Le Isole Cayman, territorio britannico d’oltremare, nel Mare delle Antille a sud di Cuba, hanno in programma una rivoluzione : l’istituzione di una tassa sul reddito.
Secondo il quotidiano online Huffington Post, l’imposta riguarderebbe solo gli introiti dei lavoratori espatriati, fiscalisti d’assalto e promotori finanziari dell’evasione fiscale impiegati nei centri bancari offshore, che offrono vantaggi fiscali per le operazioni di investimento all’estero.
Dal marzo 2011, nelle Cayman sono state registrate 91’712 società e a fine dello scorso giugno si contavano 758 compagnie di assicurazione e 235 banche, tra cui 50 delle più grandi banche al mondo, che vi avevano una licenza d’esercizio.
Nel settembre 2011, il fatturato delle imprese registrate nelle Cayman ammontava a 1’607 miliardi dollari (una cifra comunque in calo rispetto ai 1’725 miliardi dollari del settembre 2010).
Malgrado tutto questo, il governo non ha esitato a considerare la tassa sul reddito e ha confermato l’intenzione di imporre il 10% d’imposta sul reddito per i lavoratori espatriati.
Anthony Travers, presidente della Borsa locale, considera questa proposta di piano fiscale come la più grande minaccia esistenziale per le Isole Cayman in oltre 200 anni. Una vera rivoluzione per questo territorio con 56mila abitanti e nessuna imposta diretta.
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