazzatura”.
Moody’s è l’unica delle tre grandi agenzie statunitensi ad aver espresso questo parere, ma i suoi effetti perversi, come la fuga degli investitori stranieri, non vanno sottovalutati.
Mariano Rajoy non ha nascosto che prima di agire vuole saperne di più sul tenore del sostegno della Banca centrale europea. Giovedì 6 settembre il presidente della BCE Mario Draghi si esprimerà durante la riunione del suo comitato di politica monetaria.
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