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Gli accordi fiscali con la Svizzera attirano diversi paesi

Michael Ambühl, Segretario di Stato per gli affari finanziari e fiscali internazionali, conferma che la Svizzera sta conducendo discussioni con diversi paesi interessati a accordi fiscali che introducano un’imposta liberatoria.

Ambühl è convinto che questo modello si imporrà in maniera durevole come alternativa allo scambio automatico di informazioni.
La Svizzera ha siglato con Germania, Gran Bretagna e Austria accordi fiscali per regolamentare i fondi neri depositati nelle banche svizzere. Il contribuente straniero pòtrà decidere se dichiarare i suoi averi al fisco del suo paese oppure pagare un’imposta in forma anonima, prelevata dalla banca svizzera e versata allo Stato in questione.

Discussioni hanno avuto luogo con diversi governi che si interessano a questo modello, indica Ambühl in un’intervista pubblicata venerdì dal quotidiano Neue Zürcher Zeitung.
Si tratta di Stati importanti economicamente, specialmente per la piazza finanziaria e che hanno un ruolo sul piano internazionale. Fra questi Stati figura anche la Grecia. Nelle banche svizzere, ricchi evasori fiscali greci avrebbero depositato milioni di euro.

I trattati con Germania, Gran Bretagna e Austria sono molto osteggiati. Se i referendum riusciranno, il popolo svizzero sarà chiamato a votare il 25 novembre.
Il PS è diviso : una parte della sinistra combatte gli accordi fiscali, ritenendo che l’imposta liberatoria anonima può impedire lo scambio automatico di informazioni, che considera essere la sola soluzione.
In Germania, l’opposizione vuole rinegoziare il trattato. Il governo svizzero esclude nuovi negoziati, conferma Ambühl : “L’accordo esistente oppure niente.”

Riguardo al conflitto fiscale con gli Stati Uniti, l’alto funzionario afferma che la Svizzera cerca una soluzione entro la fine dell’anno, ma non a ogni costo.
Il governo di Washington vuole dalle banche svizzere informazioni sui fondi non dichiarati dei cittadini americani. Se i negoziati non sono ancora giunti a uno sbocco è perchè il Consiglio federale non vuole cedere alle pressioni statunitensi e cerca di raggiungere un accordo globale che risolva la questione delle undici banche svizzere prese di mira dalle autorità fiscali americane.

(Fonte : Le Matin.ch)

Redazione

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