Oggi nel salotto di Ticinolive è il turno di Lara Filippini, giovane (29 anni) granconsigliera UDC. In questa fresca intervista, ricca di contenuto, Lara esprime con naturalezza il suo entusiasmo per la politica e il suo desiderio di dare un valido contributo al suo Paese, in un frangente molto difficile e incerto.
A colloquio con Lara è il professor Francesco De Maria.
Francesco De Maria L’UDC è un bel partito ma piuttosto maschilista. Che ne pensa?
Lara Filippini Sinceramente non h o mai percepito l’UDC come un partito maschilista, anche perché le donne al suo interno ci sono, forse non in prima linea come all’apparenza negli altri partiti, ma ci sono; basti pensare a Nadja Pieren consigliera nazionale e vicepresidente del partito, a Silvia Bär vicesegretaria generale, a Nathalie Rickli Consigliera Nazionale, ecc.. Sinceramente non amo molto questa distinzione quasi ossessiva fra uomini e donne, preferisco parlare persone che si danno da fare per sostenere le proprie idee a favore della popolazione svizzera e per una Svizzera neutrale e indipendente da “giochetti” europeisti.
I democentristi si esprimono in forme molto più corrette che non i leghisti. È forse per questo che fanno meno voti?
LF La Lega ha avuto il pregio nel 1991 di rompere gli schemi e di accaparrarsi quella fetta di malcontenti che ora sono il suo zoccolo duro. Negli anni ha saputo rinnovarsi seppur con alti e bassi. Abbiamo una differenza di stile, questo è certo, forse una politica meno urlata, ma ritengo che sia di altissima qualità, visto che siamo il primo partito a livello nazionale abbiamo molte più possibilità di difendere la Svizzera ed anche i ticinesi. Soprattutto, siamo coerentemente a destra anche in politica sociale (prima si producono i soldi, poi li si ridistribuiscono) ed economica, il che ci fa verosimilmente perdere qualche voto rispetto alla Lega che, su questi temi, raccoglie anche l’elettorato di sinistra.
(Domanda leggermente provocatoria) Che cosa fa il suo partito per difendere e promuovere la causa delle donne?
LF Facciamo esattamente ciò che facciamo per gli uomini, perché noi non facciamo di un sesso piuttosto che l’altro una categoria privilegiata. Se intende però cosa fa il mio partito per le quote rosa, il discorso è lo stesso. Non importa il sesso, conta la qualità e la disponibilità anche di tempo di una persona. La donna oggi è sempre più indipendente, ma rimane anche il perno centrale di una famiglia, a cui i figli specie in tenera età fanno riferimento, cura la casa (sempre che il marito non l’aiuti), dunque il lavoro è sempre doppio e la conseguenza può anche essere d’avere meno tempo per la politica o altro.
Essere “liberali” oggigiorno è (o è tornato) di moda. Un democentrista può essere liberale oppure sussiste per lui un’ incompatibilità di fondo?
LF Se per liberale s’intende un fautore del meno Stato e più responsabilità individuale, l’UDC è l’UNICO partito liberale rimasto sul mercato politico nazionale.
Mi indichi i titoli di 3 opere che hanno contribuito in modo fondamentale alla formazione della sua cultura politica.
LF La Sale Guerre de la Monnaie Européenne di Bernard Connolly, che era a capo della commissione incaricata di convertire le monete europee all’euro. Essendo un fine e lungimirante economista, avvertì i piani alti che la direzione era sbagliata, di fermarsi, prospettando anche la crisi (attuale) di certi paesi. Non lo ascoltarono, era il 1997, così lui scrisse questo libro di denuncia. Stranamente (!) non fu mai ristampato e si trovano solo copie usate in francese o inglese (The Rotten Earth of Europe). Contro l’Europa di Ida Magli (di lei ho apprezzato il più recente (2010) Dittatura Europea) ed infine Le principe Blocher di Mathias Ackeret (2008).
Che cosa ha provato quando ha saputo di essere stata esclusa dal Gran Consiglio… per UN voto?
LF GIURO(!) mi sono messa a ridere, perché era tutto troppo assurdo. Mi ricordo la telefonata di Pierre Rusconi, felice per la rielezione di Eros Mellini, ma abbacchiato per me perché, testuali parole “una cosa così non l’ho mai vista, è incredibile”. Sinceramente ci sono rimasti malissimo i miei elettori (che ringrazio ancora oggi per avermi sostenuta!), ma io l’ho presa più sul “non tutto il male vien per nuocere”, infatti grazie al duro lavoro della squadra UDC TI per il Nazionale, di cui facevo parte, abbiamo centrato l’obiettivo dell’elezione di un Consigliere Nazionale e sono subentrata il 28 novembre 2011 in Gran Consiglio.
Come valuta il livello di questa nostra giovane università, l’USI?
LF Buono, ma non eccellente, ed ancora troppo costosa se paragonata alle altre università svizzere; inoltre bisogna far di più per attrarre studenti d’oltralpe.
E ha redatto una tesi sul cerimoniale alla corte del Re Sole. Interessante! Come le è venuta una simile idea?
LF Durante il mio percorso studi mi sono imbattuta ne La Società di Corte di Norbert Elias, sociologo tedesco. Ho trovato affascinante la sua analisi di come attraverso etichetta e cerimoniale Luigi XIV arrivasse, se pur in un contesto chiuso come la corte di Versailles, a dominare i nobili, con la conseguenza però di essere alla fine incastrato questo meccanismo tanto da dover appunto vivere come il sole e non avere vita propria. In base a questo pensiero ho poi fatto alcune interviste per capire se e quanto oggigiorno l’etichetta e il cerimoniale facciano ancora parte della nostra società attuale, influenzando le nostre azioni. Un lavoro che mi ha decisamente appassionata!
Che cosa si impara realmente a Scienze della Comunicazione?
LF Chi intraprende tale studio dev’essere cosciente che imparerà un po’ di tutto nell’ambito della comunicazione e, a dipendenza della sua specializzazione, potrà approfondire alcune tematiche più di altre. In ogni caso non è come studiare medicina o diritto ad esempio, non esci come una figura definita e quindi devi saperti anche un po’ “inventare” facendo leva sulle tue capacità anche d’iniziativa.
La Destra nel campo della comunicazione ha: un problema di cultura? Un problema di stile? Un problema di mezzi? O un problema di… operatori, visto che i giornalisti sono troppo spesso (dice l’avvocato Tettamanti) orientati a sinistra?
LF Il reale problema è che abbiamo lasciato in mano la cultura alla sinistra, come se fossero solo gli intellettuali di tale area a poter dare i giusti strumenti di pensiero alle generazioni. Non è un mistero che chi è di destra e non lo nasconde, difficilmente riuscirà a mettere piede in questi ambienti, come radio o televisione, a meno che non decida di abbandonare la politica. Prendiamo ad esempio la CORSI: malgrado l’evoluzione del nostro parlamento che dovrebbe denotare un’inversione di tendenza, essa rimane una roccaforte dei rossi. Si parla tanto anche di libertà di espressione, ma in realtà essa è unilaterale, va solo a sinistra. Qualsiasi cosa esca da noi è perennemente e sistematicamente messa alla berlina, alla faccia della libertà d’espressione!
Il 14 aprile 2013 si terranno a Lugano le elezioni comunali differite, elezioni alle quali sembra ragionevole attribuire enorme importanza, anche per le ripercussioni che potranno avere sulle cantonali 2015. Se ne sentiranno (e già se ne sono sentite) delle belle. Ci faccia una previsione a) sul risultato in generale b) sul risultato dell’UDC luganese. Toccasse a lei decidere, farebbe lista unica con la Lega?
LF Le comunali 2013 a Lugano saranno per noi, ma in generale per tutti, un importante test per capire il nostro “stato di salute”. Lugano sta crescendo a livello di importanza, sia economica che sociale grazie a questi progetti di fusione e altresì ci sono importanti progetti di interesse cantonale in atto, che ovviamente hanno portato anche vari malumori. Una previsione? Penso che i partiti che hanno sostenuto l’iniziale PVP avranno di che sudare freddo; i cambiamenti a livello stradale sono sempre difficili da digerire, ma si sarebbe dovuto applicarlo a tappe, infatti a neanche una settimana dall’inizio delle scuole sono ancora in alto mare e i problemi degli utenti stradali non diminuiscono anzi, aumentano, anche in pericolosità. Sulla strategia elettorale per le comunali preferisco non esprimermi e lasciare la cosa in mano alla sezione di Lugano che son sicura saprà fare gli interessi dei cittadini.
I tedeschi (e, più di tutti, i socialisti tedeschi) sulla questione fiscale sembrano intrattabili. La Svizzera è troppo piccola e troppo debole? Il suo governo è troppo incerto e troppo debole? La Svizzera ha sbagliato tutto sin dall’inizio?
LF La Svizzera non è né troppo piccola né troppo debole per imporre la sua volontà o almeno trovare degli accordi che non vadano a senso unico a favore dell’altra parte arrivando così a pagare per tutti. Il nostro Consiglio Federale – per 6/7 purtroppo di tendenza adesionista all’UE, anche se lo nega spudoratamente – deve assolutamente ricominciare a fare i nostri interessi, ad avere anche il polso fermo, siamo e dobbiamo ancora essere una nazione indipendente che fa di tutto affinché la sua popolazione stia bene. È grazie a questo nostro status che stiamo meglio di altri nel mezzo della bufera della crisi mondiale ed i nostri lavoratori, i nostri giovani, la popolazione vanno tutelati a qualsiasi prezzo!
Le grandi banche, da che parte stanno? Sono disposte a difendere quello che resta del segreto bancario? Oppure sono pronte ad alzare le braccia pur di salvarsi la pelle?
LF Mi sembra chiaro che stiano alzando le braccia per salvare la pelle, sacrificando posti di lavoro nel settore, anche perché per loro è il consolidato che conta, non importa se gli affari li facciano dalla Svizzera o dalle filiali all’estero. Inoltre non bisogna dimenticare, per quel che ci riguarda, l’ormai spietata concorrenza frontaliera anche nel settore terziario. Il ticinese ha decisamente l’acqua alla gola, se dovessero passare questi accordi molte banche di piccola-media grandezza scomparirebbero lasciando dietro di se un consistente numero di disoccupati e dubito che saranno dei locali a mantenere il posto di lavoro in questo caso.
L’ASNI ce la farà a raccogliere le firme per il referendum? Ma soprattutto: i referendisti hanno qualche chance di vincere in votazione?
LF Credo di si, siamo a buon punto. L’ASNI Ticino, membri dell’UDC TI e GUDC TI si stanno dando molto da fare con bancarelle e privatamente per raccogliere le firme che ci servono. Un’altra cosa sarà vincere la votazione. Saremo infatti ancora una volta l’unico partito contro tutti gli altri, contro Consiglio federale e Parlamento. E avremo pure contro le grandi banche, le associazioni economiche e i media. Ma certe battaglie bisogna combatterle indipendentemente dalle probabilità di vincerle, e qualche volta si hanno delle piacevoli sorprese (vedi SEE nel 1992). Una battaglia è persa in anticipo solo se si rinuncia a combattere!
Il terremoto in Giappone e il conseguente incidente nucleare di Fukushima hanno seminato il panico, generando anche reazioni di tipo irrazionale. La Svizzera deve abbandonare il nucleare?
LF La Svizzera non deve abbandonare il nucleare fintanto che l’approvvigionamento elettrico non sia assicurato da fonti alternative, MA A UN PREZZO VANTAGGIOSO. Per intanto dette fonti alternative costano molto di più del nucleare, e lo spettro di Fukushima è un pretesto abilmente sfruttato dagli ambientalisti. La Svizzera non è un paese a pericolo sismico, né tantomeno vedo molto probabile uno tsunami sul laghetto di Muzzano. La decisione di abbandonare il nucleare, è stata fatta in modo assai troppo rapido, sull’ondata emozionale del disastro a Fukushima, senza pensare ad un “piano d’uscita” che prevedesse come sopperire alla futura mancanza di energia ed è per questo motivo che il mio partito si è opposto. Anche perché attualmente l’energia alternativa copre solo il 10-15% del fabbisogno della popolazione. Siamo tutti concordi che quella nucleare non è un’energia pulita, ma prima dello Stato dev’essere il singolo a fare di più e non solo a parole. Il problema è che ci saranno, per quanto sopra esposto, ripercussioni economiche e sociali; infatti la signora Widmer-Schlumpf proprio in questi giorni ha proposto entro il 2050 la benzina a fr 5.- al litro per sopperire ai mancati introiti derivanti dall’energia. Ma un’idea del genere è un macigno per i single, le famiglie e soprattutto per chi fatica a tirare alla fine del mese. Quindi, sembra banale, ma prima di arrivare a soluzioni ancora più drastiche domandiamoci: chi spegne completamente la televisione ogni sera? Chi toglie il caricatore dalla presa dopo averlo usato? Quanti locali nelle nostre case sono illuminati? Quando facciamo la doccia, mentre ci insaponiamo, chiudiamo l’acqua? Facciamo la raccolta differenziata? Eh sì, perché sia per produrre che per distruggere usiamo energia, quindi non sprechiamola!
“Destra” è stata per molti anni una parola tabù. Oggi, direi, molto meno. Le è mai capitato di essere “messa nell’angolo”, magari sgarbatamente, e attaccata perché “reazionaria”?
LF Essere di destra non è mai stato facile, neppure oggi, ma forse come lei giustamente dice, lo è meno di un tempo. Certo che mi è capitato, a scuola dai professori (ovviamente di sinistra), dai compagni che fanno i sinistroidi con i soldi di mamma e papà (i cosiddetti radical-chic), da colleghi di altri partiti che, in modo piuttosto subdolo, si attaccano ai soliti cliché xenofoba, razzista, altri sul fatto che sono donna, giovane e di destra, ma francamente tutto ciò non mi ha scalfita neanche un po’. Sono convinta che l’UDC sia l’unico partito che abbia a cuore la Svizzera, ed è grazie a Blocher, che si diede anima e corpo per farci capire che l’UE non era che un “cavallo di Troia”, che nel 1992 rigettammo l’adesione. Di fronte al disastro europeo come non ammetterlo? Eppure c’è chi ha ancora nel programma di partito l’adesione….non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!
La politica è stata per lei un amore a prima vista?
LF Diciamo che ho cominciato a seguirla ad inizio liceo, grazie al mio professore di civica Luca Berta, in seguito nel 2003 ho partecipato per due edizioni di seguito alla Sessione dei Giovani, che si occupa di avvicinare i giovani tra i 14 ed i 21 anni alla politica, per entrare poi nel comitato nazionale, come responsabile per il Ticino dal 2005 al 2010. Nel 2007 l’UDC TI inviò un volantino alla popolazione della Valle Vedeggio per una riunione al ristorante la Bricola, ci andai un po’ per curiosità, ma soprattutto perché le mie idee erano quelle. A fine serata ero entrata a far parte dell’UDC TI, candidata al Gran Consiglio e qualche mese dopo anche per il Nazionale. Con l’UDC sì, è stato amore a prima vista per la sua politica chiara, concreta e lineare!
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é... MADE IN CARVINA :)
... non può che essere una in gamba :wink:
Brava Lara :wink:
Io la ricordo in piazza a distribuire volantini, impegnarsi personalmente e spiegare il suo punto di vista.
Nessuna battaglia è persa dal momento che si mette in campo un tale impegno!
:)
E' molto coraggiosa!
Bella presenza e presenza di spirito
Ho incontrato casualmente questa intervista-tema... di Lara (dottor Zivago) e mi permetto di postare due osservazioni ad una giovane esponente politica democentrista. Una parlamentare che detesta i radical chic!
Su questo si potrebbe anche essere d'accordo. Sul resto si può discutere...
*
"Se per liberale s’intende un fautore del meno Stato e più responsabilità individuale, l’UDC è l’UNICO partito liberale rimasto sul mercato politico nazionale."
Allora sarebbe "liberale" chiedere allo Stato di mobilitare un giorno sì e l'altro pure tutti i suoi apparati di controllo e di difesa del lavoro per gli indigeni, in netta contraddizione con il propagandato "liberalismo" del mettersi in gioco personalmente per mezzo di risorse e libertà individuali.
*
"Infatti grazie al duro lavoro della squadra UDC TI per il Nazionale, di cui facevo parte, abbiamo centrato l’obiettivo dell’elezione di un Consigliere Nazionale."
Un Consigliere nazionale che è poi (anche) il risultato della famigerata campagna "balairatt". Poi in parte abiurata.
*
"Il reale problema è che abbiamo lasciato in mano la cultura alla sinistra, come se fossero solo gli intellettuali di tale area a poter dare i giusti strumenti di pensiero alle generazioni."
Per favore! Il rapporto con la cultura, a destra, è sempre stato un rapporto ambiguo. Anzi spesso la cultura a destra è esclusivamente intesa in termini apologetici, oppure relegata ad elemento ornamentale.
*
"Certo che mi è capitato, a scuola dai professori (ovviamente di sinistra), dai compagni che fanno i sinistroidi con i soldi di mamma e papà (i cosiddetti radical-chic)."
Per concludere: ammesso e non concesso che tutti i giovani a sinistra siano radical chic, rilevo con rammarico che la contestazione di questo gruppo (giovani di sinistra) diventi molto schematica. Sarebbe come sostenere (ovviamente a torto) che tutti i giovani che fanno i destroidi siano fondamentalmente burini.
Mi intrometto un istante per dire che secondo me
Lara ha fatto una bellissima intervista,
combattiva e sincera.
E ha riscosso un notevole successo, lo posso dire.
Normale che alla sinistra non piaccia, come potrebbe?
Aggiunta.
A proposito, i radical-chic non piacciono neppure a me.
A te sì?
"A proposito, i radical-chic non piacciono neppure a me.
A te sì?"
Caro Professore, se un suo allievo Le avesse posto la stessa domanda, probabilmente la Sua risposta sarebbe giustamente stata: "Ho già risposto, leggi meglio il testo che ho "postato".
No, non mi piacciono i radical chic e non mi sono mai piaciuti. Ma sono affari loro. Ma non mi piace neppure il grossolano assioma populista e demagogico da neolingua domenicale che tende a sostenere che basta essere giovani e avere simpatie, diciamo rosso-verdi e/o progressiste, per essere schedati quali figli di papà e di famiglia radical chic. Che decifrato (l’assioma) significherebbe: i giovani di destra hanno gli attributi perché sfidano le convenzioni, pagano di loro e provengono da contesti modesti; mentre i giovani di sinistra sono a sinistra coi soldi di papà e provengono da contesti, appunto, radical chic. Un verdetto emozionale e moraleggiante. Anzi da crociata moralistica.
"Mentre i giovani di sinistra sono a sinistra coi soldi di papà"...
Un cliché? Eppure il grande Pasolini
davanti alla furia del Sessantotto
la pensava proprio così!
PS. Scusi la mia distrazione.
Una poesia lunghissima e orrenda.
Anzi, nessuna poesia, per niente poesia.
Ma come prende per i fondelli quei figli di papà!
Caro Professore, in questo specifico caso, non mi sento poi così così lontano né da lei né (tenute le debite distanze) da Pasolini.
La mia frase incriminata diceva proprio che a destra si è spesso convinti
"che basta essere giovani e avere simpatie, diciamo rosso-verdi e/o progressiste, per essere schedati quali figli di papà e di famiglia radical chic."
In realtà, ne sono convinto, non tutti i giovani progressisti sono figli di papà.
Per converso, non tutti i figli di papà sono progressisti.
Andiamo a Pasolini.
I giovani poliziotti "proletari" (si può dire?) di Pasolini NON sono tutti di destra. Anzi i sindacati di polizia erano molto vicini alla sinistra parlamentare. Pasolini aveva un obiettivo preciso nell'accusare la gioventù borghese: era convinto che per molti di loro la protesta fosse epidermica e generica. In molti casi lo è stata e in altri casi purtroppo il salto fu così drammatico da arrivare perfino al terrorismo. La grande maggioranza tuttavia attraversò quei momenti in modo dignitoso e molti di loro abbracciarono gli ideali socialdemocratici con serenità e determinazione. Tutto questo tra l'altro mi ricorda un lungometraggio intitolato "La meglio gioventù" che parla proprio di due fratelli nati in un contesto di colta borghesia. Il primo è molto dotato per gli studi ma lascia l'università "borghese” perché in crisi con "quel" sistema. Diventerà poliziotto e finirà la sua esistenza in modo drammatico. L'altro fratello, invece, accetterà le regole del gioco (senza per questo perdere i suoi ideali) e diverrà medico mantenendo fede ai principi progressisti.
E’ triste. La polemica contro
il Pci andava fatta nella prima metà
del decennio passato. Siete in ritardo, figli.
E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati.
Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle televisioni)
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
delle Università) il culo. lo no, amici.
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo!) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccolo-borghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene,
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera,
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli; la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni
altrui,
lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.
E poi, guardateli come si vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida che puzza di rancio
fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente
è lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in una esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d'accordo contro l'istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di papà avete bastonato,
appartengono all'altra classe sociale.
A Valle Giulia, si é così avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate, i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! in questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici/
“Popolo” e “Corriere della sera”, “Newsweek” e “Monde”
vi leccano il culo. Siete i loro figli
la loro speranza,
il loro futuro: se vi rimproverano
non si preparano certo a una lotta di classe
contro di voi! Se mai,
alla vecchia lotta intestina.
Per chi, intellettuale o operaio,
è fuori da questa vostra lotta, è molto divertente l’idea
che un giovane borghese riempia di botte un vecchio
borghese, e che un vecchio borghese mandi in galera
un giovane borghese.
Blandamente
i tempi di Hitler ritornano: la borghesia
ama punirsi con le sue proprie
mani.
Chiedo perdono a quei mille o duemila giovani miei fratelli
che operano a Trento o a Torino,
a Pavia o a Pisa,
a Firenze e anche un po' a Roma,
ma devo dire: il Movimento Studentesco
non frequenta i vangeli la cui lettura
i suoi adulatori di mezza età gli attribuiscono,
per sentirsi giovani e crearsi verginità ricattatrici:
una sola cosa gli studenti realmente conoscono:
il moralismo del padre magistrato o professionista,
la violenza conformista del fratello maggiore
(naturalmente avviato per la strada del padre)
l’odio per la cultura che ha la loro madre, di origini
contadine, anche se già lontane.
Questo, cari figli, sapete.
E lo applicate attraverso inderogabili sentimenti:
la coscienza dei vostri diritti (si sa, la democrazia
prende in considerazione solo voi) e l'aspirazione al potere.
Sì, i vostri slogan vertono sempre la presa di potere.
Leggo nelle vostre barbe ambizioni impotenti
nei vostri pallori snobismi disperati,
nei vostri occhi sfuggenti dissociazioni sessuali,
nella troppa salute prepotenza, nella poca salute disprezzo
(solo per quei pochi di voi che vengono dalla borghesia
infima, o da qualche famiglia operaia
questi difetti hanno qualche nobiltà:
conosci te stesso e la scuola di Barbiana!)
Occupate le università
ma dite che la stessa idea venga
a dei giovani operai.
E allora:
“Corriere della Sera” e “Popolo”, “Newsweek” e “Monde”
avranno tanta sollecitudine
nel cercar di comprendere i loro problemi.
La polizia si limiterà a prendere un po’ di botte
dentro una fabbrica occupata?
E’ un'osservazione banale;
e ricattatoria. Ma soprattutto vana:
perché voi siete borghesi
e quindi anticomunisti. Gli operai, loro,
sono rimasti al 1950 e più indietro.
Un'idea antica come quella della Resistenza (che andava contestata venti anni fa,
e peggio per voi se non eravate ancora nati)
alligna ancora nei petti popolari in periferia.
Sarà che gli operai non parlano né il francese né l'inglese,
e solo qualcuno, poveretto, la sera, in cellula,
si è dato da fare per imparare un po' di russo.
Smettetela di pensare ai vostri diritti,
smettetela di chiedere il potere.
Un borghese redento deve rinunciare a tutti i suoi diritti
e bandire dalla sua anima, una volta per sempre,
l'idea del potere. Tutto ciò è liberalismo: lasciatelo
a Bob Kennedy.
I Maestri si fanno occupando le fabbriche
non le università: i vostri adulatori ( anche comunisti)
non vi dicono la banale verità che siete una nuova
specie idealista di qualunquisti come i vostri padri,
come i vostri padri, ancora, figli.
Ecco,
gli Americani, vostri adorabili coetanei,
coi loro sciocchi fiori, si stanno inventando,
loro, un linguaggio rivoluzionario “nuovo”!
Se lo inventano giorno per giorno!
Ma voi non potete farlo perché in Europa ce n'e già uno:
potreste ignorarlo?
Sì, voi volete ignorarlo (con grande soddisfazione
del “Times” e del “Tempo”).
Lo ignorate andando, col moralismo delle profonde province,
“più a sinistra”. strano,
abbandonando il linguaggio rivoluzionario
del povero, vecchio, togliattiano, ufficiale
Partito Comunista,
ne avete adottato una variante eretica
ma sulla base del più basso gergo dei sociologi senza ideologia (o dei babbi burocrati).
Così parlando,
chiedete tutto a parole,
mentre, coi fatti,
chiedete solo ciò
a cui avete diritto (da bravi figli borghesi):
una serie di improrogabili riforme, l’applicazione di nuovi metodi pedagogici
e il rinnovamento di un organismo statale.
Bravi!
Santi sentimenti!
Che la buona stella della borghesia vi assista!
Innebriati dalla vittoria contro i giovanotti
della polizia costretti dalla povertà a essere servi,
(e ubriacati dall'interesse dell’opinione pubblica
borghese con cui voi vi comportate come donne
non innamorate, che ignorano e maltrattano
lo spasimante ricco)
mettete da parte l'unico strumento davvero pericoloso
per combattere contro i vostri padri:
ossia il comunismo.
Spero che l'abbiate capito
che fare del Puritanesimo
è un modo per impedirsi
un'azione rivoluzionaria vera.
Ma andate, piuttosto, figli, ad assalire le Federazioni!Andate a invadere cellule!
Andate ad occupare gli uffici
del Comitato Centrale! Andate, andate
ad accamparvi in Via delle Botteghe Oscure!
Se volete il Potere, impadronitevi, almeno, del potere
di un partito che è tuttavia all'opposizione
(anche se malconcio, per l’autorità di signori
in modesto doppiopetto, bocciofili, amanti della litote,
borghesi coetanei dei vostri stupidi padri)
ed ha come obiettivo teorico la distruzione del Potere.
Che esso si decida a distruggere, intanto,
ciò che di borghese ha in sé, dubito molto, anche se col vostro apporto,
se, come dicevo, buona razza non mente…Ad ogni modo: il Pci ai giovani!Ma, ahi, cosa vi
sto suggerendo? cosa vi sto
consigliando? A cosa vi sto sospingendo?
Mi pento, mi pento
Ho preso la strada che porta al minor male,
che Dio mi maledica. Non ascoltatemiAhi, ahi, ahi,
ricattato ricattatore,
davo fiato alle trombe del buon senso!
MI son fermnato appena in tempo,
salvando insieme, il dualismo fanatico e l’ambiguità…Ma son giunto sull’orlo della
vergogna…(oh Dio! che debba prendere in considerazione
l’eventualità di fare al vostro fianco la Guerra Civile
accantonando la mia vecchia idea di Rivoluzione?)
Aggiungo io pure qualche osservazione dato che al moderno senso dell'apparire, in politica prediligo ancora chi porta idee sue e non slogan.
Non si capisce come "Le principe Blocher" (il cui titolo -per chi lo sa leggere- suona molto meglio nella lingua di Goethe) possa contribuire a formare una cultura politica dato che il vecchio Blocher racconta molto di sé quale uomo, imprenditore e politico di successo e che vengono svelati metodi di condotta che van bene per chi ha una certa età come il sottoscritto e non certo per una giovane che vuole sfondare in politica. Il contenuto politico-ideologico invece è completamente assente dal libro.
Il PVP, tanto famigerato: quindi anche l'UDC/SVP ha da "sudare freddo" visto che in CC non si espresse contro?
L'essere liberali....... L'UDC/SVP è liberale? Allora non è di destra. La destra non è certo borghese e liberale: "Volkspartei" = partito del popolo, mica dei giacca e cravatta.
Girava voce ai tempi che la signora Filippini intendesse richiedere il riconteggio dei voti per aver la certezza del risultato e per non so che problemi di conteggio ad Airolo o in su di lì. Quindi mica tanto sul ridere l'ha presa, che dite?
Ho letto con attenzione lo scambio Professore/zapping. Un vero peccato che tali dibattiti restino blindati in un blog (nessun s'offenda) tutto sommato marginale. La tematica dei radical-chic è una tematica all'apparenza pure marginale. Anche se questo termine ricorre raramente in modo esplicito, è tuttavia percepibile indirettamente in molti commenti del pubblico populista. Qui in ticinolive e anche altrove.
Si potrebbe affermare che il fan-populista , massimalista e demagogicamente protettore dei ceti medi, detesta i radical chic. Li detesta perché li identifica (sempre, comunque e inesorabilmente a sinistra) quali imbelli dai piedi caldi, se giovani sicuramente protetti da mamma e da papà, se in là con gli anni riparati da presunti privilegi economici, ovviamente statali: privilegi da casta.
Nel mito del virilismo destro-populista, il “damerino” progressista non ha cittadinanza. Il successo a destra lo si ottiene con i “muscoli e la purezza” della religione integralista. Ma è poi vero che i radical chic siano tutti di sinistra? E qui è giusta la perplessità di zapping riguardo al testo di Pasolini lanciato dal prof. de Maria. Il testo di Pasolini, intensamente provocatorio, era fondamentalmente diretto ai figli di papà piccolo-borghesi degli anni sessanta politicamente “disimpegnati” ma comunque CONTRO per gusto corrente. Era verso quel “disimpegno capriccioso e prepotente” che Pasolini infieriva. E lo dice bene:
"Avete facce di figli di papà./Buona razza non mente./Avete lo stesso occhio cattivo./Siete paurosi, incerti, disperati/(benissimo!) ma sapete anche come essere/ prepotenti, ricattatori e sicuri:/prerogative piccolo-borghesi, amici."
Similitudini con il populismo? Oppure tutti di sinistra? Ricordate i cosidddetti sanbabilini? I sanbabilini erano giovani fascisti chic-rivoluzionari, (qualcuno andò perfino oltre...) che scelsero una piazza milanese (piazza San Babila, da qui il nome) per ritrovarsi e distinguersi “dagli altri”. Molti (tanti!) di loro erano figli di papà. Oggi hanno più di sessant’anni. Con gli occhiali “griffati”, ancora di moda. Non solo gli occhiali, purtroppo.