Si è aperto lunedì a Oslo il processo contro Anders Behring Breivik, il fanatico estremista che lo scorso anno ha ucciso in Norvegia 77 persone : 69 uccise a colpi d’arma da fuoco sull’isola di Utoeya e le altre otto in un attentato alla bomba nel centro di Oslo.

In aula Breivik ha fatto un saluto che non si capisce bene se voleva essere un saluto da centurione romano o quello di un estremista anti-islamico, il pugno a colpire il cuore e poi il braccio teso, il pugno alzato.
Quel che è certo è che durante le dieci settimane del processo grande spazio verrà dato al suo stato mentale. L’ultima perizia in ordine di tempo risale a qualche giorno fa e ha stabilito che l’uomo è capace di intendere e di volere.
Lui ha assicurato che utilizzerà le sedute del processo per dare visibilità alle sue idee estremiste.

Il pubblico ministero Inga Bejer Engh ha letto le accuse e descritto nei particolari ogni singolo omicidio. Breivik ha riconosciuto gli omicidi, ma ha detto di non esserne responsabile in quanto ha agito per legittima difesa.
Non riconosce invece la legittimità della Corte, in quanto essa “ha ricevuto il mandato da partiti che sostengono il multiculturalismo.”
Ha poi detto di sentirsi un martire e un combattente, che oggi viene trattato da terrorista e che fra cento anni sarà celebrato come un eroe.

Secondo la giustizia norvegese, Breivik, qualora venisse riconosciuto sano di mente, rischia un massimo di 21 anni di carcere.
Al termine della pena, la detenzione potrebbe essere rinnovata di volta in volta ogni cinque anni dalla Corte, qualora il giudice lo ritenesse ancora un pericolo per la società.