Aumento dell’IVA al 21%, eliminazione della tredicesima per i dipendenti pubblici (che nel paese sono 2.6 milioni e costituiscono il 45,6% del Pil), taglio tra il 5% ed il 7% del loro salario annuo, diminuzione dei giorni liberi, riduzione del sussidio di disoccupazione, tagli alle pensioni, 600 milioni di euro di risparmi nei ministeri, salario minimo a 641 euro mensili dallo scorso dicembre, eliminazione delle agevolazioni fiscali per l’acquisto della prima casa..
All’indomani del versamento della prima rata degli aiuti europei – 30 miliardi destinati al salvataggio del sistema bancario spagnolo – il premier Mariano Rajoy ha illustrato la cura con cui intende portare la Spagna fuori dalla crisi. Tagli per 65 miliardi di euro in due anni. In Spagna lo hanno già soprannominato il “tagliatore máximo”.
Le sue aspettative si scontrano però con la realtà di un tasso di disoccupazione al 24,2% e un giovane su due senza lavoro.
All’annuncio di Rajoy circa le future misure ha fatto da sottofondo la protesta di migliaia di minatori, giunti tra ieri e oggi a Madrid per protestare contro la prossima chiusura delle miniere di carbone.
Una protesta che è presto degenerata in guerriglia con le forze dell’ordine, con decine di feriti tra i manifestanti, colpiti dai proiettili di gomma che la polizia ha sparato ad altezza d’uomo.
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