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I mercati temono che un prolungamento finanziario per tenere la Grecia nell’unione monetaria significhi meno soldi disponibili per gli altri Stati in difficoltà della Zona euro.

Se già il giorno dopo la vittoria in Grecia dei partiti pro-Europa i mercati europei si preoccupano, significa che anticipano una frattura più grave per mantenere la Grecia nella Zona euro, a danno dei due altri paesi in difficoltà: Spagna e Italia.
I mercati delle obbligazioni sono stati i primi a reagire lunedì mattina, con un forte rialzo dei tassi spagnoli, passati dal 6.7% al 7% e di quelli italiani, passati dal 5.8% al 6%.
Il Fondo europeo di stabilità finanziaria dispone di soli 220 miliardi di euro sui 440 che erano a disposizione. A luglio verrà sostituito dal MES, il Meccanismo europeo di stabilità, che avrà una capacità di prestito di 500 miliardi e che sarà subito chiamato a intervenire.

Se la Grecia rimane nella Zona euro, avrà infatti ancora bisogno di diverse decine di miliardi di euro. Potrebbe accadere che la Zona euro decida di ristrutturare il suo debito, che oggi è di 240 miliardi di euro.
Comunque sia, mantenere la Grecia nell’unione monetaria continuerà a essere costoso per i contribuenti europei, in particolare per quelli tedeschi, dato che la Germania è ancora il pilastro della stabilità finanziaria europea.
La Cancelliera Angela Merkel settimana scorsa ha però messo in guardia Bruxelles : le riserve tedesche non sono illimitate.