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I frontalieri vincono perchè meno pretenziosi dei ticinesi

L’Ufficio cantonale di statistica indica in quali settori professionali i lavoratori stranieri, residenti o frontalieri, sono in maggioranza : nelle attività manifatturiere, nell’edilizia, nel commercio, nel settore alberghiero e della ristorazione, nella sa­nità, nell’assistenza sociale, nelle attività amministrative e di servizi di supporto.

Perchè in questi settori i ticinesi latitano?, chiede nella sua edizione odierna il Corriere del Ticino, dando la parola a quattro esperti. Qui di seguito è riportata parte dei loro commenti.

Renato Ricciardi, vicesegretario OCST
“L’edilizia è un settore in cui, per tradizione, la presenza di personale straniero è elevata. I cambiamenti verificatisi nel secondo dopoguerra nel nostro Cantone, in particolare lo sviluppo del settore immobiliare e quello della costruzione di vie di comunicazione, hanno fatto in modo che aumentasse la richiesta di manodopera.
Visto che il mercato del lavoro interno non riusciva a soddisfare questo bisogno, le ditte hanno guardato oltre confine.”

Rolando Lepori, segretario UNIA
“È un problema di mentalità. Edilizia ed industria sono settori che i ticinesi guardano con diffidenza. Quello dell’operaio, in fabbrica o sui cantieri, è infatti considerato da molti un mestiere «sporco» e degradante, dunque da evitare.
Inoltre, il fatto di essere passati da un’economia centrata sull’agricoltura a un sistema basato sui servizi non favorisce di certo la nostra apertura nei confronti del secondario. Il ticinese è rivolto al terziario.
Nell’industria i lavoratori stranieri sono circa il 75%. E sono i frontalieri a dominare la scena … Il settore ha bisogno di operai qualificati, ma in Ticino non li trova (…) il frontalierato, spesso qualificato e meno “pretenzioso”, vince la partita.

Jonathan Saletti-Antognini, segretario cantonale del SIT
“Nel commercio, nel ramo alberghiero e della ristorazione gli addetti stranieri sono numerosi (…) Forse perché hanno meno pretese rispetto al personale svizzero.
Sono disposti ad assumere carichi di lavoro non indifferenti e accettano di percepire un salario esiguo.”

Stefano Testa, segretario aggiunto VPOD
“Per quanto riguarda le infermiere, le scuole ticinesi non ne formano a sufficienza a causa del numero limitato di posti di pratica professionale. Dunque, se non attingessimo a lavoratori dall’estero, dovremmo chiudere parte delle case anziani e delle cliniche.”
Per quel che riguarda l’insegnamento “per ora, grazie ad alcuni accorgimenti, non c’è un assalto alla scuola pubblica ticinese da parte di docenti stranieri.
In particolare il Parlamento ha sancito che in presenza di candidati con requisiti di idoneità equivalenti, la conoscenza delle lingue nazionali, del territorio, delle istituzioni del nostro Paese è valutata quale titolo preferenziale per la nomina.
Molto diverso è il discorso per le scuole private e gli asili nido a causa dei bassi salari offerti, accettabili spesso solo dai frontalieri.”

Redazione

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  • Forse meno pretenziosi appunto perché risiedono in paesi in cui i costi fissi e variabili della vita incidono meno?
    @Sig. Stefano Testa:
    "Per quanto riguarda le infermiere, le scuole ticinesi non ne formano a sufficienza a causa del numero limitato di posti di pratica professionale." Questa affermazione ha un che di paradossale. Certamente fonda un circolo vizioso.

  • C'è da dire che fare l'infermiere non è un lavoro per tutti. Ci vuole passione, una gran forza e flessibilità.
    Ho lavorato in un ospedale e quasi tutti gli infermieri con cui ho parlato, affermavano che è abbastanza dura e che, soprattutto negli ospedali, si lavora anche di notte.. e questo frena molte persone sulla scelta verso questa professione.
    Infatti anche a Mendrisio, buona parte sono italiani.. e anche molto in gamba.

  • Il rappresentante del Sit, dimentica il fatto che -per un qualsivoglia diplomato/laureato che vive in un contesto dove vi è un forte tasso di disoccupazione, una forte precarietà d'impiego con paghe inconsistenti e una concorrenza spietata e trova a due passi da casa (in un altro contesto politico ed economico) attività remunerate con stipendi dignitosi e la concorrenza regolamentata con sicurezze contrattuali- i termini della partita sono a senso unico. Per gli indigeni del secondo contesto non c'è scampo. Il livello di motivazione tra due concorrenti appartenenti alle due realtà descritte è incomparabile. Quando sei precario ed entri in una situazione di stabilità ben retribuita, saresti disposto a fare prodigi pur di non perdere quest’opportunità. Non ci sono mansioni e orari supplementari, chilometri di percorrenza sacrifici e impegni straordinari che possano scoraggiare chi riesce a trovare una situazione professionale di livello superiore alle "consuete" aspettative. Questo avviene quotidianamente in tutti contesti economici asimmetrici del pianeta. Un famoso sociologo a suo tempo ebbe, grosso modo, a dire "Le nuove generazioni hanno sperato che il solo procurarsi un titolo di studio e buone competenze professionali, avrebbe loro permesso di trovare un'occupazione con brillanti prospettive di carriera. Oggi, invece registrano la scomparsa delle possibilità occupazionali." L'Europa, in particolare quella nordica e occidentale, è quella più esposta alle penalizzazioni perché è il continente con un livello di vita medio più alto del globo, una socialità più equa che nell'animo della gente appare come un diritto acquisito, così come le condizioni di lavoro e le garanzie sociali frutto di un secolo di lotte sindacali. In pochi decenni tutto questo si è trasformato. Tutto scorre e supera vecchie frontiere pressoché inutili, di uomini, capitali e informazioni. Sconquassi finanziari e migrazioni di massa segnano la rivoluzione in corso, che ha lo scopo di omogeneizzare, verso il basso, le condizioni sociali dei salariati. E il famoso sociologo continua con un'affermazione pessimistica: "Allevati nella società dei consumi, molti non ancora capito la gravità della situazione che si sta profilando, e le difficoltà a cui si andrà incontro".

    • "Sconquassi finanziari e migrazioni di massa segnano la rivoluzione in corso, che ha lo scopo di omogeneizzare, verso il basso, le condizioni sociali dei salariati."

      Sono perfettamente d'accordo. Da parte mia posso solo aggiungere che lo scopo finale di tutto questo è quello di costringere i salariati ad accettare condizioni involutive: zero diritti, zero rivendicazioni, zero protezioni, salari ridotti al minimo vitale. Condizioni di lavoro vicine alle posizioni di quelli che stanno sui gradini più bassi della scala: Cina, India, Sud est asiatico. Il traguardo è chiaro: far incontrare tutti i lavoratori sulla parte inferiore della scala anziché su quella più alta.

  • anche l'Italia ha cominciato a fare così prendendo mambruchi a lavorare al posto degli italiani! e come ci siamo ridotti? EMIGRANTI IN UN PAESE DI EMIGRATI. UNA VERGOGNA DAI. E anche io me ne andrò, presto o tardi perchè a 30 anni non si puo' vedersi davanti una vita in un paese così conciato e degradato non solo finanziariamente MA SOPRATTUTTO MORALMENTE.

  • come la storia del ciabattino che aggiusta le scarpe agli altri e poi? VA IN GIRO CON LE SCARPE STILE GROVIERA!!!! Na vergogna troppo grossa. (parlo per l'Italia che ha incominciato la stessa solfa anni fa visto che far lavorare gli immigrati era una speculazione redditizia)

  • Sinceramente a bruciapelo dico che stranieri o no, se ci fossero in Italia cervelli disposti a lavorare x il progresso del paese, ne sarei onorata. Non si tratta di stranieri che in CH arrivano con il casco delle banane in testa....spesso si tratta di (europei) persone in gamba, istruite, preparate e motivate soprattutto spinte dalla voglia di essere valorizzati e riconosciuti nelle loro capacita' non comprese in paese come l'Italia che ha soppresso la ricerca a tutti i livelli. C'è gente che crede nel progresso e nella ricerca e si sente soffocare dall'ignoranza di uno stato che taglia ogni fondo per innovazioni e sviluppo!

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